L'arca olearia 14/07/2012

Basta chiacchiere, nasce il Comitato produttori olivicoli alchil esteri 75

Basta chiacchiere, nasce il Comitato produttori olivicoli alchil esteri 75

Non è vero che tutti i produttori d'olio vivano tra le nuvole. In Puglia, in contrapposizione ai presunti difensori del comparto oleario, di cui si fa portabandiera la senatrice Mongiello, si reagisce attraverso un movimento di opinione. Obiettivo: evitare danni irreparabili


La storia è già nota. C’è una signora di nome Colomba, e di cognome Mongiello, che d’un tratto s’è scoperta una vocazione oliandola. In realtà, nonostante sia a tutti gli effetti una senatrice della Repubblica italiana, al di là di questo pur prestigioso ruolo – e non se ne abbiano i suoi elettori, perché qui non è questione di destra, centro o sinistra – lei di olio, e di tutto ciò che riguarda il comparto, non ne sa nulla. E’ solo una orecchiante. Si sta solo prestando a ricoprire un ruolo, giusto per la gloria, o comunque per non passare inosservata, ma lo fa senza esserne tuttavia all’altezza, senza soprattutto prestare la minima attenzione a ciò che dice il settore reale, fatto da chi nel mondo dell’olio ci lavora per davvero.

Le conseguenze che possono scaturire dal disegno di legge 3211 – dal titolo “norme sulla qualità e trasparenza della filiera degli oli vergini” – possono portare a danni seri e forse anche irreparabili. Proprio per questo si è venuto a creare un movimento di opinione che ha prodotto nel frattempo un documento ben circostanziato, avvalendosi peraltro di figure importanti e autorevoli, quali il professor Lanfranco Conte e il dottor Giorgio Cardone, scesi in campo pur di difendere le sorti di un comparto olivicolo e oleario italiano lasciato nell’incertezza più totale.

Al centro del dibattito, dunque, vi è un disegno di legge che ha destato non poche perplessità e timori, al punto da spingere alcuni soggetti di buona volontà a costituire un Comitato produttori olivicoli alchil esteri 75. Non si contesta lo spirito, ma la sostanza di quanto contenuto nel disegno di legge.

Per affrontare temi così delicati, è necessario ascoltare prima i professionisti e solo successivamente procedere con la stesura di un testo. Il fatto è che ben altri sarebbero gli strumenti di difesa e valorizzazione dell’olio extra vergine di oliva taliano, rispetto a quanto emerge dal Dl Mongiello. Lo sostengono con energia ed efficacia gli aderenti al neo costituito Comitato.

Il fatto è che il danno che il disegno di legge apporterebbe all’olivicoltura della Regione Puglia sarebbe “significativo e irreparabile”. Le osservazioni da parte del Comitato si concentrano in particolare sugli articoli 2 e 3.

Per rendere nota a tutti tale problematica, ho pensato bene di riportare alcuni stralci tratti dal documento che il Comitato produttori olivicoli alchil esteri 75 ha presentato alla Commisione agricoltura e produzioni agroalimentari del Senato.

Ho trovato necessario farlo perché è inaccettabile che si sentano solo le voci dei soliti noti. Sì, perché l’olivicoltura la fanno coloro che scendono quotidianamente in campo e si sporcano le mani, non certo coloro che la osservano dal di fuori, gestendone solo la burocrazia.

Riguardo infine alla signora Mongiello, tempo fa ricevetti una sua email, che ho prontamente pubblicato su Teatro Naturale. Ho preferito non risponderle pubblicamente per evitare una mia risposta severa e polemica. Ho preferito scriverle in via riservata per invitarla a sentire le mie ragioni e cercare di capire insieme con lei il da farsi. Niente. Il silenzio più totale.

In privato le scrissi chiedendole in particolare di ricevermi a Roma, organizzando un incontro con lei e gli altri componenti della Commissione. Avrei portato con me olivicoltori e frantoiani veri, non certo quelli schierati, sventolanti bandiere a comando.

Ora, mi chiedo e vi chiedo: con tutti i mezzi che ha a disposizione, potrebbe mai meritare una pur formale stima una senatrice della Repubblica italiana che nemmeno si scomoda di rispondere?

