L'arca olearia 20/07/2013

Ecco perchè è meglio far da sé che cercare "aiuto" dalle istituzioni. L'Umbria scivola sull'olio d'oliva

Ecco perchè è meglio far da sé che cercare "aiuto" dalle istituzioni. L'Umbria scivola sull'olio d'oliva

L'extra vergine di una delle regioni maggiormente rinomate viene trattato come il servo sciocco e relegato tra i condimenti, stretto nella morsa tra il patè d'olive e quello di fegatini di pollo. E' così che si vuol fare cultura olivicola per appassionati e turisti?


Per l'Umbria l'olio extra vergine vale tanto quanto il patè d'olive e quello di fegatini di pollo.

La regione che si fa vanto di avere la capitale oleicola d'Italia, Trevi, tratta quello che dovrebbe essere il suo prodotto principe alla stregua di un servo sciocco.

Pare impossibile ma è la triste realtà.

Per averne conferma basta scaricarsi l'app “Enogastronomia”. E' assolutamente gratuita e facilmente reperibile sia per Android sia per Iphone. Armatevi di pazienza quando andrete a scaricarla. Si tratta di un po' più di 40 Mb di programma, Non proprio un peso piuma. Per vederla finalmente installata sul proprio telefonino, tra errori di download e vari tentativi, ci si può impiegare quasi un'ora e mezza. La ricompensa valeva l'attesa.

Bisogna riconoscere che la struttura dell'app è buona. Facilmente navigabile e immediatamente comprensibile. Il menu comprende quattro categorie: ricette, vino, territorio, prodotti.

E' immediata quindi la sgradevole sorpresa di non ritrovarsi l'olio al pari del vino, come prodotto di punta dell'enogastronomia umbra. L'extra vergine si conferma il parente povero.

Peccato, ci saremmo aspettati un'attenzione diversa dalla regione che alla BIT, ovvero la Borsa del turismo a Milano, ha portato un vero olivo definito, in un comunicato stampa, “vero simbolo dell'Umbria” e divenuto punto focale dello stand.

Immaginiamo che chi ha organizzato la presenza della regione umbra alla Bit e chi ha supervisionato l'app “Enogastronomia” lavorino in dipartimenti molto distanti, anche geograficamente.

Non si spiega altrimenti che il “vero simbolo dell'Umbria” non sia non solo al pari del vino ma neanche nel sottomenu prodotti. Per trovarlo occorre scavare ancor un po' di più e arrivare alla voce condimenti. E' qui che si trovano le poche e scarne righe dedicate all'olio extra vergine umbro.

Naturalmente in poche battute sono pure riusciti a buttarci nel mezzo uno strafalcione, così, tanto per completare l'opera.

Riportiamo la descrizione completa dell'extra vergine. Divertitevi pure nella caccia all'errore:

Se c'è una pianta che forse più di tutte le altre è in grado di caratterizzare le colline umbre questa è l'ulivo. Non è un caso che i confini regionali coincidano esattamente con quelli della Denominazione ad Origine Protetta, caso unico in Italia. Gli ulivi coltivati in Umbria godono infatti di particolari condizioni climatiche che consentono una maturazione del frutto molto lenta, tale da provocare un tasso di acidità estremamente contenuto. A questi dati va tuttavia aggiunto il fondamentale contributo dell'uomo, dalla raccolta delle olive a tutto il processo di lavorazione. E' grazie alla grande esperienza dei tanti frantoi sparsi su tutto il territorio che oltre il 90% della produzione sia destinato ad olio extra vergine di oliva. Consigliato per le sue capacità benefiche, dalla ricchezza di grassi monoinsaturi alla presenza di sostanze antiossidanti, è un condimento capace di adattarsi agli usi più differenti tanto da essere identificato come l'ingrediente che più caratterizza la cucina italiana nel mondo.

E' grazie alla lenta maturazione che gli oli umbri hanno basse acidità, secondo gli sconosciuti autori del pezzo. E noi che abbiamo sempre pensato che fosse un'attenta gestione agronomica, in particolare nel controllo della mosca e in una raccolta precoce, oltre alla frangitura scrupolosa e in tempi rapidi. E' troppo aspettarsi una cura dei dettagli da tecnico ma almeno evitare certi errori sarebbe utile se si vuole fare cultura di prodotto.

A proposito di cultura. Cosa comprende delle caratteristiche dell'olio umbro l'appassionato che leggesse quelle poche righe? Assolutamente nulla oltre alla presenza della Dop. Il resto è infatti contorno che ben si adatterebbe a qualsiasi altro contesto, territorio od olio extra vergine. Forse che l'Umbria non ha nulla più da comunicare oltre alla storia e a quattro torrioni? Forse che, anche sul fronte della qualità, è stata superata da regioni, come Puglia e Calabria, più rinomate per la quantità? Sarebbe ingeneroso sostenerlo visto che vi sono giovani produttori non più legati alla consuetudine che "l'olio e' buono perché è umbro...", ma che si impegnano nella ricerca nell'uliveto, nella estrazione, ma anche nel marketing e nella gestione consapevole dei social network, alla ricerca della costruzione di un proprio mercato e di una commercializzazione del prodotto consapevole e non solo casuale.

Ecco perchè siamo ancor più spazientiti da un'altra affermazione contenuta. Non vogliamo neanche capire perchè gli autori abbiano dovuto far sapere al mondo che in Umbria si produce anche olio lampante o comunque di più scadente qualità. Una verità risaputa, tra gli addetti ai lavori, ma perchè reclamizzarla? Non si tratta di occultare la verità ma solo di mettere sotto i riflettori il lato migliore, quello delle aziende di eccellenza che vincono premi e sono conosciuti nel mondo.

