Articoli 09/02/2013

Le aziende utilizzano i social media con approssimazione. Serve empatia se non si vuole inciampare

Le aziende utilizzano i social media con approssimazione. Serve empatia se non si vuole inciampare

E' la nuova frontiera e anche le imprese agricole e agroalimentari non possono fare a meno di questo strumento per mettersi in contatto col mondo. O per meglio dire con un nuovo mondo


I social non sono solo strumenti ma un nuovo mondo. Anzi una “nuova nazione” come ci spiega Fabrizio Bellavista, responsabile comunicazione della Metalinguistic, società specializzata in comunicazione psicolinguistica, conosciuto durante l'International Horeca Meeting di Roma “oggi Facebook rappresenta la terza nazione al mondo, per numero di “abitanti”. Se poi conteggiamo gli account a tutti i social media mondiali arriviamo a 3,8 miliardi di persone connesse. E' chiaro che rappresenta un potenziale enorme ma che deve essere ben sfruttato dalle aziende. E non sempre è così. Esistono troppi furbetti di internet oggi che prospettano scorciatoie e soluzioni facili per acquisire popolarità ma occorre ben guardarsi da questi soggetti. La popolarità non si misura solo con il numero di amici, di mi piace, di follower ma sulla base anche delle condivisioni e del numero di utenti attivi, che si relazionano. ”

I social media, o social network, rappresentano una nuova frontiera per ampliare il business aziendale, allargare la cerchia di contatti, sviluppare progetti e strategie, ma anche nuovi prodotti. Una comunicazione bidirezionale molto diversa rispetto a quella tradizionale a cui le aziende sono state abituate fino ad oggi con i media tradizionali.

“La pubblicità – ci dice Bellavista - viene spesso percepita come invasiva, un disturbo nella lettura di una rivista o nella visione di un film o di un programma televisivo. I social media permettono e permetteranno un nuovo profilo di promozione, a target e pertanto meno antipatica. Se dialogando con gli amici su Facebook sto discutendo di Toscana, potrei non vedere necessariamente di cattivo occhio che mi si proponga qualche esperienza di turismo o enogastronomia in quei territori. Sono interessato e quindi mi si propone un arricchimento. Certo le aziende che vogliono inviare un messaggio devono stare bene attente a calibralo e a cambiarlo in ragione delle tendenze e degli umori che si percepiscono in rete.”

Un momento dell'International Horeca Meeting 2013

Empatia, simpatia, attenzione agli umori. Il social non è un veicolo di comunicazioni che possa prescindere dai sentimenti, anzi è il mezzo che, per eccellenza, li esalta. Su Facebook, così come su altri social, le affinità nascono su comuni interessi e comuni sentire. Dimenticare questo, per un'azienda è un errore gravissimo.

“Sono molti gli errori che un'impresa può compiere su un social. Prima di tutto impostare la comunicazione in maniera troppo corporate, ovvero troppo aziendale e aziendalistica. Sui social, e prima di tutto su Facebook, ci si deve mettere la faccia. Utilizzare un social non è né come inviare un comunicato stampa né come fare una presentazione istituzionale. Si dialoga senza intermediari con i potenziali clienti. Mai dimenticarsene. E' chiaro che il linguaggio ne deve risentire. Se devo presentare, e magari consigliare, un prodotto a un amico, non potrò utilizzare lo stesso linguaggio che se parlo a professionisti e operatori. L'amico si aspetta di conoscere i punti di forza e di debolezza, gli aspetti positivi e quelli negativi. Nascondere questi ultimi fornisce un'immagine poco sincera, allontanando l'interlocutore. Un'altra volta entra in gioco la simpatia. Dichiarare di sbagliare fa simpatia. Gli infallibili sono antipatici per natura.”

Creare una relazione con gli amici sui social tuttavia richiede tempo e impegno, esattamente come nella vita reale, ed esattamente come nella vita reale ci si accorge se la relazione viene curata in maniera svogliata e distratta. E' quindi importante che chi cura il social sia una persona aperta, disponibile, schietta.

“Un altro degli errori più comuni è quello di buttarsi a capofitto nel progetto social senza alcuna esperienza, come se fosse semplice. Non è così. Occorre prima di tutto mettersi in ascolto prima di cominciare a parlare. Esattamente come quando si entra in un gruppo è buona norma cercare di sintonizzarsi sullo spirito del gruppo, così vale anche per Facebook e per altri social. Esplorare facendo un passo alla volta, sbagliando, talvolta, e ammettendo i propri errori.”

Non più opinion leader per grazia ricevuta ma una fiducia che si conquista sul campo e giorno per giorno, in modo più democratico e più fluido. La leadership può essere conquistata, e riconquistata, in maniera naturale, spontanea, senza le forzature mediatiche che hanno contraddistinto l'epoca dei giornali e della televisione.

“Nel settore agroalimentare sta esplodendo il fenomeno dei food blogger. Molto spesso i food blogger più affermati sono persone comuni. Non giornalisti o personaggi ma casalinghe. Non grandi idee e ideali ma esigenze e aspettative legati alla vita quotidiana.”

Il segreto, anche per il business è quindi cercare di capire le esigenze di questo popolo internauta e adeguarvisi, anche con un business internet oriented.

“Si possono sviluppare prodotti apposta per i social, come mazzolini di fiori virtuali da regalare ma anche vendere prodotti veri. L'importante è offrirli in una forma appetibile, nuova, diretta e personale. Conosco un'azienda agricola novarese che stava per chiudere. Poi il figlio ha inventato l'orto virtuale. Il cliente entra nell'orto su internet e chiede di coltivare un tot di verdure che, quando pronte, verrà a ritirare. E' stato un successo perchè personalizza il rapporto economico.”

E se un'azienda non ha persone in grado di relazionarsi con un approccio innovativo, spigliato e diretto?

“Meglio che non entrino nel mondo social. Non esiste alcun obbligo a essere su Facebook. I social media sono un'opportunità, anche importante, ma possono rivelarsi anche un boomerang se non utilizzati a dovere.”

di Alberto Grimelli

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Commenti 1

Roberto La Pira
Roberto La Pira
09 febbraio 2013 ore 09:19

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