 

QUESTIONE PANEL TEST

(Nel Dl Mongiello 3211 ) viene affrontata l’esigenza di dare maggiore valore probatorio al Panel Test per la verifica delle caratteristiche organolettiche attraverso indicazioni procedurali che ne dovrebbero rafforzare la certezza dei risultati ottenuti.

A tal proposito si fa notare che attualmente gli organismi ufficiali preposti dal legislatore ai controlli (Dogane e Repressione frodi) applicano già le procedure indicate nel predetto art. 2. e ciò sin da quando il Panel Test, in forza del Reg. CEE 2568/91, è stato incluso tra le prove obbligatorie che è necessario eseguire per la classificazione degli oli vergini di oliva.

Le prove di degustazione degli oli di oliva sono eseguite seguendo le procedure indicate dal Consiglio Oleicolo Internazionale e coincidono con quelle riportate nei diversi punti dell’art. 2.

E’ pur vero che il Metodo del Panel Test, valutato a distanza di più di venti anni dalla sua introduzione e applicazione, spesso si mostra debole e inaffidabile e non fornisce certezza sul risultato.

Spesso accade che i Panel ufficiali di prima istanza e di revisione diano giudizi contrastanti sulla categoria merceologica da attribuire al medesimo campione analizzato e/o giungono a identificare difetti diversi con intensità diverse.

Circostanze di tal stregua si pongono in contrasto con l’esigenza della certezza necessaria a conferire valore probatorio alla valutazione organolettica.

E ancora:

Il metodo del Panel Test per la classificazione degli oli vergini di oliva si basa sulla valutazione di un gruppo di componenti esperti (minimo otto, massimo dodici) che si riuniscono coordinati da un capo Panel.

I giudizi espressi dai singoli componenti del gruppo di assaggio vengono successivamente valutati statisticamente. I risultati ottenuti utilizzando questo metodo hanno dimostrato di possedere un alto livello di affidabilità soprattutto quando oggetto di valutazione sono oli vergini con fruttato verde che non rivelano difetti oppure i cui difetti presentano una intensità tale da essere ben evidenti/inequivocabili.

Invero, il metodo non risponde con la necessaria certezza quando si valutano oli extra vergini dal fruttato maturo o oli che hanno perso buona parte del fruttato iniziale in quanto confezionati da parecchi mesi.

Pertanto per conferire maggiore valore probatorio a questa metodologia serve acquisire la possibilità di confermare, attraverso l’analisi strumentale della componente aromatica degli oli vergini analizzati, la presenza/assenza di eventuali difetti.

Sono dunque state avviate operazioni di studio e ricerca finalizzati alla messa a punto (con successiva validazione e ufficializzazione) in grado di individuare e quantificare l’eventuale difetto presente.

Questo progetto e sperimentazione coinvolge la Società Italiana per lo studio delle Sostanze Grasse, le Università di Udine, Perugia, Bologna.

Lo scopo è quello di conferire maggiore forza e credibilità al Panel Test affinché possa ottenere il carattere probatorio che viene richiesto dal ddl Mongiello.

 

QUESTIONE ALCHIL ESTERI

(Con il Dl Mongiello 3211 ) viene richiesto di portare il valore massimo ammissibile degli alchil esteri a 30 mg/kg per gli oli che in etichetta indicano l’origine italiana con la conseguenza che il superamento di tale limite impedirebbe di riportare in etichetta indicazioni di tal stregua.

Orbene, se passasse questa disposizione di Legge, gli oli extra vergini prodotti nel sud della provincia di Bari, nelle zone della provincia di Brindisi e nel Salento, benché ottenuti da ulivi effettivamente presenti sul territorio nazionale e spesso in zone caratterizzate da vaste distese di Ulivi Secolari, avrebbero grossi problemi a poter inserire in etichetta la provenienza italiana. Gli stessi problemi si presenterebbero per gli oli extra vergini prodotti in alcune zone della Calabria e del Cilento.

Il limite massimo degli alchil esteri ( 75 mg/kg) attualmente vigente è stato stabilito per gli oli extra vergini di oliva da regolamentazione comunitaria.

