L'arca olearia 30/05/2014

Olio extra vergine d'oliva italiano a 4 dollari al litro negli Stati Uniti. Ma che, scherziamo?

In America è il far west, tra Italian sounding, inerzia della Food and Drug Administration e corsa al ribasso del prezzo. Per gli importatori della verà qualità Mede in Italy “è una catastrofe” perchè con l'innamoramento degli americani per l'olio d'oliva sono arrivate anche le frodi


Gli americani usano l'olio di oliva e ne usano sempre di più.

Gli americani si sono innamorati.

Bene, direte voi. Mica tanto, diciamo noi.

Perchè con l'innamoramento arrivano le frodi. Infatti, il 97% dell'olio extra vergine consumato negli USA è importato, solo il 3% è prodotto in California.
E dove è prodotta questa quantità enorme di olio importato? In Italia, naturalmente. O almeno, così dicono le etichette. L'Italian sounding invade il mercato e l'olio etichettato come Extra Virgin Olive Oil e 100% italiano è venduto a prezzi bassissimi, negli Stati Uniti.

Noi siamo Gustiamo, Inc. e da 14 anni importiamo prodotti italiani di alta qualità negli Stati Uniti. Siamo nel Bronx e vendiamo a chef e negozi, e anche ai privati che ordinano dal nostro sito gustiamo.com .

Noi crediamo che il problema dei prodotti falsi italiani sia un problema enorme e in continua crescita. Il Made in Italy tira sempre di più. Il prodotto italiano è considerato sempre più cool, ti fa vivere una vita glamour ed elegante. L'Italia, secondo gli americani, fa prodotti che fanno anche bene alla salute.

E poi, se mangi italiano parli anche di tradizioni, famiglia, e cultura. Il Made in Italy, oggi, in America, è sempre più apprezzato e richiesto da tutti. Quindi, lo trovi dappertutto. Ma a prezzi sempre più bassi.

Mi ricordo che quando venivo negli Stati Uniti da turista, facevo sempre una scappata al supermercato. Come era buffo vedere tutte quelle confezioni con nomi italiani che di italiano non avevano nulla!

Ora che ho l'onore di rappresentare negli Stati Uniti i veri prodotti italiani, l'Italian Sounding non è più buffo. E' una catastrofe.

Gli oli sugli scaffali sono tutti "Extra Virgin" e, per la stragrande maggioranza, sono fatti in Italia. Basta mettere sull'etichetta una cartina dell'Italia, un nome di fantasia italiano e scrivere che è fatto in Italia, e il gioco è fatto.

Tanto, chi controlla? In alcuni (pochissimi) casi, la provenienza delle olive è scritta sul retro dell'etichetta, ma si può leggere solo con la lente di ingrandimento.

I prezzi bassi sono un mistero. Ma come fanno? Perfino Wholefoods, la benemerita catena di supermercati di prodotti organici, vende una bottiglia di olio con etichetta "365" (il private label di Wholefoods) "Extra Virgin 100% Italian" a 7,99 dollari, cioè 5.70 euro.

E non si tratta di un'offerta speciale. E' da settembre scorso che il prezzo di quest'olio extravergine di oliva italiano è 7.99 dollari. Un prezzo bassissimo, se consideriamo anche i costi di trasporto in America, la dogana, la bottiglia, le etichette, il margine di profitto e tutto il resto. Anche considerando lo sconto quantità (immagino che Wholefoods compri quantità immense, per soddisfare i suoi 450 supermercati in tutti gli Stati Uniti), come è possibile produrre un olio in Italia a così basso costo?

La situazione degli oli sugli scaffali dei supermercati e dei negozi è sotto gli occhi di tutti.

Non tutti, invece, hanno accesso nelle cucine dei ristoranti americani.

Qui, la situazione è veramente disperata.

La maggior parte degli chef non usa olio extra vergine d'oliva, oppure compra un extravergine finto. La solita storia. Nelle cucine vediamo latte di olio con nomi italiani di fantasia, con la scritta extravergine, con la scritta "made in Italy", ma di extravergine e di italiano noi pensiamo abbiano molto poco.

Perché lo pensiamo? Perché i prezzi di questi oli sono bassissimi. Una latta di olio extra vergine di oliva "fatto" in Italia può costare anche 4 dollari a litro, consegna al ristorante inclusa, naturalmente. Ma come è possibile? 4 dollari sono 2.85 euro! E stiamo parlando dei migliori ristoranti negli Stati Uniti. Se loro sono abituati a pagare un litro d'olio 4 dollari, figuriamoci cosa usano gli altri ristoranti di più basso livello, che sono la stragrande maggioranza.

