L'arca olearia 17/12/2014

Italia: obiettivo a 200 mila tonnellate di extra vergine di alta qualità

Per il Ceq il futuro è distinguere gli extra vergini in due grandi categorie: quelli ottenuti da blend di aziende italiane, composti anche con extra vergini nazionali, e le miscele di oli Made in Italy


L'Italia deve innovarsi, guardando a modelli produttivi esteri, più efficienti e che sanno produrre qualità

E' da queste basi che parte il Consorzio extra vergine di qualità per chiedere una rivoluzione dell'olivicoltura italiana.

"Il nostro sistema produttivo è costretto a competere con sistemi molto più efficienti, perché più automatizzati e con ridotto impiego di manodopera, dove un litro di olio extra vergine può costare anche meno di 2 euro contro i 3 euro della Puglia e i 6-8 euro delle Regioni del Centro Nord.
In un oliveto condotto con sistemi moderni, dove la raccolta è fatta velocemente con macchine automatiche, la qualità dell’olio raggiunge facilmente livelli di eccellenza. In olivicoltura, aumentare le rese è compatibile con un aumento della qualità."

Il futuro, quindi, sarebbe mettere l'Italia in grado di competere con Spagna ma anche Tunisia e Turchia, ristrutturando la nostra olivicoltora per seguire il modello olivicolo superintensivo.

Un passo necessario per arrivare a produrre, secondo il Ceq, 200 mila tonnellate di extra vergine di Alta Qualità, defito secondo il disciplinare mai varato dal Ministero delle politiche agricole. Solo così sarà possibile tornare leader sui mercati mondiali.

"L’Italia dell’olio di oliva - secondo il Ceq -  appare oggi nelle vesti di un gigante dai piedi di argilla, potenzialmente in grado di rifornire ogni angolo del pianeta, ma costretta a giocare un ruolo ibrido e in parte anche ambiguo, dove non ha mai chiarito fino in fondo che è diventata, suo malgrado, una specialista nel selezionare e miscelare oli di oliva. Per quanto anche questo lavoro sia eticamente ineccepibile se fatto correttamente e se aggiunge valore, a volte è mancato il coraggio di raccontarlo e a volte non lo si è fatto per furbizia."

Il segreto per rinascere sta quindi nel saper riconoscere i meriti della filiera commerciale e di quella produttiva.

"La realtà è che nessuna delle due anime, quella produttiva e commerciale, si sarebbe potuta affermare da sola. La produzione italiana non avrebbe avuto i numeri né tanto meno i mezzi, per ambire a un riconoscimento internazionale in solitario, così come le imprese di confezionamento non avrebbero potuto affermarsi se non si fossero sviluppate a partire dalla produzione interna, dalla ricerca e dal patrimonio di conoscenze e tecnologie tutte italiane."

Da soli i marchi non servono.

"Nel 2009, abbiamo reso obbligatoria l’etichettatura di origine sperando di costruire valore per l’olio 100% italiano. Purtroppo le illusioni sono durate pochissimo perché l’origine italiana ha assicurato solo pochi centesimi in più rispetto all’extra vergine convenzionale, vanificando le aspettative di remunerazione di buona parte degli operatori impegnati a produrre extra nazionali di qualità.

Le Dop e l’unica Igp, hanno costituito e costituiscono tuttora un’alternativa per sottrarsi ai bassi prezzi di mercato dell’olio extra vergine e per differenziarsi, tuttavia sono un segmento, per loro stessa natura eterogeneo, sul piano quantitativo e qualitativo, con una varietà enorme di nomi e di vincoli produttivi, che lo rendono più utile sul piano dell’immagine e meno incisivo sul piano dei volumi."

Partendo da queste considerazioni, il Ceq ha coniato lo slogan: cooperare per competere meglio tutti!

Uno slogan e un progetto.

"Cosa intendiamo proporre alle aziende che aderiranno al Consorzio:

1- Due identità visive distinte da tutelare, controllare e promuovere che identifichino due categorie di EV:
a. Un linea di prodotti extra vergini riconducibili a un blend, che essendo proposto nel Mondo da aziende italiane, di proprietà italiana e con stabilimenti in Italia, è costituito anche da prodotto italiano di qualità, rispondente a specifiche tecniche di prodotto restrittive e con l’obbligo da parte delle aziende di rispettare regole etiche, di etichettatura e comunicazione e per i quali il Consorzio effettua controlli a campione sui mercati finali;
b. Un blend di oli extra vergini italiani, che rispondono ai requisiti qualitativi previsti dal disciplinare di Alta Qualità e per i quali il Consorzio, in via sperimentale, intende avviare una collaborazione su un accordo pilota in pre-campagna con le OP per la selezione di parte del prodotto;
2- Azioni di promozione mirate costruite in collaborazione con le aziende e le OP per sostenere il progetto di garanzia e tutela condiviso;
3- La disponibilità a finanziare privatamente le iniziative, con una contribuzione legata ai volumi;

Cosa chiediamo alle Istituzioni:

1- Sostenere e incentivare investimenti in nuovi oliveti efficienti e competitivi nelle aree vocate con l’obiettivo di arrivare entro 8-10 anni a soddisfare un fabbisogno minimo di 200 mila tonnellate di EV italiano di alta qualità;
2- Tutelare le due anime della filiera olivicola olearia italiana, quella produttiva e quella commerciale rispondente ai requisiti etici e qualitativi restrittivi;
3- Riconoscere e tutelare la dizione ”Alta Qualità” proposta per differenziare l’olio EV italiano rispondente ai requisiti qualitativi del disciplinare nazionale"

 

 

di T N