Mondo Enoico 24/05/2008

Un po’ di numeri, per capire dove e come procede il mercato del vino italiano

Con oltre 18 milioni di ettolitri e un introito di 3,5 miliardi di euro, i nostri vini sono i più presenti sul mercato globale. Un primato che da’ respiro alla nostra bilancia dei pagamenti con l’estero. Ecco, nel dettaglio, l’analisi di Pasquale Di Lena per sapere come muoversi




Questa volta, dopo aver fatto una premessa sulla situazione della strategia di marketing dei nostri prodotti agroalimentari, con la nota riportata da “Teatro naturale” la settimana scorsa (link esterno), con particolare riferimento al vino, provo a entrare più nello specifico di questo comparto, avvalendomi dei dati riportati dai numeri 28 e 29 del “Corriere Vinicolo” e dell’analisi fatta da Domenico Romeo. Importante, per capire l’andamento dei flussi delle nostre esportazioni, che danno al vino un ruolo trainante, soprattutto per la quantità di mercati interessati alla sua importazione.

Intanto, c’è da dire che i dati dell’export dei nostri vini nel 2007 parlano di una annata ancora positiva con miglioramenti sia per le quantità esportate (+2,6%), che per gli incassi registrati (8,9%), nonostante il calo improvviso e inatteso nel mese di dicembre, che ha portato a modificare le previsioni ancora più positive fatte a novembre.
Sono i vini tranquilli, con una gradazione inferiore ai 13°, a incidere sul nostro export con quantitativi pari al 46,9%, come nell’anno 2006, e un valore pari al 62,6%, in calo del 2,5% di fronte all’anno precedente.

Dei 18,3 milioni di ettolitri, più della metà (9,3 milioni) vengono esportati confezionati in bottiglia e sono i vini che spuntano un prezzo medio litro di euro 2,74 di fronte a 0,48 euro per ogni litro dei vini sciolti..
Cresce del 3,3% in volume e del 4,8% in valore l’export dei vini con una denominazione di origine (Vqprd), a testimoniare, ancora una volta, il significato delle doc e delle docg per ciò che riguarda la crescita dell’immagine dei nostri sui mercati del mondo. Vini che danno sempre più garanzie al consumatore del mondo e che testimoniano la qualità e il valore dei territori che ad essi danno origine. Vini che spuntano un prezzo superiore alla media (3,3 euro/litro) e, così, pur rappresentando un quarto dei volumi totali determinano un giro di affari intorno a 1,5 miliardi di euro, pari al 43% circa del valore totale.

Aumenta del 25% l’export di vini con gradazione 13-15°, e altrettanto consistente è la crescita dei volumi (13,6%) ed, ancor più, dei valori ( 28,6%) dei vini spumanti.
Questo quadro positivo del nostro export di vini, spumanti e mosti può, riprendendo l’articolo dell’altra settimana sulla strategia di marketing del nostro Paese (link esterno), e continuare a migliorare e dare nuove grandi soddisfazioni ai nostri vitivinicoltori, se si mettono in atto azioni di comunicazione e di penetrazione sui mercati tradizionali, atte, intanto, a non perdere fette di mercato acquisite e, possibilmente conquistarne altre.

Azioni da incentivare e far crescere sui nuovi mercati per evitare i rischi di una eccessiva concentrazione.
I dati che provengono dai mercati, sia dell’Unione europea che dei paesi terzi, dove, salvo qualche raro caso, ci parlano di una crescita costante dei volumi di vini italiani importati e, ancor più, dei valori dati a questi nostri vini per i mutamenti delle scelte fatte dai nostri produttori, a partire dalla seconda metà degli anni ’80, riferiti alla qualità e al marketing.

Confermano, però, quanto già sottolineato nella mia nota sopra citata, e cioè ancora una eccessiva concentrazione delle nostre esportazioni, anche se i segnali di forti crescite di quantità e valori, di nuove aperture sono più che confortanti, soprattutto perché riguardano la quasi totalità dei paesi dove il vino italiano comincia ad avere una presenza e un’attenzione diffusa. Un discorso che vale anche per le nuove aperture a paesi che fino a qualche anno fa registravano una presenza insignificante dei nostri prodotti. Come nel mercato russo, che passa dai 40 mila ettolitri in media del 2001/2004, di cui solo 10 mila in bottiglia, ai quasi 230.000 del 2007, con 33 mila ettolitri acquistati in bottiglia.

Dei 27 mercati della Ue, che assorbono oltre 13,5 milioni di ettolitri, ben 8,2 milioni di questi vini riguardano solo tre Paesi: Germania, Regno Unito e Francia. In pratica il 60% della nostra esportazione nei paesi UE. Un discorso che vale ancor più per i Paesi terzi, con Usa, Canada, Svizzera e Giappone e Russia, che da soli importano poco più di 3,7 milioni di ettolitri dei 4,5 milioni di vino che l’Italia invia in questa parte del mondo. Tutti gli altri commercializzano quantitativi inferiori ai 100 mila ettolitri.

Sono questi paesi terzi quelli che apprezzano di più i nostri vini, infatti di fronte al 27% dei quantitativi esportati dall’Italia, ripagano i nostri vini con il 46% del valore, diversamente dal mercato dell’UE che spendono 1,862 miliardi di euro (pari al 54%) del valore dell’export di vini italiani, di fronte a quantitativi, come si è visto, superiori al 73% dei volumi totali.

Un quadro positivo che verrà mantenuto in piedi nei prossimi anni proprio dai paesi che si sono aperti da poco al nostro export e sono i dati a dimostrare che si è solo all’inizio di un percorso che esprime grandi potenzialità di crescita.
Se mantengono i mercati che da tempo sono i grandi punti di riferimento, c’è da dire che il nostro export continuerà a dare soddisfazioni ai nostri produttori e, vista l’incidenza sulla nostra bilancia dei pagamenti, anche al nostro Paese.