Stiamo parlando di quantità enormi di olio che passa per italiano nelle cucine dei ristoranti in America, ma italiano non può assolutamente essere.

Sono 14 anni che facciamo questo lavoro e ancora non abbiamo capito se esiste una legislazione che regoli, in America, l'olio extravergine di oliva. Nell'ultimo mese, a Gustiamo sono venuti tre diversi ispettori della Food and Drug Administration in tre momenti diversi a vedere tre diverse spedizioni che avevamo ricevuto.

Non hanno mai controllato l'olio.

Ogni volta, alla fine della loro ispezione, chiedevamo: quali sono le procedure che dovete seguire per l'olio extravergine di oliva? Tutte e tre le volte la risposta è stata sempre: nell'etichetta ci vuole il nome del prodotto in inglese, il peso della confezione in once, e il nome dell'importatore americano o di qualcuno in America che sia responsabile. Ah, ci vuole anche la tabella dei valori nutrizionali. (Ma chi legge mai i valori nutrizionali?)

Tutte le volte abbiamo chiesto: ma se invece di olio ci fosse acqua? A chi spetta controllare? A quel punto, gli ispettori alzano gli occhi al cielo, sorridono, salutano e se ne vanno.

E le autorità italiane? C'è qualcuno che controlla? A chi dovrei chiedere?

di Beatrice Ughi

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Commenti 7

Nancy Harmon Jenkins
Nancy Harmon Jenkins
02 giugno 2014 ore 16:14

Ho letto quello che ha scritto Beatrice e voglio dire che sono completamente d'accordo. E un peccato che il grande mercato rappresentato in America non conosce--e qualche volta, devo dire, non vogliono conoscere--cos'e l'olio buono. E una sfida grande per tutti noi che vogliono dare forza al'olio genuino, specialmente quello italiano.
Ho scritto un libro sul'olio e sulle miei esperienza studiando, facendo, assagiando l'olio, e finalment in cucina con l'olio buono. Esce in gennaio prossimo (casa editrice Houghton MIfflin) e spero che avra un influenza positiva. Nel frattempo, bisogna lavorare costantamente. Ho visto ieri che anche "La Cucina Italiana" dice che meglio non cuocere con extra-vergine, come hanno fatto generazione di cuochi e chefs italiani e da ogni parte del mondo mediterraneo.
Scusa per una risposta lunghissima ma e importante.
Tanti saluti,
Nancy Harmon Jenkins

Edo Santo
Edo Santo
31 maggio 2014 ore 22:21

Purtroppo questo e' la realta' qui e non c'e' molto sopporto per combatterrlo. I grandi distributori in America dominano la maggior parte del mercato e di solito non se ne fregano la qualita', l'integrita' e l'autenticita' del prodotto. Fare soldi e' la cosa piu' importante sia per questi distributori sia per la maggior parte dei supermercati e ristoranti americani. Ci dobbiamo impegnare tutti quanti per cambiare sia il mercato che la cultura d'olio americano e difendere il "made in Italy" nel mondo che viene sempre piu' e piu' sfruttato.

Danielle Aquino Roithmayr
Danielle Aquino Roithmayr
31 maggio 2014 ore 19:27

Il problema espresso in questo articolo non va certamente sottovalutato. Non ho molta fiducia nelle autorita' governative. Le aziende che fanno questo genere di prodotti sono molto potenti, la soluzione e' provare ad influenzare il consumatore finale. Tutti noi parliamo di educare il consumatore, ma come dobbiamo fare? Secondo me, ci vuole e' una educazione in larga scala.

