Mondo Enoico 05/06/2017

Dopo il vino blu, ora tocca all'arancione per nuove esperienze sensoriali

La vinificazione in bianco di uva dalla buccia rossa, con qualche particolare accorgimento enologico, può dare vini molto particolari, con gusto aspro. Dalla Georgia al Friuli fino alla Puglia, per sbarcare in Giappone e in Francia


Bianchi, rossi, rosati, e sempre più spesso Orange Wines. Cresce anche in Italia, ma in Giappone, Australia, Francia e Usa è già boom, l'attenzione per il quarto colore del vino, un nettare arancione spento prodotto da uve bianche attraverso la macerazione prolungata. Il mosto in fermentazione, spiega Diego Colarich, tra i promotori dell'Orange Wine Festival, "rimane a lungo in contatto con le bucce dei chicchi d'uva, traendo da esse i tannini e il colore arancione con tendenze all'ambra. Il risultato è un vino grezzo, non filtrato, capace di esprimere sentori interessanti che raccontano un lavoro ecosostenibile in vigna, senza alcun uso di pesticidi, e poi nei lieviti in cantina."

Una caratteristica dei vini Orange è data dal tempo di macerazione. A seconda della varietà dell’uva, ma soprattutto per scelte individuali, i produttori optano per periodi di macerazione cha vanno da qualche giorno a diversi mesi, caratteristica questa dei vini prodotti nelle anfore di argilla Georgiane.

La produzione dei vini arancione richiede un costante impegno e cura del vigneto, con sistemi e metodi naturali e eco-sostenibili. Molti sono i vini sono prodotti seguendo i metodi biodinamici o demeter. Le produzioni sono limitate e le quantità ricavate, in rapporto alla superfice del vigneto, molto ridotte. Anche il periodo di maturazione del vino in cantina è molto più lungo. Il rispetto della natura e la ricerca di un prodotto sano è una filosofia apprezzata e sempre più diffusa tra gli appassionati del vino.

I pionieri, due decenni fa, si contavano su una mano tra i Colli orientali del Friuli, Istria e Georgia. Per i produttori, al momento, l'Italia è l'ultimo mercato, mentre il primo è il Giappone perché questo gusto aspro e soprattutto il retrogusto toglie untuosità al pesce crudo, e risulta quindi un abbinamento ideale per sushi e sashimi. Idem per la cucina brasiliana. La Francia non produce Orange Wines ma tutti i grandi chef stanno abbracciando questa produzione introducendola nelle carte dei vini a prezzi superano di gran lunga quelli dei bianchi.

Fioccano poi gli ordini dagli Usa e dalla Germania.

Dal successo di questi vini è nato anche un Festival: Orange Wine Festival che si svolgerà a Trieste, nell'area più vocata per i vini artancioni, quest'autunno.

 

di C. S.