L'arca olearia 28/09/2018

L'Italia sarà senza olio extra vergine di oliva, un'altra volta

L'Italia sarà senza olio extra vergine di oliva, un'altra volta

Ci aspetta l'ennesimo annus horribilis, con una produzione dimezzata rispetto all'anno precedente. Stavolta è il sud Italia a deludere le aspettative. Tra i nostri competitor solo la Spagna sorride ma trema di fronte all'abbassamento delle quotazioni. Pessima campagna in Tunisia ma le giacenze salveranno l'export. Nel complesso l'olio non mancherà ma la geopolitica dell'extra vergine potrebbe mutare


La Spagna compenserà la riduzione delle produzioni in Italia e in Grecia.
L'olio d'oliva non mancherà e la produzione mondiale soddisferà, ancora una volta sul filo di lana, i consumi.

L'Italia, in questo scenario, è destinata a fare la cenerentola, con una produzione di 200-220 mila tonnellate di oli d'oliva, un livello che si avvicina pericolosamente a quello di tre anni fa, quando scese a 182 mila tonnellate.
Allora fu la mosca a scompaginare le carte e rovinare il raccolto nazionale, oggi sono stati la combinazione di Burian, il vento siberiano di febbraio-marzo, e i venti caldi sciroccali, accomagnati da piogge, durante la fioritura. Condizioni meteo che hanno colpito più duramente il sud Italia, ovvero le tre regioni dove si concentra l'80% della produzione nazionale: Puglia, Calabria e Sicilia.
In Puglia la situazione è drammatica con una produzione che, per la prima volta da diversi anni, potrebbe scendere sotto la soglia delle 100 mila tonnellate. Nel Salento, a causa di Xylella e dell'abbandono diffuso, la produzione è assai scarsa, mentre spingendoci a nord è localizzata praticamente solo sulle fasce costiere, mentre nell'entroterra si vedono ancora i segni delle gelate, con conseguenze che potrebbero ripercuotersi anche sulla prossima stagione. Produzione, quindi, destinata a calare del 40-50% nell'area di Bari e della BAT (Barletta-Andria-Trani). Situazione solo leggermente migliore nel foggiano, con le perdite che potrebbero essere del 30-40%.
In Calabria la produzione dovrebbe calare del 40%. Un dato piuttosto uniforme per tutte le province e che risente della normale alternanza di produzione, visto che la scorsa campagna olearia è stata di carica, ma anche dei venti caldi e di attacchi di mosca e tignola sulle fasce tirreniche.
In Sicilia il calo produttivo dovrebbe essere del 30-40%, con le aree di Palermo e Catania molto scariche, fino a -80%, cali produttivi più contenuti ad Agrigento e Ragusa e una discreta campagna per la Nocellara del Belice. Ad aver inciso pesantemente sulla campagna olearia siciliana sono stati i caldi venti di scirocco in fioritura, nonché qualche attacco di tignola e di mosca delle olive in qualche areale.
Scorrendo a nord la Penisola notiamo una situazione di criticità in Campania e nel basso Lazio, con cali importanti che, a seconda dei micro-areali, possono andare dal 50 al 70%. Situazione lievemente migliore sul versante adriatico dove sarà comunque un'annata di scarica ma con cali più contenuti, nell'ordine del 30-40%, in Abruzzo, Marche e Molise. Situazione simile anche in Sardegna, con un calo della produzione del 40%.
In Toscana e Umbria si prospetta un'annata molto a macchia di leopardo, con situazioni molto variegate da zona a zona e cali produttivi complessivi che non dovrebbero comunque essere superiori al 20-25%, ma molto dipenderà dalle rese, visto che solo alcune varietà si presentano cariche di olive. Poco produttive, per esempio, Frantoio e Leccino, al contrario la Moraiolo è decisamente carica.
Ottima annata per la Liguria che dovrebbe essere l'unica regione italiana con un deciso segno positivo. Situazione critica invece sul Garda.

Annata positiva in Spagna, con una produzione stimata in 1,5-1,6 milioni di tonnellate, con un ritorno produttivo importante dell'Andalusia e in particolare di Jaen. Buona anche la produzione a Siviglia e nelle province limitrofe. Meno positiva la situazione in Catalogna e nelle zone più interne, come Terragona. Nel complesso dovrebbe essere una buona annata per la varietà Picual, mentre l'Arbequina e gli impianti superintensivi che, l'anno scorso, avevano salvato la campagna olearia iberica appaiono più in sofferenza, manifestando alternanza di produzione. Nessun significativo attacco di mosca e buone prospettive anche sulla qualità, ovviamente nell'ottica di un prodotto standardizzato.
Nel complesso sarà un'annata media, anche considerando che tutti gli analisti stimano ormai il potenziale produttivo spagnolo a 2 milioni di tonnellate.

Anche in Portogallo si manifesta un po' di alternanza di produzione e, nonostante i nuovi oliveti che stanno entrando in produzione, si stima una campagna più povera a 100-110 mila tonnellate, in calo del 15-20% rispetto all'anno scorso.

In Grecia la campagna appare in flessione rispetto all'anno passato con un'inversione delle aree produttive. Ritorna alla produzione Creta e la sua Koroneiki e invece flette il Peloponneso. Nel complesso la produzione dovrebbe essere in linea con quella italiana a 210-230 mila tonnellate. Il meteo, però, pare aver aiutato e gli oli dovrebbero essere di qualità.

Annata di scarica, invece, in Tunisia, in particolare nel sud del Paese. La produzione dovrebbe essere praticamente dimezzata rispetto all'anno passato, a 150-170 mila tonnellate, con però nel nord, gli oliveti irrigui che manifestano una buona carica produttiva. Si segnala la presenza nel Paese di giacenze per 50-60 mila tonnellate che possono quindi portare il potenziale di export del Paese a parità con la scorsa campagna olearia.

In Marocco si prospetta invece una buona annata, con una produzione di 115-125 mila tonnellate, grazie al clima che ha aiutato la produttività in quasi tutte le aree del Paese.
Annata ugualmente buona in Turchia, con una prospettiva da 220-230 mila tonnellate, quindi in linea con i dati della scorsa campagna olearia.
Molto difficile stimare la produzione in Siria, a causa della guerra in corso, anche se il potenziale produttivo appare solo parzialmente intaccato dal conflitto e la produzione può arrivare a 140-150 mila tonnellate.

Sul fronte dei prezzi ci si attende un rialzo, fino a 5,5/6 euro/kg per l'olio italiano, con possibili punte oltre tale cifra nelle prime battute della campagna olearia, quando l'olio nuovo è molto ricercato. In Spagna, viceversa, si attende una flessione delle quotazioni a 2,5-2,7 euro/kg, portando di nuovo il prezzo molto vicino al costo di produzione. Tale quotazione dovrebbe far abbassare anche il prezzo dell'olio tunisino, da qualche anno ancorato a quello iberico, mentre l'extra vergine greco dovrebbe comunque spuntare un premio di prezzo di 50-70 centesimi rispetto all'olio spagnolo.

di Alberto Grimelli, Marcello Scoccia

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