Cultura 05/03/2011

In ricordo di Angelo Cucurachi, figura esemplare

E’ stato il direttore storico dell’Istituto sperimentale per l’elaiotecnica di Pescara. Ha lasciato un segno profondo anche nelle persone che costituivano il nucleo fondante di un gruppo di lavoro che ancora oggi è nella memoria di tutti. Le commoventi note di Mario De Angelis


Angelo Cucurachi

Domani è il 6 marzo. Per molti è una data come tante altre, e siccome ognuno, di norma, ricorda una giornata abbinandola a un ricordo o a un avvenimento, in tale giornata io ricordo, purtroppo, la morte del mio Direttore: il prof. Angelo Cucurachi (S. Pietro in Lama, Lecce, 30 nov. 1921 – Pescara, 6 marzo 2005).

Sento il dovere, in tale giorno, di rivolgere un particolare pensiero al Direttore dell’Istituto Sperimentale per la Elaiotecnica di Pescara (1971 – 1° aprile 1988), e in queste occasioni, nella mia mente scorre, come una sequenza d’immagini di un film, il mio periodo in servizio presso tale Istituto.

Passano davanti agli occhi una serie di flash di vari episodi, vissuti nell’ambiente di lavoro, con le persone che ho stimato e che non dimenticherò mai.
Premetto che sono stato fortunato e sono contento per il mio lavoro che ho svolto a Pescara, perché vi ho trovato un gruppo dirigente che, ad ogni impiegato, auguro di avere.

L’Ente fu istituito con il Dpr 1318 del 23 novembre 1967 e già nel 1973 l’organico del personale dipendente fu quasi al completo. A domanda, e vincitore di concorso, fui assegnato al citato Istituto; proveniente dall’Istituto Sperimentale di Orticoltura – Sez. di Ascoli Piceno, e presi servizio a Pescara il 30 settembre 1971; mentre è dal primo febbraio 2004 sono in pensione, o, per meglio dire, in “ferie continue”.

Verso la fine del 1971 incontrai il prof. Cucurachi (mi risultava difficile, allora, la pronunzia!), e ai primi del 1972, anche egli si trasferì a Pescara.
All’inizio mi sembrava un lavoro difficile, infatti conoscevo solo le varietà di olivo diffuse nell’Ascolano: Ascolana Tenera, Leccino, Carboncella, ma iniziai a consultare i libri della biblioteca e cominciai a conoscerne altre: Coratina, Intosso, Carolea, Nocellara, Itrana, eccetera. Così, dopo un breve periodo di “rodaggio”, mi ritrovai nel mondo delle olive da tavola.

Qui debbo ricordare, con un principio di commozione, il dottor Aldo Brighigna, il dottor Mario Solinas e il collega perito agrario Renato Toro. Sono stati loro i primi a farmi innamorare della olivicoltura, dell’olio e delle olive da tavola; insomma di quello che sarebbe stato il mio futuro lavoro.
A Loro tutta la mia riconoscenza e un grazie sincero per tutto quello che mi hanno insegnato.

Di tutto il bel gruppo che lavorava all’Istituto, il prof. Cucurachi era il Direttore. Ma oltre a dirigere in modo esemplare, Cucurachi spesso era anche il consigliere, l’amico fidato pronto a metterti la mano sulla spalla e, camminando lungo il corridoio dell’edificio, a parlarti per farti passare quel minuto nero che ognuno di noi, più di una volta, ha sempre incontrato.

Si comportava con tutti sempre come il buon padre di famiglia, sempre disposto a dare il miglior consiglio. E se una volta qualcuno di noi incontrava un “ostacolo”, si andava dal Direttore!
La porta del suo ufficio era sempre aperta, e per questo si chiedeva ”permesso”, e ti accoglieva con un sorriso e una parola, e subito ti sembrava di essere a casa di un “amico”.
Negli oltre 31 anni vissuti in Istituto, le volte in cui ho trovato chiusa la porta del Direttore, sono state meno del numero delle dita di una mano.

La preparazione, la grande umanità e la disponibilità del prof. Cucurachi si manifestavano, in modo particolare, in occasione dei viaggi che abbiamo fatto insieme.
Non posso elencare il numero delle “missioni di servizio” che ho fatto con il Direttore, perché sono state tante. La partecipazione a convegni, le visite alle industrie di lavorazione delle olive da tavola e agli oleifici, oppure le visite alle aziende olivicole per lo studio delle attitudini di varietà a essere lavorate come olive da tavola, erano le occasioni per viaggiare insieme. Il mezzo di trasporto? Era la Fiat 128 familiare.