Rispetto allo stesso, si è osservato che i valori riscontrati nelle ultime tre campagne di produzione in Puglia presentano una variabilità notevole: valori bassissimi per oli ottenuti dalla varietà coratina; più alti per gli oli extra vergini provenienti da cultivar diverse come quelle dalle quali si ottengono oli più dolci.

Si parte da un minimo di 3-5 mg/kg fino a sfiorare i 30 mg/kg per le produzioni del sud est barese, del brindisino e del Salento.

Si consideri che non è stato ancora possibile valutare con certezza la stabilità di questo parametro ovvero la sua attitudine a subire variazioni nel tempo. Vero è che oli extra vergini di oliva che al momento della produzione presentavano valori di alchil esteri intorno ai 20 mg/kg, a distanza di nove dieci mesi, sottoposti a nuove analisi hanno evidenziato valori intorno a 45/50 mg/kg.

Sulla possibilità dell’incremento del valore degli alchil esteri sono al momento in corso verifiche da parte della SISSG (Società Italiana per lo Studio delle Sostanze Grasse).

In attesa del completamento degli studi e del monitoraggio, fino al conseguimento di risultati che posseggano la necessaria autorevolezza scientifica, a parere di chi scrive dunque, l’attuale limite massimo degli alchil esteri ( 75 mg/kg) così come stabilito per gli oli extra vergini di oliva dal legislatore comunitario deve essere confermato e mantenuto.

 

ALCUNE RIFLESSIONI

Le produzioni italiane di olio extravergine di oliva sono insufficienti per il fabbisogno nazionale. Si pone dunque l’esigenza di importare olio da altre nazioni.

Ciò rende opportuna l’intensificazione dei controlli su questi olii importati;

sotto il profilo della valutazione organolettica è necessario sostenere la sperimentazione condotta della Società Italiana per lo studio delle Sostanze Grasse, dalle Università di Udine, Perugia, Bologna sul metodo di analisi strumentale della componente aromatica degli oli vergini;

in merito al parametro degli alchil esteri è necessario condurre un lavoro scientifico di ricerca sulla dinamica della crescita dei relativi valori anche alla luce del monitoraggio effettuato da enti privati come il laboratorio di analisi Chemiservice dal quale è emersa l’attitudine di questi valori a crescere nel tempo soprattutto negli olii dolci;

se dovesse essere approvato il ddl della Senatrice Mongiello si giungerebbe alla paradossale situazione in cui un produttore di olio extravergine che pur nel rispetto di tutte le procedure di qualità (tempi di raccolta, di trasformazione e modalità di stoccaggio) ottenga un olio con alchil esteri alti ma pur sempre nel limite legale e dunque commercializzabile come extravergine italiano, dopo qualche mese sarebbe costretto a declassarlo e a omettere l’evidenza dell’origine italiana a causa del subito aumento del valore degli per effetto del fattore “tempo”.

 

CONCLUSIONI

Come dovrebbe essere classificato e venduto un olio extravergine di oliva ottenuto dagli ulivi delle nostre zone, talvolta secolari, e dunque “italianissimo” quando il valore degli alchil esteri dovesse superare i 30mg/kg?

Per i motivi sopra descritti il Comitato Produttori Olivicoli ALCHIL ESTERI 75 chiede la sospensione della procedura di approvazione del ddl della Senatrice Mongiello e che i valori degli alchil esteri fissati a 75 mg/kg come da Regolamento Comunitario vengano confermati.

 

ELENCO SOSTENITORI

 

Co.P.A.Pe. Soc. Coop. agricola a r.l.

Pezze di Greco di Fasano

 

Cooperativa L'agricola Montalbanese S.c.a.

Montalbano di Fasano

 

Oleificio Cooperativo CC. DD. di Ostuni S.c.a.

Ostuni

 

Oleificio Cooperativo di Monopoli S.c.a.

Monopoli

 

Oleificio Sociale Cooperativo "Angelo Viterbo"

Castellana Grotte

 

Oleificio Sociale Cooperativo Il Polignanese s.r.l.

Polignano a Mare

 

Progresso Agricolo Fasano s.c.a.

Fasano

 

Azienda Agricola Barnaba Domenico

Monopoli

 

Azienda Alimentare Abbracciavento s.n.c.

