L'arca olearia 26/06/2015

Udire i colori e gustare voci o forme dell'olio extra vergine d'oliva. Tutte le emozioni in un semplice assaggio

Udire i colori e gustare voci o forme dell'olio extra vergine d'oliva. Tutte le emozioni in un semplice assaggio

Cosa può scatenare una degustazione d'olio? L’immaginazione è una facoltà quasi divina capace di rapporti intimi delle cose. Un viaggio guidato da una donna, una ricercatrice e una pandolina per farci capire cosa si può nascondere oltre quel bicchierino blu


Che cos’è la sinestesia e perché parlarne in questo contesto e in questo mio primo articolo con il quale ho il piacere di iniziare e condividere una nuova e stimolante esperienza, ovvero la mia collaborazione con l’Associazione Pandolea?
Da un collaboratore dell’Associazione, mio collega ed amico, sono stata recentemente invitata ad una degustazione di olio di oliva, o meglio, di un olio extravergine di oliva di qualità; devo premettere che io sono una consumatrice abituale di “buon olio”, per uscire dalle denominazioni -che pure sono tanto importanti-, ma il fatto che egli mi abbia introdotto in pochi passaggi alcuni tra i molteplici aspetti correlati a quell’olio, dal paesaggio, alla natura del terreno, al colore, alla tipologia di cultivar, al clima, finanche le relazioni con i beni storici, archeologici e artistici del territorio da cui il prodotto proviene, infine le peculiari caratteristiche di “civiltà” dei produttori della zona, tutto questo ed altro, via via conversando, ha spinto il mio approccio “degustativo” molto più in là di quanto immaginassi in partenza.
Mi è sembrato, per un po’, ormai emotivamente coinvolta, di appropriarmi di tutta una cultura contenuta nel “bicchierino blu”. Poi siamo passati al vino, e quel territorio mi è sembrato quasi di sorseggiarlo a lungo…
Cosa mi è successo? Certamente un fatto di natura complessa, che ha coinvolto almeno i sensi e l’intelligenza. Definire il significato della parola “sinestesia” non è certo cosa facile. Con questo termine si intende la capacità non consueta di “udire colori” o “gustare voci o forme”, insomma di dare vita a mescolanze di esperienze sensoriali che normalmente risultano difficili da immaginare e tanto più da immaginare nella loro simultaneità, in quanto uno stimolo tende ad essere sperimentato solo nella modalità appropriata. Synaisthesis è infatti un termine greco composto da syn (insieme) e aisthesis (sensazione o percezione), che può essere utilizzato in svariati ambiti e con differenti connotazioni, che cercheremo ora di vedere più in dettaglio.

Si può affermare che il primo impatto suscitato dalla parola “sinestesia” è la sensazione che si abbia a che fare con la nota figura retorica usata in ambito letterario con cui si rende l’associazione di sfere sensoriali differenti, come ad es. “suono nero”, “profumo luminoso”, “giallo sol”, e così via. Si tratta di una strategia poetica utilizzata dagli scrittori per aumentare nelle opere letterarie la resa emotiva e sensoriale. Ad esempio, il noto verso petrarchesco “Erano i capei d’oro a l’aura sparsi / che ‘n mille dolci nodi gli avvolgea”, presenta una sinestesia consistente nell’abbinamento fra il sostantivo “nodi” (che si colloca sul piano sensoriale della vista) e l’aggettivo “dolci” (che attiene al piano del gusto), mentre l’ “urlo nero” di Quasimodo rappresenta un esempio di sinestesia che accosta il piano sensoriale dell’udito a quello della vista.

