Cultura 31/07/2015

Il profumo della Venere del Botticelli evoca il Mediterraneo e i campi della Toscana

Il profumo della Venere del Botticelli evoca il Mediterraneo e i campi della Toscana

Capita di ispirarsi a un dipinto, raramente di inspirarlo attraverso le narici, rappresentandolo attraverso degli odori. Un gioco semiserio partito dai profumi alimentari delle terra toscana e che è arrivato fino alla Venere del Botticelli conservata agli Uffizi. Un percorso lungo il quale ci lasciamo condurre da Donato Creti


E' stato un piacere incontrare, dopo un po' di tempo, Donato Creti, Direttore Scientifico della Enrico Giotti SpA di Firenze.

Fin dal primo giorno mi aveva incuriosito il progetto del profumo della Venere del Botticelli. Il profumo è stato presentato per la prima volta ad Expo2015 il maggio scorso, in occasione del mese dedicato alla Regione Toscana. Oltre al profumo della Venere gli spettatori hanno potuto sentire anche alcuni dei profumi alimentari che caratterizzano il territorio toscano.

Conosciamo già Donato perché per la sua grande passione per l’olio di oliva, ma “quello di alta qualità”, come lo chiama lui e sull’argomento ha già scritto per Teatro Naturale. Sapevamo che il suo mestiere è quello di fabbricare aromi, lui è un aromantiere, ma non sapevamo che si dilettasse anche di creare profumi.

- Donato, che differenza c’è tra un aromatiere ed un profumiere?
Sostanzialmente i profumieri moderni, a differenza di quelli “antichi” i quali avevano a disposizione solo materie prime naturali, oggi hanno la possibilità di creare composizioni molto più accattivanti con una maggiore varietà di materie prime. Per la maggior parte queste sono di origine sintetica. Un profumo è il parto di una sapiente miscelazione di sostanze odorose ed il prodotto finale deve colpire principalmente e solo il naso. Le materie prime che impiega il profumiere moderno sono di origine sintetica. Molte di quelle molecole non esistono nemmeno in natura e sono frutto della capacità dei chimici di inventare nuove note.

- Interessante, ma non mi hai detto che differenza c’è con un aromatiere
C’è una bella differenza. Tu berresti uno shampoo alla pesca oppure alla mela? I cosmetici evocano un frutto ma non lo rappresentano fedelmente come deve fare un aromatiere. Se qualcuno mi chiede di mettere a punto la nota del basilico fresco da aggiungere al pesto io non posso giocare di fantasia. Non posso permettermi una interpretazione soggettiva. Quella nota dovrà ricordare a me come a chiunque altro la sensazione di una fogliolina di basilico appena pestata. Dovrà essere necessariamente una realizzazione oggettiva altrimenti nessuno identificherebbe il profumo genuino del battuto di basilico. Ed inoltre l’aromatiere non può usare molecole che non esistono in natura. L’impiego di materie prime sia naturali che di sintesi è comunque normato in modo ferreo da leggi della comunità europea.

- Insomma, molecole sintetiche...
Mai sentito parlare della 4-Idrossi-3-Metossi Benzaldeide?

- Non cominciamo con la chimica...
E' il nome della Vanillina che mettiamo nei biscotti o nei confetti dal momento in cui è stata sintetizzata la prima volta alla fine dell’800.”

- E perché non si usa quella naturale?
A parte che chimicamente sono la stessa identica cosa, ma il motivo principale è il costo. Se quella sintetica costa all’industria poche decine di euro al chilo, quella estratta dalle Bacche di Vaniglia del Madagascar arriva a costare circa 7.000 €/kg. Significa che i comuni biscotti che inzuppiamo nel latte la mattina, se impiegassimo la Vanillina naturale, costerebbero tre o quattro volte di più.”

- Ho capito, stiamo entrando in un ginepraio. Ora dimmi di quando hai tolto il cappellino da aromatiere ed hai messo quello da profumiere per fare il profumo della Venere del Botticelli. A cosa ti sei ispirato?
Tutto è cominciato all’inizio di quest’anno, quando eravamo ancora in fase progettuale per l’allestimento del padiglione della Toscana. Io sono stato chiamato per realizzare i profumi degli alimenti tipici della Toscana.
Il dipinto della Nascita di Venere di Sandro Botticelli, quello conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze, era comunque già sul tavolo delle proposte, come un chiaro simbolo dell’arte toscana. Osservando il quadro, così ricco di spunti odorosi, ho subito immaginato quale profumo potesse avere. Mi sono documentato sulla sua storia, ho fatto un elenco di tutti i profumi che vedevo raffigurati, me li sono procurati ed ho cominciato a comporre.

- Proprio come un musicista. Usate anche le stesse terminologie
E’ vero, per comporre accordi che si sentono con il naso.” Annuisce lui “Il quadro rappresenta la nascita di Venere in una conchiglia in mezzo al mare. Il mare è quindi un elemento dominante assieme alle rose che circondano il volteggio di Zeffiro. Il dio dei venti, al quale è aggrappata Clori, soffia il suo afflato di vita sulla figura centrale del quadro: Venere, la cui unica veste è costituita dalla sua lunga chioma dorata che arriva a coprirle il pube. E’ probabile che il colore dorato dei suoi capelli sia stato ottenuto con una tintura a base di zafferano. La Venere, esile e dalla carnagione chiara, rappresenta per Botticelli l’ideale di bellezza di quei tempi con particolari di perfezione secondo me poco attendibili come la rotondità dei seni.

- In che senso?
Non è per criticare, ma sembrano disegnati con un compasso. A parte questo alla destra del quadro appare l’ancella Ora con una veste bianca ricamata con fiordalisi. L’ancella, con al collo una collana di mirto, porge alla Venere un mantello rosa acceso sul quale si possono riconoscere delle margherite, delle primule ed altri piccoli cespugli di fiori di campo. Sul fondo del quadro, oltre le increspature del mare, si intravvede un paesaggio tipico della macchia mediterranea, che con il suo colore verde rimanda ad una natura rigogliosa dai profumi tipici della costa. Anche se non si vedono io ho immaginato le erbe aromatiche, il cisto e soprattutto l’elicriso, che con il suo profumo dolciastro caratterizza l’odore di molte isole del Mediterraneo.
Alla fine, dopo alcune prove di stabilità, durate qualche settimana, è stato relativamente facile assemblare tutti questi odori, trasponendoli in chiave moderna all’interno del Profumo della Venere, la cui nota di testa è quella data dalla rosa di maggio con una lieve sfumatura calda di zafferano. A seguire il cuore del profumo richiama il mare ed i fiori di campo per poi finire con una persistente nota di fondo tipica della macchia mediterranea in cui spiccano cisto ed elicriso assieme a quella del fiore simbolo di Firenze e della Toscana, il giaggiolo.

di Alberto Grimelli

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