Ambiente 01/03/2018

Perchè Burian è arrivato sull'Italia?

Perchè Burian è arrivato sull'Italia?

Occorre capire come è possibile che un vento siberiano abbia potuto raggiungere aree temperate e miti come quelle mediterranee. I danni e i disagi vissuti si potevano evitare o almeno limitare? 


Febbraio chiude “regalandoci” un importante fenomeno meteo legato ai cambiamenti climatici che ha sconvolto gran parte dell’Europa. Qualcuno si chiede, ma che centra l’effetto serra con questo freddo gelido? E invece centra molto! E’ chiaro che per gran parte della gente i cambiamenti climatici sono fenomeni più identificabili con le ondate di calore e con la siccità. Cerchiamo allora di capire meglio quanto è capitato: va subito chiarito che “la macchina” meteo-climatica è molto complessa, essa dipende da fattori esterni come l’energia solare e da elementi interni quali il rilascio di calore da parte degli oceani e il riscaldamento o raffreddamento della bassa, media ed alta atmosfera, ecc. ecc.

Ormai è un fatto acquisito quello dei gas serra che hanno la capacità di intrappolare i raggi solari altrimenti destinati a tornare nello spazio. Sul fenomeno dell’Effetto Serra, sappiamo tutto e, quindi, non vogliamo dilungarci oltre, entriamo invece nella questione che ha visto giorni fa l’Europa ( ad esclusione della Spagna e del Portogallo) subire un’eccezionale ondata di gelo siberiano.

Nell’illustrazione che segue possiamo notare la suddivisione dell’atmosfera terrestre in Troposfera e Stratosfera, oltre a ciò possiamo notare una specie “di corona” che ruota sopra il Polo Nord. Si tratta di correnti stabili circolatorie che ruotano intorno all’asse polare in senso antiorario nella Troposfera e che rappresentano il Vortice Polare. Difficilmente questo movimento circolare si scompone a meno che dalla Stratosfera si manifesti una forza di rottura verso lo strato inferiore dell’atmosfera che può scompaginare il vortice polare e deviare le sue correnti fredde più a sud del pianeta. Ed è questo che è successo giorni fa, La stratosfera, “grazie”, si fa per dire, al fenomeno dell’effetto serra, si è riscaldata in maniera anomala, fenomeno questo conosciuto come stratwarming, dilatandosi fino ad interferire con il vortice polare al punto da “fratturarlo” (split) in uno o due lobi secondari che sono così scesi fino alle basse latitudini. Queste correnti passando per la Siberia si sono ulteriormente “caricate” di freddo intenso e così ci sono piombate addosso con tutte le conseguenze che conosciamo.

In tutto questo quello che è risultato evidente è stata l’impreparazione di gran parte del nostro Paese a questo evento: due morti per assideramento, centinaia fratture e contusioni per cadute a causa del ghiaccio sui marciapiedi, ferrovie paralizzate per tre giorni, traffico veicolare in tilt, nuove buche sulle strade, alberi caduti, ecc. Ma tutto questo si poteva evitare o almeno cercare di limitare i danni? Certo che si! Bastava adottare i provvedimenti che l’Unione Europea da diversi anni ha chiesto ai suoi stati membri al fine di realizzare una seria politica di prevenzione e di adattamento ai cambiamenti climatici, visto che ormai la battaglia per la mitigazione climatica è persa. Si parla pertanto di SNA che significa strategia nazionale ai cambiamenti climatici, dove in Italia al momento si è adeguato come grande comune solo Ancona e pochi altri. Ma cosa vuol dire SNA? E’ la fase propedeutica al PNA, ossia al piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Si tratta di individuare i punti deboli di una città, criticità che in caso di fenomeni meteo estremi potrebbero mettere a rischio l’incolumità dei cittadini. Quindi dal controllo e messa in sicurezza degli argini dei fiumi, agli alberi non troppo stabili, alla capacità di risposta per il benessere dei cittadini da possibili ondate di calore, alla siccità, al rischio ghiaccio e neve abbondante, alla presenza massiccia di insetti che possono veicolare agenti patogeni, ecc. ecc. Tutto questo fa parte di una strategia che se ben applicata può mettere in sicurezza una città.

Eppure gran parte dei comuni italiani, a differenza di molte città europee, non conoscono le procedure per accedere ai Piani di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Purtroppo i cambiamenti climatici sono una minaccia sempre più incombente per cui fenomeni estremi come questo del “Burian” o quello dell’estate passata con la grande siccità, non sono da considerare più eventi episodici, ma, purtroppo, rappresentano l’avanguardia di qualcosa che tra non molto potrebbe essere pura routine.

Concludiamo con un dato non troppo “allegro”, sperando che politici e amministratori della cosa pubblica comincino ad interessarsi al fenomeno dei cambiamenti climatici con serietà. Pensando al futuro non troppo lontano dei nostri eredi, in particolare degli italiani, la preoccupazione maggiore è legata al fatto che tutti i mari del mondo stanno crescendo in maniera inarrestabile e questo a causa della fusione dei ghiacci del pianeta. Da qualche anno nel Mediterraneo il mare sale di circa 2 cm all’anno, ma ora siamo passati a quasi 3 cm l’anno. Gli scienziati temono che a causa del riscaldamento terrestre, ad un certo punto l’aumento dei livelli dei mari potrebbe prendere una china drammatica, ossia crescere anno dopo anno a livello esponenziale fino a superare uno, due o tre metri di altezza ed allora secondo gli studi dell’ENEA e del CNR i nostri nipoti vivranno in un Italia diversa, come rappresentata nell’illustrazione.


Pensiamoci in tempo………

 

di Ennio La Malfa