L'arca olearia 05/12/2014

Eppur si muove. L'olio d'oliva “Bassa Acidità” tolto dagli scaffali toscani

Eppur si muove. L'olio d'oliva “Bassa Acidità” tolto dagli scaffali toscani

Si intensificano i controlli a tutti i livelli in questa campagna olearia difficile, finalmente anche nella Grande Distribuzione. Sequestrate 674 confezioni di olio extra vergine d'oliva ma comminate sanzioni per soli 18 mila euro. Bene i sequestri ma vanno inasprite le multe


Nell’ambito della campagna mirata al controllo della filiera olivicola toscana, il personale del Corpo Forestale dello Stato ha verificato la regolarità del prodotto offerto al pubblico in 44 punti vendita appartenenti a 7 catene della Grande Distribuzione Organizzata presenti nel territorio regionale.
I controlli eseguiti hanno accertato irregolarità nei dispositivi di etichettatura confezionati da tre distinte imprese olearie toscane. Complessivamente sono stati operati 57 sequestri amministrativi che hanno interessato 674 confezioni di olio extra vergine di oliva etichettate con dispositivo irregolare poiché recante il riferimento fraudolento alla “Bassa Acidità” del prodotto. Contestualmente sono state contestate sanzioni amministrative per un importo complessivo pari a 18.000,00 euro per pratica commerciale ingannevole.

Perchè la dicitura “Bassa Acidità” deve considerarsi fraudolenta, come indicato dal Corpo Forestale?
Come spiegò a Teatro Naturale l'Ispettorato Repressione Frodi (ndr E' fuorilegge la dicitura Bassa Acidità sull'etichetta dell'olio extra vergine d'oliva): “In base all’art. 5, lettera d) del regolamento n. 29/2012 “l'indicazione dell'acidità o dell'acidità massima può figurare unicamente se accompagnata dalla menzione, in caratteri delle stesse dimensioni e nello stesso campo visivo, dell'indice dei perossidi, del tenore in cere e dell'assorbimento nell'ultravioletto, determinati a norma del regolamento (CE) n. 2568/91”.

Senza le altre caratteristiche chimiche, quindi, non si può indicare la sola acidità, questo perchè “...L’acidità riportata fuori contesto induce erroneamente a creare una scala di qualità assoluta che è fuorviante per il consumatore, in quanto questo criterio corrisponde ad un valore qualitativo unicamente nell’ambito delle altre caratteristiche dell’olio d’oliva considerato...”, come si legge nei consideranda, punto 9,l del vecchio regolamento 1019/02.

Bene quindi ha fatto il Corpo Forestale dello Stato a prendere atto che risultano in commercio numerose marche di olio extra vergine di oliva che riportano in etichetta riferimenti ai più vari attributi qualitativi, con l’intento di distinguere quel prodotto specifico dagli altri appartenenti alla stessa categoria merceologica ed attirare così l’attenzione del consumatore, condizionandolo nelle scelte di acquisto.

Resta da capire perchè a muoversi non sia stata la Repressione Frodi che aveva espresso il circostanziato parere nel maggio 2013, e invece si sia dovuta muovere  una forza di polizia, qual è il Corpo Forestale dello Stato.

Misteri italiaci.

Vale per la “Bassa Acidità” e vale per le caratteristiche organolettiche in etichetta (ndr Nel mondo dell'olio d'oliva, deboli con i forti e forti con i deboli? Mipaaf sveglia!).

Niente più che un memo. Chi si muoverà per primo sul tema? Si accettano scommesse.

Nel frattempo, un ulteriore dubbio. Una sanzione da 18.000 euro sarà davvero dissuasiva? Per un piccolo agricoltore anche troppo, rischierebbe di chiudere l'azienda, ma per un grande imbottigliatore che ha speso milioni di euro in una campagna promozionale in televisione e sui giornali rappresenta meno di un buffetto.
Forse è il caso di copiare il sistema sanzionatorio da altri paesi, anche europei, dove la multa è parametrata al fatturato o all'utile ottenuto dall'attività illecita.
Siamo sicuri che se, anziché 18.000 euro, la sanzione fosse stata di 180 mila o 1,8 milioni la sensibilità sul rispetto della norma sarebbe stata ben diversa.