Sul piano filosofico, è fondamentale l’accezione rintracciabile nel grande pensatore greco Aristotele, che può considerarsi in fondo come la matrice di tutte le altre: synaisthesis è la facoltà biologica per mezzo della quale gli esseri viventi sentono congiuntamente e vivono in società. In varie opere, quali il De Anima e il De sensu, egli parla infatti della sinestesia come interdipendenza dei sensi. Tuttavia possiamo parlare di sinestesia anche in campo artistico e musicale. L’Ottocento fa della sinestesia la chiave di volta dell’universo e la radice della creazione di ogni opera d’arte: la corrispondenza tra tutti gli elementi della Natura può essere colta dal poeta che riconosce dentro di sé la corrispondenza tra tutti i sensi e la poesia è ritenuta in grado di svelare i misteri che si celano dietro l’apparenza e di esprimere le relazioni che legano il mondo interiore del poeta a quello esteriore. In particolare la sinestesia diventa il manifesto dei poeti decadenti: Baudelaire ritiene l’immaginazione una facoltà quasi divina capace i rapporti intimi delle cose, le corrispondenze e le analogie e i suoi scritti sull’arte sono ricchi di osservazioni sull’intimo congiungimento tra colori, suoni e profumi. Rimbaud è disposto a vivere anche le esperienze più drammatiche pur di donare all’umanità una nuova poesia, una lingua nuova, che abbia in sé la capacità di riassumere "profumi, suoni e colori”. Nel Novecento la perdita di fiducia nel potere conoscitivo della scienza, congiuntamente alla scoperta della non essenzialità dell’oggetto nel quadro e all’ascolto del Lohengrin di Wagner, durante il quale vedrà tutti i suoi colori, condurranno il pittore russo Kandinskij all’ascolto della "necessità interiore", in quanto collante che ridà unità all’uomo disgregato, il quale riconosce nel suo animo la radice unica da cui hanno origine i cinque sensi e, di conseguenza, la comune origine di tutte le arti. La capacità di riconoscere quest’unitarietà tra le arti aiuterà a comprendere le leggi cosmiche e a stabilire il legame con la Natura e le leggi che la governano. Per Kandinskij, è soprattutto nell’animo delle persone più sensibili che la percezione di un organo sensoriale si ripercuote, attraverso l’anima, sugli altri organi; questa teoria implica che la vista sia collegata non solo col gusto, ma con tutti gli altri sensi.

Più in generale, soprattutto in ambito psicologico, la sinestesia indica il potere polisensoriale della percezione, in altri termini, la fusione in un’unica sfera sensoriale delle percezioni di sensi distinti; in quest’ottica la sinestesia si connota come una “percezione crossmodale”, che coinvolge cioè più sensi e può esprimersi in svariati modi. Il tipo di sinestesia più comune è la sinestesia associata ai grafemi: un “sinesteta” associa frequentemente ad un grafema (es. la lettera “A” o il numero “7”) un colore (es. “rosso”). In un’accezione più specifica, l’esperienza sinestetica è anche quel fenomeno psichico la cui forma più frequente è l’audizione colorata: un “sinesteta” è, per esempio, un individuo che quando sente nominare un numero lo sente di un determinato colore o che è in grado di cogliere il “profumo” del colore rosso. Non si tratta di un assurdo o di una novità, sebbene la scienza abbia degnato la sinestesia di un considerevole interesse solo negli ultimi decenni, quando lo sviluppo tecnologico ha permesso di verificare la tangibilità cerebrale del fenomeno sinestesico.
Non è difficile comprendere perché la sinestesia sia stata considerata a lungo una stranezza: nelle esperienze sinestesiche c'è infatti molto di “idiosincratico” e di individuale. Si può affermare che chi vuole seguirne le tracce entra in un labirinto pieno di meraviglie dove quasi corre il rischio di perdersi e di non trovare il filo che connette fra di loro degli eventi che appaiono così squisitamente soggettivi. Le idiosincrasie maggiori si riscontrano nelle sinestesie che riguardano i cosiddetti "sensi meno differenziati" e cioè il gusto, l'olfatto, il tatto, la temperatura ed il dolore. Queste sinestesie sono molto più rare rispetto a quelle che riguardano la vista e l'udito e sono, quindi, state studiate in misura minore, tuttavia è possibile, anche in quest'ambito, rintracciare risultati molto suggestivi. Recentemente alcuni studiosi hanno iniziato a sostenere che il fenomeno della sinestesia non è ristretto solo ad alcuni individui particolari, ma può coinvolgere anche tutti gli individui normali, sia attraverso esperienze sinestesiche "deboli" universalmente diffuse, sia attraverso esperienze sinestesiche "forti" indotte però da stimoli particolari: "Alcuni ritengono che la sinestesia sia una patologia. Forse. E forse tutti noi siamo pazzi" (Marks, 1975, p. 323).
Oggi la sinestesia è ufficialmente considerata un fenomeno reale, a tutti gli effetti; essa è una figura di “sconfinamento”, che consente di viaggiare da un polo all’altro della percezione, e il gusto si confonde con il tatto, la vista con l’udito e così via. Si sta finalmente prendendo atto che non è corretto affermare l’impossibilità che un suono sia nero, così come vi sono anche persone che vedono i suoni come colorati - unitamente a delle forme astratte (chiamati “fotismi”) - ogni volta che percepiscono uno stimolo uditivo, o che sono in grado di “gustare” i fonemi (parole) ogni volta che vengono pronunciate. Per queste persone, tali sensazioni forti di colore, gusto e altre risposte sensoriali (chiamati concorrenti), associate ad uno stimolo (detto induttore), costituiscono la normalità della vita quotidiana, tanto quanto è normale dire che un limone ha un gusto aspro. Secondo la ricercatrice dell’Università di Edimburgo, Julia Simmons, è il significato delle parole ad evocare in tali soggetti la sensazione di gusto. La tipologia di sinestesia più frequente è quella che interessa l’apparato auditivo associato a quello visivo, detta “audizione colorata”, per la quale uno stimolo sonoro determina nel soggetto, oltre alla percezione specifica del suono, anche la percezione di un colore. In questo caso gli stimoli sonori sono singoli fonemi o sillabe o parole oppure numeri; le immagini indotte consistono in visioni di luci dalla forma variabile o di colori; in qualche caso vengono evocate figure complesse, più o meno definite, di oggetti e persone. Sulla base dei resoconti dei soggetti sinestesici, le principali caratteristiche con cui il fenomeno si presenta sembrano essere le seguenti: a) l’esperienza è involontaria ed automatica, cioè sorge insieme allo stimolo, come una specie di riflesso; b) essa ha carattere di realtà, cioè è percepita come proveniente dallo stimolo e non come frutto della fantasia ed è altamente consistente, cioè si riproduce identica a distanza di tempo; c) generalmente la sensazione è rigida ed unidirezionale, cioè l'associazione si stabilisce tra una data modalità sensoriale, ad esempio acustica ed un'altra, ad esempio visiva, ma non viceversa.

