L'arca olearia 14/07/2017

Solo un terzo dell'olivicoltura italiana accede ai contributi accoppiati della Politica agricola comunitaria

Solo un terzo dell'olivicoltura italiana accede ai contributi accoppiati della Politica agricola comunitaria

Il premio base per ogni ettaro olivetato è di 119 euro, a cui si possono aggiungere quelli per Dop/Igp e per quelli collinari in Puglia e Calabria. Nel 2016 richieste in calo rispetto alle aspettative. Sono 75 mila gli ettari ammessi ad aiuto per l’olivicoltura di rilevanza economica, sociale, territoriale e ambientale


I dati messi a disposizione di Agea sulla Domanda Unica 2016 sono decisamente interessanti, evidenziando come l'olivicoltura italiana sia in uno stato di prostrazione tale da smettere persino di chiedere gli aiuti previsti dalla Politica agricola comunitaria.

Nel 2016 sono stati 364 mila gli ettari olivetati ammessi a contributo, meno rispetto ai 560 mila ettari stimati dal Ministero delle politiche agricole e solo un terzo della superficie olivicola nazionale, di 1,1 milioni di ettari.

E' grazie all'abbandono, anche delle domande Pac, che gli olivicoltori ammessi al regime di aiuto hanno potuto godere di un aumento del premio ad ettaro, per 119 euro/ha medi, mentre le aspettative indicavano un massimo di 80 euro/ha.

Al premio base, in Puglia e Calabria, si aggiunge un plus, previsto dall'articolo 27 del decreto ministeriale 6513/2014 che istituisce il sostegno accoppiato per l'olio di oliva. Per le olivete site nelle due regioni e con pendenza media superiore al 7,5% è stato concesso un aiuto ulteriore pari a poco più di 150 euro/ha. Ovvero è stato distribuito tra gli 85 mila ettari ammessi a contributo il plafond previsto di 13,3 milioni di euro.

Nelle olivete collinari di Puglia e Calabria, quindi, il premio è stato fissato nel 2016 a circa 270 euro/ha.

L'Italia prevede la possibilità per tutti gli olivicoltori di accedere a un ulteriore premio, quello per “per l’olivicoltura di rilevanza economica, sociale, territoriale e ambientale.” Ovvero per chi aderisce a denominazioni d'origine. In questo caso l'olivicoltore, oltre a disporre di olivete correttamente censite e registrate nel sistema di certificazione Dop, dovrà essere in possesso di attestazione rilasciata dall’Ente competente alla certificazione che provi l'adempimento agli obblighi previsti dal sistema di qualità. E' stato probabilmente questa complicazione burocratica a disincentivare le richieste di premio aggiuntivo previste per tale misura che si sono fermate a poco più di 75 mila ettari, dividendosi così i 12,7 milioni di euro previsti dal citato decreto ministeriale. Il contributo è quindi stato di quasi 170 euro ad ettaro, in calo rispetto ai 205 euro/ha del 2015 poiché gli ettari ammessi a contributo sono stati 13 mila in più.

Per chi accede a questi contributi, dal 2017 scatta un obbligo in più, ovvero quello di essere correttamente iscritti al Sian ed effettuare le registrazioni nel Registro telematico di carico e scarico. Tale obbligo è previsto dal decreto ministeriale 2074/2017 e, per gli esenti alla tenuta del registro Sian, si considera assolto quando ad effettuare la registrazione sia il frantoi acquirente delle olive o il commerciante di olive, entrambe figure tenute alla registrazione. In altri termini non sarà possibile accedere ai contributi, dichiarare zero produzione e quindi vendere le olive “in nero”. La registrazione delle produzioni olivicole, deve essere soddisfatto nell’anno solare di presentazione della domanda unica, quindi entro il 31 dicembre di ogni anno.

di T N