Alberobello

 

Frantoio Oleario Ancona Donato

Locorotondo

 

Azienda Agricola Barletta Cosimo

Monopoli

 

Frantoio Oleario Convertino Giuseppe

Locorotondo

 

Frantoio Oleario Convertino Nicola

Martina Franca

 

Frantoio Oleario F.lli Amodio s.n.c.

Monopoli

 

Frantoio Oleario Festini Domenico

Castellana Grotte

 

Frantoio Oleario Gervasi Antonio

Monopoli

 

Frantoio Oleario Giorgio Gianfranco

Monopoli

 

Frantoio Oleario Lippolis Cosimo

Alberobello

 

Frantoio Oleario Manghisi Pietro

Castellana Grotte

 

di Luigi Caricato

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Commenti 15

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
16 luglio 2012 ore 21:55

Non c'è una riga dell'articolo di caricato che parla di questa problematica da lei sollevata,l'unico problema sollevato è il fatto che alcuni oli della Puglia potrebbero avere problemi a rientrare in quei parametri.Ho spiegato come il limite intorno a quaranta (invece di trenta)e con piccole accortezze produttive, sarebbe la soluzione ideale,ma mi puo' spiegare perche' portando a 40 il limite, l'olio Italiano dovrebbe aumentare di prezzo visto che gia' da ora siamo sotto quel limite (se non si puo' dire, comunque si puo' immaginare)? E anche se dovesse aumentare di qualche centesimo non sarebbe giustificato dall'aumento qualitativo? Comunque fino a settantacinque sarebbero comunque oli extravergini,diciamo comunitari.
Ah, visto che lei un po' di tempo fa ha evidenziato come gli oli Spagnoli avessero ricevuto riconoscimenti e premi in un importante concorso Cinese senza spendere neanche due parole per gli oli Italiani che non erano stati da meno,le vorrei ricordare che in Germania c'è un altro importantissimo concorso-guida promosso dalla rivista Der Feinchmecker, in cui tra i primi 250 quasi i due terzi sono italiani(oltre settecento oli arrivati da tutto il mondo), e tra i top cinquanta quasi l’enplain,una quarantina.Non male questi oli Italiani nel paese piu’ potente d’Europa.Dopo questi ultimi momenti brutti passati che hanno scoperchiato qualche marachella, io penso che questa notizia, che ci riempie l’animo di gioia e non fa che inorgoglirci, meritava anche solo due righe. Posto il link per visionare i risultati delle nostre fantastiche aziende.
(www.olivenoeltest.de/)

massimo occhinegro
massimo occhinegro
16 luglio 2012 ore 17:51

Sig. Breccolenti , ho provato in tutti i modi di spiegarle che non possiamo agire autonomamente quando gli altri Paesi operano in maniera diversa. Il limite anche a 10 puo' essere posto su base volontaria da Consorzi o similia ( e gia' ne esistono come il CEQ ad esempio) ma non imposto per legge nazionale. Diversamente la crisi economica già grave diventerebbe ancora più grave.
Le faccio un esempio elementare ( giacche '
Lei mi sembra che eluda la domanda) : Se noi italiani in export per l'extra vergine ci ponessimo un limite di 30, ad esempio, mentre gli spagnoli o i tunisini o gli algerini o i greci o i cileni o gli australiani , continuano ad esportare sempre all'estero con il limite di 75, ovviamente ad un prezzo ancora una volta più basso del nostro , chi venderà di più l'Italia o la Spagna? O forse pensa che tutto il lampante o il vergine per un miglioramento produttivo diventi tutto under 30? E' in grado il consumatore globale di comprenderne la differenza secondo lei si o no? Se tutto questo venisse stabilito a livello mondiale allora si che mi troverebbe d'accordo. Ma a livello solo nazionale mai. Non riusciremmo a venderlo e il mercato agricolo nazionale, già in crisi, lo sarebbe ancora di più .

