L'arca olearia 23/11/2017

Sarà il DNA a salvare le vere olive taggiasche in salamoia

Proteggere il consumatore, ancor prima dei produttori e del territorio. Il Comitato Salva Taggiasca, in collaborazione con il Parco Tecnologico di Lodi, ha presentato la certificazione tramite DNA per le olive taggiasche in salamoia, denocciolate e il patè. Uno strumento messo a disposizione del Ponente ligure


Sicuri di aver acquistato proprio le tanto rinomate e saporite olive taggiasche?

Sicuri che nel vasetto non ci siano finite olive Leccino o Peranzana?

Una truffa bella e buona, visto che il prezzo tra Taggiasca e Leccino, all'ingrosso, è sensibilmente diverso.

Fino a ieri nessuno poteva realmente essere sicuro di aver acquistato olive in salamoia, denocciolate o patè di taggiasche.

Da domani non sarà più così, anzi niente sarà più come prima.

Il Comitato Salva Taggiasca ha messo a disposizione dell'intero territorio del Ponente ligure, attraverso un protocollo d'intesa col Parco tecnologico di Lodi, una certificazione del DNA del prodotto.

Il produttore di olive taggiasche in salamoia, olive denocciolate o patè potrà certificare il prodotto, ottenendo il relativo bollino “DNA controllato” spendendo 100 euro per ogni 45 quintali di prodotto.

Il campione viene spedito al Parco tecnologico di Lodi che controlla il DNA, così potendo identificare con certezza la varietà. Al produttore verrà restituito il certificato d'analisi e l'autorizzazione all'uso del bollino, che non prevede alcun costo.

Il protocollo d'intesa, poi, obbliga il Parco tecnologico di Lodi a eseguire controlli a campione sul mercato per il 10% almeno del prodotto certificato.

La tecnica del DNA, giù utilizzata con successo su altri prodotti agroalimentari (riso, miele, aglio) e nella filiera ittica (gambero rosso di Mazara), è utilissima per evitare frodi e contraffazioni che partono dalle false dichiarazioni in etichetta fino a documentazione fasulla per la tracciabilità.

La tecnica del DNA non è sufficiente, di per sé, a garantire l'origine del prodotto ma solo la natura genetica. Il consumatore, insomma, potrà essere sicuro che si tratta di Taggiasca ma non da dove proviene.

“Lo avevamo promesso mesi fa – afferma Simone Rossi, presidente del Comitato Salva Taggiasca – un sistema semplice ed economico per tutelare la varietà Taggiasca. Se si vuole davvero, anche con risorse limitate e in poco tempo, si possono ottenere risultati importanti, senza addentrarsi in percorsi pericolosi. Questo risultato ci fornisce ulteriori stimoli per continuare a lavorare per il bene del Ponente ligure. Il Parco tecnologico di Lodi e i suoi ricercatori ci assicurano che, dopo adeguata sperimentazione, attraverso analisi microbiologica sarà possibile discriminare la Taggiasca del Ponente ligure da quella proveniente da altre parti del mondo. E' quello che vogliamo, per tutelare davvero consumatori e produttori, alleati nella battaglia per la trasparenza.”

Le olive taggiasche si possono tutelare da frodi e contraffazioni anche senza Dop, proteggendo così il buon nome e la reputazione dell'intera Liguria.

di T N