Va bene che la figura manzoniana dell'azzeccagarbugli ci appartiene molto, ma per ricostruire il Paese occorre passare ad applicare il motto “la legge è uguale per tutti” e non “fatta la legge, trovato l'inganno”.

di Alberto Grimelli

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Commenti 2

Giuliano Lodola
Giuliano Lodola
08 dicembre 2014 ore 17:33

Una cosa che mi ha fatto molto riflettere è stato il giudicare la qualità dell'Extravergine in base all'acidità , già per essere classificato Extravergine si presuppone che questo valore sia entro i parametri di legge e soltanto un commerciante stupido non lo rispetterebbe, magari ce lo porta in altro modo sotto la soglia.
Nessuno saprà mai capire l'acidità di un olio al gusto consumandolo e gustandolo, è più facile sentire dire acido un olio perchè pizzica in gola e chi lo dice non sa che quel pizzicorino potrebbe essere sintomo invece di bassa acidità e di freschezza di molitura , ovvero fresco di frantoio.
Se condo me un ottimo Extra vergine dovrebbe avere delle caratteristiche indimenticabili, dovrebbe stregarti quando aprendo la bottiglia lo versi su una fetta di pane o su un cibo magari caldo.
Oggi ho mangiato con una bistecca favolosa i fagioli conditi con un olio toscano di qualità prodotto da una azienda che fa anche vino, da chiudere gli occhi e ubriacarsi con il profumo di olive appena spremute, Nessuno capisce l'acidità al gusto ma è al gusto che si esaltano tutti i pregi di un olio, quando trovi quello troppo buono è per la vita.

Poi parli con un imbottigliatore e vieni a sapere che esiste una pratica lecita e legale con la quale puoi ridare freschezza e profumi del migliore olio a oli che ormai di molti mesi lo hanno perduto o anche darlo ex novo a un olio che non ha mai avuto queste caratteristiche, questo avviene aggiungendo i polifenoli del te verde all'olio, i due liquidi non si mescolano naturalmente, come acqua e olio, stanno separati, è c'è un macchinario che provvede a rompere frantumando le molecole dell'olio e far mescolare i polifenoli come fa la natura, aiuta questo procedimento l'aggiunta di un liquido, chiamiamolo magari erroneamente catalizzante per rendere l'idea.
A questo punto il gusto che non dovrebbe tradire perchè ti mostra i pregi che il tuo palato vorrebbe da un olio buono, ecco non è stata la natura a infonderli nell'olio versato ma l'ingegno e la ricerca, questo procedimento è legale e in pochi sono in grado di farlo proprio perchè è il catalizzatore che fa il miracolo oltre alla macchina che spezza le molecole facendo assorbire i polifenoli decantati dai mesi di immagazzinamento e perchè questo olio non li ha mai avuti.