Salvatore  A
Salvatore A
31 maggio 2014 ore 17:53

Credo che la soluzione migliore a situazioni del genere sia quella di creare una vera e propria associazione americana con lo scopo di certificare i prodotti di qualità italiani. In USA non credo che esistano le denominazioni controllate pertanto si andrebbe a coprire un gap fondamentale per aiutare il consumatore consapevole ad acquistare ciò che vuole. Infatti, il problema non è che venga venduto olio scadente o addirittura non italiano per tale, ma che il consumatore non abbia le armi per capire che sta acquistando solo l'illusione del made in Italy. I principali importatori si riuniscano, scelgano un laboratorio di analisi organolettiche, scelgano un logo, lo registrino in USA, creino uno statuto essenziale e poi comincino a dare la possibilità di usare quel marchio nelle etichette dei prodotti autentici ed qualitativamente rientranti in certi standard prestabiliti in modo coordinato con le autorità di controllo italiane. Secondo step, rendere di dominio pubblico l'intera operazione e nell'arco di qualche anno la nostra cara massaia americana "Jane Brown" o il Sig. "Bob Smith" della porta accanto andranno al supermercato con la consapevolezza che l'olio "la bella Toscana del Sole mio" senza bollino di qualità certificata non è nemmeno paragonabile all'olio dei freni della Vespa Piaggio.
Infine penso che basti fissare un appuntamento con il Consolato italiano per avere un tramite ed ottenere il patrocinio del Ministero dell'agricoltura o almeno delle regioni più importanti come Sicilia, Toscana, Liguria, Puglia e Lazio. Non aspettatevi che ciò venga fatto dall'Italia. Se fossimo in grado di attuare cose così basilari non saremmo certamente una delle principali Nazioni europee a costante rischio default. A noi lasciateci organizzare l'Expo 2015 così facciamo entrare un po' di mazzette nelle casse dei politici..."Viri u mari quant è bello, ah sto sole sto mareee!"

hans suter
hans suter
31 maggio 2014 ore 12:42

"come è possibile produrre un olio in Italia a così basso costo?" perché non lo chiede alla GDO in Italia. Billa ho oggi sul volantino un extravergine per 3 €. http://www.tuttiprezzi.it/billa.html

marina colonna
marina colonna
31 maggio 2014 ore 11:31

Finalmente un'analisi corretta e purtroppo veritiera. Oltre al problema della totale mancanza di controlli da parte del sistema , c'è anche la questione del gusto. Se l'acquirente, abituato ad un olio extra vergine "fabbricato" cioè non di diretta molitura di olive sane e raccolte in giornata ma di miscele di vari oli , con un gusto dolciastro quando non è addirittura rancido, non ha la possibilità di assaggiare prima dell'acquisto, non potrà mai comprendere la grande differenza di gusto oltre che di prezzo fra un olio ottenuto da miscele di vari oli che hanno subito anche una deodorazione chimica (eliminazione dei difetti di base per oli di scarsa qualità) e un olio prodotto da olive. Questo imbastardimento del gusto è un elemento che contribuisce ad aumentare la confusione. Il fattore primario comunque è il prezzo: la spia si dovrebbe accendere quando il prezzo / bottiglia è intorno ai 7,5 € allora vuol dire che è un prodotto manipolato e non genuino . è chiaro che le multinazionali possono giocare sui numeri e volumi (e abbattono i prezzi unitari) ma sono anche quelli che frodano il consumatore con artifizi industriali e/o la manipolazione del gusto "preparato ad personam" in funzione delle caratteristiche del mercato.
Questi messaggi dovrebbero essere dati ai consumatori ....
Non ci dimentichiamo poi del fattore salute: tutti gli ingredienti dell'extra vergine sono costituiti da polifenoli, vitamine , omega3 e omega6, che aiutano la prevenzione contro le malattie degenerative e cardiovascolari.
Ed infine non ci dimentichiamo dei sacrifici che le piccole aziende di filiera corta affrontano per assicurare un prodotto genuino e tracciato, senza manipolazioni e frodi lungo il processo produttivo . Incredibile ma vero: sono proprio le piccole aziende quelle più tartassate dai controlli !!!

ferdinando de marte
ferdinando de marte
31 maggio 2014 ore 08:36

Secondo me, si dovrebbe istituire un comitato prezzi dell'olio di oliva extra vergine italiano che ad ogni inizio campagna si riunisca è stabilisca un prezzo minimo per l'olio extra vergine di oliva "ITALIANO" al di sotto del quale non si può scendere ed esempio :
Costo dell'olio sfuso al Kg. Euro 3.00 X 0.916 = costo litro 2.75
costo litro 2.75
costo confezionamento 0.50 (comprensivo imballaggi e lavoro)
primo costo 3.25
ricarico del 40% 1.30
primo prezzo di vendita 4.55
quindi il comitato stabilisce e comunica ai mercati che chi acquista olio al di sotto di Euro 4.55 non è olio di oliva extra vergine Italiano.