L'arca olearia 12/09/2014

Occhio alle generazioni settembrine di mosca delle olive. Fanno danni, soprattutto alla qualità

Non è troppo tardi per salvare il salvabile ma occorre essere tempestivi negli interventi a settembre, forse fino ad ottobre inoltrato. Rimedi e suggerimenti per un'annata veramente difficile. Ed anche un risposta alla domanda: ma, a parte il clima, perchè Bactrocera oleae è così attiva quest'anno?


Purtroppo la situazione olivicola in Italia è molto difficile e la mosca olearia ci sta mettendo lo zampino. E' infatti particolarmente attiva da nord a sud in questi inizi di settembre.

La domanda che i tecnici olivicoli si sentono spesso ripetere è: perchè Bactrocera oleae è così attiva quest'anno?
Prima di tutto vi è il fattore climatico. Temperature miti e umidità ne favoriscono lo sviluppo e riducono i tempi per il passaggio da una generazione alla successiva. Si è ormai perso il conto del numero di generazioni che si sono susseguite da giugno a questi primi giorni di settembre.
Vi è però poi un altro dato, meno noto e anche meno studiato, che è la capacità di attrazione delle olive. E' noto, se non altro per esperienze, che le olive più grandi attraggono maggiormente la mosca, tanto che in passato era uso mettere qualche pianta di olive da mensa che facesse da segnale per gli attacchi di mosca, esattamente come le rose erano segnali di avvertimento per peronospora e oidio nel vigneto. Ma vi è qualche altra causa? Una ricerca portoghese ha esaminato la ricettività di tre varietà rispetto alla mosca analizzando vari parametri. Da quelli fisici (indice di maturazione, peso, volume e resistenza alla perforazione) a quelli chimici (umidità della polpa, contenuto in olio e composizione in acidi grassi). Come immaginabile vi era una correlazione positiva tra ovideposizione e peso e volume dell'oliva e negativa con la resistenza alla perforazione. I ricercatori hanno però anche trovato delle correlazioni tra la composizione in acidi grassi e l'ovideposizione. La suscettibilità a Bactrocera oleae delle varie cultivar non sarebbe quindi solo dovuta alla grandezza del futto ma anche alla composizione acidica che può variare, in ragione di fattori climatici. Una stagione fresca come questa potrebbe aver fatto aumentare la percentuale di acido oleico nell'oliva ad esempio, specialmente al centro sud.

Occorre quindi prestare molta attenzione alla mosca delle olive quest'anno anche perchè proprio le generazioni settembrine sono quelle più pericolose sul fronte della qualità. Infatti le olive colpite a luglio e agosto, quando non trattate, sono probabilmente destinate a cadere prima della raccolta ma così non è per quelle infestate a settembre e agli inizi di ottobre. A tutti è ormai nota la correlazione tra infestazione e acidità, così pure tra infestazione e numero di perossidi. Per rinverdire i ricordi con qualche dato, basti sapere che l'acidità può aumentare da 0,6 (infestazione 10%), a 1,5 (infestazione al 15%) fino a 3,4 (infestazione al 100%). Non è sempre noto, però, che vi è anche una correlazione inversa tra contenuto di flavonoidi e polifenoli nell'oliva e percentuale di infestazione, come dimostrano i due grafici presentati nell'articolo.

Particolarmente complicata si presenta la situazione per gli olivicoltori che operano in regime biologico. I classici metodi di attract e kill sono infatti insufficienti a contrastare le infestazioni, rendendosi necessario un altro sistema di lotta, larvidica, basato su azadiractina, unico principio attivo translaminare approvato in biologico su olivo. In regime convenzionale si possono utilizzare dimetoato e imidacloprid, fosmed o spinosad. E' consigliabile continuare con i controlli settimanali, con campionamento di 100 olive per appezzamento, almeno fino alla fine di ottobre in presenza di temperature intorno ai 20 gradi centigradi durante il giorno.

