L'arca olearia 07/07/2017

Tecniche di aridocoltura per il futuro dell'olivo nel Mediterraneo

Tecniche di aridocoltura per il futuro dell'olivo nel Mediterraneo

Non tutta l'olivicoltura mediterranea potrà beneficiare dell'irrigazione e quindi si torna a studiare le potenzialità di tecniche del passato e di gestioni agronomiche che fanno largo uso di sottoprodotti per attenuare lo stress idrico e mantenere una buona produttività e redditività


Uno dei principali obiettivi in tutti i paesi del Mediterraneo è estendere l'irrigazione agli oliveti ma la scarsità dell'acqua disponibile impedirà certamente di coprire l'intera superficie olivetata, anche considerando che l'olivo è impiantato anche in aree marginali, montane o pedemontane.

Si studiano quindi tecniche agronomiche, magari che vengono dal passato, per ridurre lo stress idrico e poter mantenere anche gli oliveti in asciutta efficienti e produttivi.

Asaja Cadice, l'organizzazione agricola iberica, ha mutuato la tecnica di scavare dei piccoli buchi intorno all'olivo affinchè lì si convogli l'acqua disponibile delle piogge, così creando un serbatorio idrico per la stagione secca. I risultati in un impianto sperimentale sono molto incoraggianti anche se la stessa organizzazione vuole sperimentare la soluzione per qualche altro tempo prima di proporla agli agricoltori.

Nel frattempo, in altre aree ben più siccitose, come la Tunisia si pensa di utilizzare i reflui dell'industria olearia e in particolare le acque di vegetazione per sopperire al fabbisogno idrico dell'olivo. Una ricerca dell'Università di Monastir ha sperimentato l'utilizzo di acque di vegetazione e fosfati per aiutare l'olivo. L'ammendante così creato però non ha dato i risultati sperati.

Infatti l'acqua di vegetazione e i fosfati hanno sì fatto incrementare il livello di fenoli e mannitolo nei tessuti della pianta, come conseguenza a uno stress ossidativo. La conseguenza, però, è stata una riduzione significativa del contenuto in olio nel frutto, così pure del contenuto in carotenoidi e clorofille.

Le conseguenze si sono manifestate anche sulla qualità dell'olio, con un incremento dei valori di acido linoleico a scapito dell'acido oleico.

L'utilizzo di acque di vegetazione e fosfati, in regime di aridocoltura, ha quindi un impatto negativo sia sulla produttività dell'olivo sia sulla qualità dell'olio.

E' evidente che è necessario un miglioramento degli studi sulla gestione dell'olivo in condizioni di aridocoltura, affinchè non si perdano completamente tutte le olivete marginali, con relativi rischi di dissesto idrogeologico o incendi.

Bibliografia

Meriem Tekaya, Sinda El-Gharbi, Hechmi Chehab, Faouzi Attia, Mohamed Hammami, Beligh Mechri, Long-term field evaluation of the changes in fruit and olive oil chemical compositions after agronomic application of olive mill wastewater with rock phosphate, Food Chemistry, Available online 3 July 2017, ISSN 0308-8146

di R. T.