Mondo Enoico 29/05/2017

Le collezioni di biodiversità sono essenziali per il futuro della viticoltura

Presso le Tenute Eméravi sono 500 vitigni a rischio estinzione, utili a studiare il comportamento delle varietà nei confronti del cambio climatico. Oggi è la Georgia la più grande riserva viticola mondiale, dove sono state salvate 900 cultivar su oltre 8000 disponibili in origine


“Ricerca e cultura, le chiavi di accesso per la viticoltura del futuro e in questo le collezioni di biodiversità svolgono un ruolo molto importante, poiché sono la vera ricchezza dei centri di Ricerca”. Lo ha detto ieri il prof Attilio Scienza in visita alla collezione di biodiversità di Tenute Emèra, la cantina di Claudio Quarta a Marina di Lizzano, in provincia di Taranto, accompagnando i laureandi in viticoltura ed enologia dell’Università di Milano. Una giornata studio “sul campo” fra i vitigni che compongono la collezione di biodiversità considerata la più grande al mondo per la varietà del Mediterraneo - 500 varietà provenienti dalla Georgia - che sono state impiantate e che vengono studiate dal 2009, con un progetto avviato proprio con il team di Scienza dell’Università di Milano insieme al prof Osvaldo Failla.

“Le collezioni di biodiversità sono molto importanti – ha spiegato Scienza – e se fino a qualche decennio fa era una sorta di banca per il mondo accademico, adesso svolgono funzioni importantissime, prima fra tutte la raccolta del genoplasma per l’analisi genetica, per studiare la viticultura e ricostruire il pedigree delle varietà. La vera ricchezza dei Centri di Ricerca sono proprio le grandi collezioni, oggi un bene prezioso, poiché i materiali sono sempre più difficili da reperire, in quanto nessuno li scambia più”.

Le varietà della collezione Quarta, dove sono state portati in salvo i vitigni provenienti dalla Georgia - la più grande riserva genetica al mondo, dove attualmente sono presenti 900 varietà sopravvissute all’erosione di un patrimonio che contava in origine ben 8000 vitigni - sono utili a studiare il comportamento delle varietà nei confronti del cambio climatico: “noi abbiamo bisogno nei prossimi anni – ha sottolineato ancora Scienza - di valutare la risposta varietale ai cambiamenti climatici: alcuni vitigni sono ad esempio indifferenti mentre altri sono ipersensibili, questo è fondamentale per poter guidare la scelta varietale in base alle condizioni climatiche”.

Durante la giornata-studio è stato sottolineato quanto sia importante studiare le diverse varietà delle collezioni nell’ottica del miglioramento genetico. “Il futuro – ha detto Scienza – non è nella conservazione delle varietà, così come sono, ma nella creazione di nuove varietà, attraverso questi vecchi vitigni, così come ha sempre fatto l’uomo. D’altronde ii vitigni che coltiviamo adesso nascono da incroci verificatisi qualche centinaio di anni fa, oggi noi attraverso le nuove conoscenze dobbiamo accelerare i processi di miglioramento genetico”.

Anche Claudio Quarta, intervenendo nel suo saluto agli studenti, ha posto l’accento su “la grande bellezza” della biodiversità delle specie vegetali del mondo: “In Italia i vigneti della Valtellina sono Patrimonio UNESCO, ecco dovremmo fare sempre di più per la salvaguardia della biodiversità, anche alla luce della scomparsa del terreno per mano dell’uomo, con la drammatica contaminazione e gli incontrollati processi di cementificazione”.

Infine, è stato ribadito il valore culturale che svolgono questi bacini di biodiversità, come luoghi di conoscenza, di divulgazione della storia della civiltà del vino per sensibilizzare alla difesa di questa grande ricchezza dell’agricoltura che è la biodiversità. “Perché – ha chiosato Scienza - come diceva Sant’Agostino, non si può amare ciò che non si conosce”.

di C. S.