Questa sarà anche un'annata con un notevole commercio di olive. Un occhio allenato stima abbastanza velocemente il grado di infestazione di olive conferite o vendute. Oltre alle punture e ai fori di uscita, la colorazione traslucida di certe zone dell'epicarpo, è un indizio di olive non perfettamente sane. Anche per i più esperti, però, potrebbe risultare complicato in presenza di infestazioni molto tardive, con larve poco sviluppate. In fase di campagna può risultare scomodo e troppo lungo far eseguire dei campionamenti sulle olive. Per fortuna la tecnologia viene in aiuto e in particolare la spettroscopia NIR. I costi di tali attrezzature si sono notevolmente abbassati negli ultimi anni e questa tecnologia è ampiamente utilizzata in Spagna, per esempio per misurare il contenuto in olio delle olive. Una ricerca dell'Università della Tuscia ha però scoperto che il NIR è anche utilizzabile per rilevare i danni da mosca delle olive. Lo studio coordinato da Roberto Moscatti ha permesso di mettere a punto un metodo che permette un errore totale del 6%, falsi positivi pari al 12%. Il NIR viene utilizzato in abbinamento a un algoritmo genetico per la selezione delle funzioni (da 2 a 6 lunghezze d'onda) in combinazione con l'analisi discriminante lineare (LDA) e analisi discriminante quadratica (QDA). Ci auguriamo che il metodo venga migliorato ulteriormente per limitare ancor di più il margine di errore.

Occhio a Bactrocera oleae, dunque. Non tutto è perduto ma ora è il momento di prestare la massima attenzione.

di Alberto Grimelli

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Commenti 1

Sergio Enrietta
Sergio Enrietta
14 settembre 2014 ore 11:14

Già, perchè quest'anno, per me che ho la fortuna di avere gli olivi in Roceja TO a 650/700, mt slm la Bactrocera è episodica.
Vista qualcuna nel 2007, mezzo disastro nel 2011, con praticamente niente negli intervalli.

Quindi è evidente che ancora di più mi interrogo di come si possa passare da zero lo scorso anno, al disastro annunciato di questo anno.

Già con olive appena formate vedevo le mosche sulle trè varietà più precoci: Ascolana tenera, Carolea, e ? (etichetta farlocca), benchè queste tre varietà erano sparse tra la cinquantina di altre nell'oliveto, era facilissimo andare a colpo sicuro sulle tre varietà testimoni per vedere le mosche ispezionare, baciare, bucare le olive.

Era sorprendente la facilita con cui si vedevano sulle tre varietà e praticamente niente sulle altre.

La trappola test che, dopo, fu piena di mosche, all'epoca non aveva ancora catturato una sola mosca.

Quindi, l'abitudine dei nonni della pianta test, direi che non solo è ancora valida, ma di più, se io avessi catturato tutte le all'epoca poche mosche, sopravissute all'inverno avrei quasi certamente dato un bel colpo all'infestazione.
Dico questo perchè il mio oliveto stà praticamente isolato da altri olivi singoli per km.

Io sono maniaco nel non fare trattamenti di alcun genere, quindi catturavo le mosche con le mani sulle piante testimone (le mie piante, meglio, cespugli sono piccole e non necessitano di scale) era facile prenderne anche una decina in mezz'ora.

Poi cominciai a vederle su Frantoio, nel frattempo, e queste mi erano sfuggite, le prime olive tarlate di Coratina, quindi se ancora prima, avessi ben verificato avrei visto su Coratina le prime mosche, ma io all'epoca dormivo sonni tranquilli, preoccupato solo da possibili grandinate.

Dopo circa un mese e mezzo di scoramento e rassegnazione: "Farò l'olio Vermicello", ma io no tratto, mi sono convertito parzialmente, ho spruzzato l'interno di 300 piatti usa e getta con Spintor Flay e appesi capo in giù sulle piante cariche.
Ho così rispettato il mio principio di non trattare le piante, per ora ho risparmiato prodotto, se piove stando coperto non viene dilavato, nel ripetere il trattamento, non dovrei perdere il principio ancora attivo ma solo ricoprirlo con altro, e a fine stagione ritirando i piattini recuperare tutti i residui.

Per quest'anno "vermicello" sarà, però se nei prossimi anni starò attento alle piante testimone e subito posero i piatti, forse riuscirò a risolvere almeno parzialmente il problema, visto la grande opportunità che ci da la finestra iniziale in cui le capostipiti stanno tutte raccolte su poche varietà.
Altra constatazione, le ho viste nutrirsi nel mio frutteto, su mele e pere bucate da uccelli, e sono quasi certo che prima si sono nutrite sulle dieci varietà a maturazione progressiva per due mesi di ciliege, nonchè sui fichi fiore che quest'anno erano anche infestati di afidi.

Ultima, mentre all'inizio era facilissimo catturare le mosche manualmente, parevano domestiche e non use allo spavento, forse perchè vecchie, con le ultime generazioni non mi riesce di acchiapparne neppure una, appena avvicino la mano scappano più lontano.

Secondo me partendo anche da queste basi potrò fare di più per combatterle il prossimo anno, anche se spero in un inverno il giusto rigido, al contrario di quello passato, che, non c'è stato, per ricreare i giusti equilibri.
Occhio alla mosca e saluti
Sergio