Quando si molano le olive ci sono dei procedimenti che impreziosiscono l'olio ottenuto, potrai cogliere le olive al grado di maturazione per una grande resa oppure avere meno resa ma profumi i sapori indimenticabili, se raccogli presto e verdi avrai meno resa ma ottimi olio, al contrario otterrai un alimento genuino e più quantità a quintale di olive ma i gusti da favola li scordi.
Olive sane sono già la buona partenza, cogli i frangi e sei avvantaggiato nella qualità, attenzione foglie e rametti eliminano piccoli difetti, basse temperature nella gramola e altro e poca esposizione all'aria e luce durante la gramolatura e altro per avere la freschezza e eliminare le prime ossidazioni di questo nettare, poi la conservazione nei magazzini è importantissima e non tutti la seguono, usavano gli orci di terracotta, forse erano gli unici recipienti esistenti, l'olio si rovinava immancabilmente prendendo sapore di rancido causa l'olio sulle pareti interne dalla bocca al livello olio che stagnando irrancidiva propagando all'olio contenuto, oggi servono recipienti inox saldati mai rivettati nelle giuste dove lo sporco grasso dell'olio diventa rancido propagandosi al contenuto, recipienti pieni con la superficie superiore dell'olio che dia la minore esposizione all'aria all'ossigeno, locali freschi e senza sbalzi di temperature che alterano il prodotto, e quando imbottigliato è importante usare apposite bottiglie opache alla luce in modo che la luce non alteri il contenuto ossidandolo e invecchiandolo precocemente, già un buon olio quando in bottiglia ha problemi dopo sei sette mesi anche se chiuso e ben conservato, immagina se alla luce o aperto.
Dicevano nelle bitti piccole sta il buon vino, forse perchè ne avevano poco e dovevano forzatamente riempire solo quella piccola, ma nell'olio questo detto vale ed è importante, un ottimo olio per essere usato a tavola in casa o al ristorante, non deve stare troppo tempo aperto prima di essere finito e allora è buona norma avere bottiglie non grandi, la via di mezzo da 250 cl. può andare d'accordo con tutti i pro e contro, certo 100 cl. sarebbe meglio finiremo con pagare solo bottiglie.
quando hai una bottiglia da 750 cl. allo scaffale trovi quasi tutto 750 cl per i mediocri , 500,00 cl per i buoni e gli ottimo magari 250 cl , se la bottiglia serve più e troppe mescite , l'aria che sta all'interno della bottiglia mezza vuota ossida l'olio depositato sulle pareti interne della bottiglia dove non arriva l'olio e le prossime mescite il rancido passa al liquido che ancora è nella bottiglia, ecco l'importanza di tappi sigillati, di vetri impermeabili alla luce, tenere bottiglie al fresco e al buio, e bottiglie piccole.
Ho visto lo scorso anno in un ristorante di quelli di fascia medio/alta centro tavola non oliere ma una confezione di bottigline di oli piccolissime tappate e sigillate opache alla luce, non le avevo mai viste prima, c'erano più tipi di extravergine e incuriosito ne ho gustate più di una sul pane, erano ottime , poi sabato mi hanno parlato di questi bottiglini che erano nati per essere surgelati e presentarli in tavola tolti dal surgelatore e alla temperatura ambiente portati in tavola, non so quanto ci sia di vero e se quelli da me gustati avessero subito questo procedimento, non so se il surgelare l'olio lo rovina ma credo le temperature basse invernali, non so se sottozero, che le temperature basse non compromettono la qualità come invece è compromessa dagli sbalzi termici.
E qui mi fermo perchè non ricordo più cosa ho scritto all'inizio.
Giuliano


Emanuele Aymerich
Emanuele Aymerich
06 dicembre 2014 ore 10:41

bene, dopo aver controllato per anni solo i piccoli confezionatori artigiani finalmente qualcuno si è accorto che aveva una trave nell'occhio. Quando vado a fare la spesa nella GDO mi fermo sempre a guardare cosa fa la massaia media nel reparto olio e cosa e come sceglie, ovviamente quando non cerca un primo prezzo, e mi fanno sempre tanta pena: rigirano le bottiglie e non capiscono niente : dove sono gli indicatori di qualità? Come fanno a capire le differenze? Dove sono e quanti sono i polifenoli? E dove sono i perossidi? La dicitura extravergine oramai non ha più nessun significato, andava bene anticamente quando la maggior parte dell'olio era lampante ma adesso serve molto di più: per esempio quando compro l'acqua minerale posso vedere quanto calcio ha, quanto residuo secco, quanti sali minerali vari, e decidere di scegliere la più sana o la più adatta alle mie necessità, perché con l'olio non posso scegliere quello con un minimo di polifenoli garantito? La senatrice Mongiello se voleva cautelare il consumatore doveva preoccuparsi di queste cose, non dei tappi. Ah, già, dimenticavo che però posso scegliere tra robusto, fragrante e gentile, meno male, almeno quello...