Il senso sinestetico per eccellenza è l’olfatto, che, fra l’altro, non dispone di parole sue come gli altri sensi: un profumo può essere ad es. dolce o aspro, oppure caldo, o ancora fruttato o floreale…. La memoria olfattiva, che storicamente è stata molto spesso associata alle donne, in quest’ottica è molto importante, anche perché non si cancella mai ed in fondo è la meno ingannevole. Anche per questo è un elemento fondamentale nella degustazione alimentare ed in particolare in quella dell’olio di oliva e del vino: per il vino, possiamo parlare anzitutto di “bouquet” e “sapore”, dunque l’olfatto ed il gusto risultano sicuramente essere i due sensi fondamentali. In realtà tutti e cinque i sensi sono coinvolti nel processo della degustazione, -altri articoli prima del mio su questo magazine hanno trattato l’argomento in modo molto esaustivo e tecnico-, anche grazie alle caratteristiche del vetro e del bicchiere: è coinvolta la vista, nella misura in cui il bicchiere permette di distinguere il colore del vino ed ovviamente è coinvolto anche il tatto, senza escludere che nella valutazione del perlage dello spumante è chiamato in soccorso parzialmente, ma molto significativamente, anche l’udito. Lo stretto legame fra le varie componenti ci permette di scoprire la duplice funzione svolta dal bicchiere nella degustazione: c’è da un lato una funzione analitica, che permette di scindere le varie componenti del vino - visiva, olfattiva, gustativa, e perfino, come già accennato, tattile e uditiva - e, dall’altro, una seconda funzione di carattere “sintetico”, che ci guida a ricondurre le componenti analizzate in una nuova unità e ad esprimere  un giudizio complessivo sul vino. Né va dimenticato che molte delle categorie stesse della degustazione e della sua terminologia sono costruite a partire dalla figura retorica della sinestesia, come quando si usano le espressioni suggestive ed i termini “colore caldo”, “musica cristallina”, “sapore ruvido”.

I numerosi lettori di Teatro Naturale sono abituati a degustare olio extravergine di qualità e vini che parlano dei loro territori; condividere tuttavia la mia esperienza di degustazione ed i miei studi spero possa essere di stimolo, magari per curiosi neofiti, ad essere “sinesteti” consapevoli, coinvolti e coinvolgenti nella diffusione della cultura della terra e dell’alimentazione.

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

Arnheim, R. , Art and Visual Perception: A Psychology of the Creative Eye, University of California Press, Berkeley 1954.
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Marks, L. E., On colored-hearing synesthesia: cross-modal translations of sensory dimensions, in “Psychol. Bull.”, 1975, 82, pp. 303–331; Synesthesia and the arts, in: Cognitive Processes in the Perception of Art, Elsevier, Amsterdam 1984.
Sacks O., Musicophilia: Tales of Music and the Brain, Paperback, Vintage Books, 2007.
Van Campen C., The hidden sense: Synaesthesia in art and science, MIT press, Cambridge (MA), 2007.


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