Mi piace solo ricordare alcuni episodi, quando, nel periodo autunnale, visitavamo gli oliveti del Sud Italia, durante i quali il prof. Cucurachi… si assentava. Una volta ho scoperto che si allontanava... perché aveva visto una pianta di fico!! Il Professore mangiava fichi in qualsiasi ora del giorno. Da quella volta spesso lo anticipavo e quando arrivava sotto la pianta, io ero già sopra, per scegliere i frutti migliori. Vi lascio immaginare la scena!

Dai nostri colloqui di lavoro – sempre svolti in una atmosfera molto serena e tranquilla, quasi tra amici di vecchia data! – l’Istituto ha realizzato alcune attrezzature attualmente utilizzate nelle industrie di lavorazione: il contenitore per la lavorazione di grandi masse di olive (anche di 120 quintali, 10 dei quali, ad esempio, sono installati in una industria di Ulcinj in Montenegro); stadi di calibratrici a filiere parallele per separare dalle partite in arrivo all’oleificio, i quantitativi di olive idonei alla trasformazione come olive da mensa.

Il professor Cucurachi mi ha insegnato a metterci tutto l’amore nello svolgimento del lavoro, tanto che in quel periodo tutti sentivamo quasi una forma di piacere quando andavamo all’Istituto. Non ricordo l’anno, ma ricordo che in due giorni, il 25 aprile e il primo maggio, il Direttore e io siamo stati in azienda, dalle 8 alle ore 14, per controllare un campo in cui si coltivava una collezione di varietà allo scopo di verificare la possibilità della applicazione del “sesto dinamico” (da 6 x 3 al sesto 6 x 6).

In quei due giorni festivi abbiamo osservato oltre 4 mila piante di olivo, appartenenti a circa 100 varietà, e abbiamo prestato servizio senza firmare il foglio di presenza allora in vigore, come se fossimo stati a fare la passeggiata sul lungomare di Pescara, e ciò poteva accadere dato che Cucurachi chiedeva ogni cosa in un modo tale che “non potevi dire di no” (come si sente in qualche pubblicità!), e dato l’elevato spirito di collaborazione tra tutti i dipendenti dell’Istituto, che il Direttore era riuscito a far sviluppare in noi, non ho mai sentito qualcuno rispondere negativamente.
I due appezzamenti dell’oliveto visitati allora, sono rimasti come erano ed attualmente, sono da considerare quasi allo stato di abbandono.

Il 23 aprile 1972, alla presenza dell’allora Ministro per l’Agricoltura, l’on. avv. Lorenzo Natali, fu inaugurata la nuova sede operativa dell’Istituto.
In quella occasione, nel suo intervento il prof. Cucurachi tra i diversi temi trattati disse:
“In armonia con le finalità per le quali l’Istituto è sorto, i temi di ricerca in materia di elaiotecnica, di elaiochimica e di olive da mensa avranno carattere eminentemente applicativo; dovranno cioè prefiggersi la risoluzione di quei problemi di interesse pratico ai quali sono legati il miglioramento quali-quantitativo e la valorizzazione della produzione olearia”. Da tali parole si può capire la lungimiranza del prof. Cucurachi.

Abbiamo operato con lo scopo principale di raggiungere l’obiettivo espressamente indicato nel Suo intervento e subito l’attività dell’Istituto fu conosciuta e apprezzata positivamente dagli operatori dei settori olio ed olive da mensa. Purtroppo, in questi ultimi anni, con molto rammarico, ho dovuto constatare che diverse persone, a vario titolo transitate nell’Istituto, hanno dimenticato o voluto dimenticare il suddetto pensiero, e ciò ha causato l’allontanamento degli operatori stessi nei riguardi dell’Istituto.

Con il sapere e l’immensa umanità e generosità, il prof. Cucurachi ha saputo trasferirmi il senso del dovere e il desiderio di comunicare agli altri, tutte le notizie di mia conoscenza, in modo che gli operatori del settore olive da tavola potessero evitare gli errori che involontariamente si fanno durante le varie fasi di lavorazione, con lo scopo finale, di far ottenere loro, un ottimo prodotto lavorato.

Termino queste mie considerazioni con il pensiero rivolto al prof. Angelo Cucurachi e concludo il tutto con un infinito “grazie Maestro, grazie per tutto quello che mi hai insegnato”.

di Mario De Angelis