Naturalmente, a proposito di premi oleari, che l'Umbria ospiti due tra i più antichi e prestigiosi concorsi è passato assolutamente inosservato.

Avrete anche sicuramente notato che non c'è il minimo accenno non solo alle caratteristiche organolettiche dell'olio umbro, e quindi agli abbinamenti più idonei, ma neanche una battuta alle varietà tipiche dell'Umbria. Naturalmente tutt'altra attenzione è stata dedicata al vino che, per ogni vitigno, e sono ben nove, ha una scheda dedicata con tanto di accenni storici e Doc/Docg che ne contemplano l'uso, oltre a molte altre informazioni.

Sembra quasi che gli autori si fossero dimenticati dell'olio e, per rimediare, l'abbiano inserito all'ultimo minuto e in tutta fretta nell'app. Fosse così, per la prossima volta, chiediamo una cortesia: dimeticatevene del tutto. L'olio extra vergine umbro ve ne sarà grato.

Chi fa da sé fa per tre e i produttori umbri si scoprono, oggi, un po' più soli, purtroppo.

Nel frattempo ci auguriamo che chi di dovere della regione Umbria intervenga e presto. Una app, per fortuna, è migliorabile e facilmente modificabile. Un restyling si impone, e in fretta, augurandoci che le associazioni olivicole del territorio siano un po' più attente. L'app è in circolazione da un mese nel silenzio più assoluto.

Chissà che cosa ne penseranno infatti i tanti villeggianti stranieri che consultassero questa guida. Dimenticavamo infatti di dirvi che è anche in inglese. Ovvero come farci del male a livello internazionale.

di Alberto Grimelli, Maurizio Pescari

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Commenti 4

NICOLA BOVOLI
NICOLA BOVOLI
21 luglio 2013 ore 13:13

Errare è umano...perseverare è diabolico! Speriamo che le aurorità preposte accolgano il vostro invito e provvedano al più presto a correggere l'applicazione.

Nicola Ferraro
Nicola Ferraro
20 luglio 2013 ore 15:45

Ecco questa è la conseguenza della trascuratezza dei nostri tecnici italiani che vaano all'estero a lavorare mentre nei posti chiave di tutto il territorio italiano vanno solo i raccomandati che sanno fare solo una cosa, percepire lo stipendio a fine mese. L'Olivicoltura italiana è in mano a pochi contadini che hanno una scarsa cultura di come si allevano le piante di ulivi,di come si raccolgono le olive e di come si produce un ottimo olio di oliva extravergine. Come si può fare quando nelle associazioni olivicole ci sono solo professionisti che occupano il posto per amicizia e stanno li, oltre a prendere lo stipendio a razzolare e costringere gli olivicoltori a passar loro le pratiche di aiuti comunitari. Non fanno ricerche e l'olivicoltura italiana è ancora al tempo dei Borboni. Non si venga a dire che lo stato non interviene per risollevare l'attività olivicola e di tante altre colture.Quando alla direzione ci sono solo professionisti che hanno preso la laurea solo con le amicizie dei loro genitori. Allora dico io muoviamoci, prendiamo in mano la situazione ed assieme facciamo ricerca, rinnoviamo gli impianti, rinnoviamo il modo di raccolta e frangiture delle olive per dare un senso a coloro che hanno ancora la volontà di fare agricoltura. COLAMAIS

Alberto Grimelli
Alberto Grimelli
20 luglio 2013 ore 08:39

Gentile Sig. Laureti,
né il Dott. Pescari, che è umbro, né il sottoscritto hanno mai avuto la minima intenzione di denigrare l'Umbria o la sua gente.
Non bisogna però confondere rispetto e stima per un territorio e chi vi abita, con la censura o l'autocensura.
Abbiamo dato una notizia, vera, reale e verificabile. Gli errori, piaccia o no, ci sono tutti. L'extra vergine, piaccia o no, è stato trattato con una superficialità disarmante.
La segnalazione degli errori permette di rimediare e chissà che la versione 2.0 dell'app non contenga qualche correzione e che l'extra vergine non goda di maggiore considerazione.
Questo è lo spirito dell'articolo.
Sarebbe stato molto più semplice, mi creda, anziché entrare nel merito dell'app, valutandone i vari aspetti, fermarsi alla superficie. L'app emargina l'extra vergine? Giù bordate contro i politici, i burocrati e lo spreco di denaro pubblico. Molto facile, così, strappare qualche applauso. Distruggere è molto più semplice che costruire o aiutare a costruire.
Condivido che l'Umbria è un territorio ricco e bello da vivere.
Le porte d'accesso all'Umbria, prima ancora di viverla e apprezzarne le caratteristiche, sono gli strumenti promozionali, quale è, a tutti gli effetti l'app “incriminata”. E' attraverso strumenti come questi che si ha un primo impatto con la regione. E' anche attraverso strumenti come questi che i turisti scelgono la loro destinazione o i consumatori quali prodotti acquistare. Sottovalutarne l'importanza è molto pericoloso e rimediare, nel futuro, potrebbe essere molto più oneroso.
Cordiali saluti
Alberto Grimelli

Leonardo Laureti
Leonardo Laureti
20 luglio 2013 ore 00:57

Questo post è vergognoso... Prendere in giro un territorio solo perché in un app ci sono scritto strafalcioni (come se tutto ciò che è scritto su Teatro Naturale fosse la verità assoluta)... Si deve entrare in punta di piedi nei territori, conoscere la gente, ascoltarla, viverci... Cari autori, lasciate perdere le app, venite in UMBRIA che è molto più bello!