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
16 luglio 2012 ore 16:36

A me piace entrare nello specifico delle cose,chiacchiere si (perche' qui possono avere solo il valore delle chiacchiere)ma su fatti,su dati e su conoscenze.Cosa c'entra il lampante o il vergine sul fatto che vogliamo un olio Italiano extravergine e che magari lo vogliamo distinguere dall'extravergine proveniente dal resto del mondo con parametri piu' restrittivi? Non è che vogliamo essere i piu' belli ma "dobbiamo",questo è un imperativo e lo dobbiamo dimostrare con i fatti concreti.
Ragioniamo sul fatto che portare il limite a 40 invece di 30 sia una soluzione idonea a tutti,anche a quelli del comitato 75.
Ma da questo lato qualcuno non sente,tanti auspici dopo che si era introdotto questo parametro di abbassarlo ulteriormente e adesso servono chissa' quali ricercone per poterlo abbassare.Riporto i pareri di due fra i massimi esperti del settore:

Prof. Lo Conte
"Cosa è successo dunque? E’ semplicemente successo che si è introdotto un nuovo metodo che ostacolerà la miscelazione degli oli d’oliva vergini con oli di bassa qualità, attenzione, “di bassa qualità” e non deodorati, la distinzione è importante: non esistendo una definizione legale di olio deodorato, non si poteva legalmente sostenere una denominazione di metodo analitico che ad esso facesse riferimento, mentre il richiamo ad oli di qualità inferiore comprende sia eventuali deodorati che altri oli, ed è successo che si è ADOTTATO UN LIMITE UN PO' PIU' ALTO DI QUANTO SI SAREBBE DESIDERATO,ma intanto si dispone di un metodo che prima non c’era e che è stata proprio l’applicazione di questo metodo, ideato da Cert e migliorato da Mariani e sperimentato dai Chimici del COI che ha permesso al dr. Corradetti ed al prof. Lercker di verificare la scarsa qualità degli oli sul mercato. Dunque, allora serve! E non serve invece a rendere legale il deodorato.

Il Dott. Cerretani:
"Concordo inoltre tanto con il prof. Conte come con il prof. Servili sul fatto che tale normativa rappresenti un primo risultato positivo per l’accettazione di un metodo di controllo e che SICURAMENTE(COME GIA' VERIFICATOSI IN PASSATO PER DIVERSI PARAMETRI ANALITICI)IL VALORE LIMITE POTRA' ESSERE MODIFICATO E QUINDI RIDOTTO.


Insomma,questo limite di 75 è riconosciuto dai massimi esperti alto,discutiamo di quanto abbassarlo almeno per l'olio Italiano,e lasciamo perdere i vergini e i lampanti,è un altro argomento.

Massimo Bernazzi
Massimo Bernazzi
16 luglio 2012 ore 16:25

dr Caricato,La ringrazio per la splendida,aperta,democratica ospitalità.

massimo occhinegro
massimo occhinegro
16 luglio 2012 ore 15:12

Sig. Breccolenti lei e' agronomo, tecnico di frantoio, assaggiatore ed ex Agecontrol. Saprà bene che in Italia si produce molto lampante ed anche olio vergine o no? Non sappiamo quanto per la verità in quanto le nostre grandi associazioni agricole non ce ne forniscono i numeri.
Cosa ne vogliamo fare di questi oli? Non le pare che se l'Italia agisce da sola poiché l'olio extra vergine di oliva e' venduto anche da altri Paesi , noi già poveri subiremmo le conseguenze più devastanti? Quindi tutte le decisioni non possono essere prese a livello nazionale con un decreto tutto italiano ma dovrebbero essere prese da Bruxelles e validarle in tutta la UE. Restano i Paesi al di fuori dell'UE. Quindi o tutti si adeguano anche per eventuali declassamenti da extra a vergine o a lampante per questioni in questo caso di panel test oppure si creano inevitabilmente distorsioni nella concorrenza. Lo ribadisco ancora una volta, che tutte le decisioni devono essere concordate. Non dobbiamo guardare solo al nostro orticello ma avere una visione globale che mi pare manchi nel panorama nazionale.

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
16 luglio 2012 ore 14:09

Quali sarebbero le chiacchiere,sig. Occhinegro? Gli alchil-esteri a 75 le sembrano un limite azzeccato per la nostra realtà produttiva,o andrebbero abbassati(perche' si puo' fare senza incappare in nessun problema a livello Europeo)?

Mi permetto di riportare uno studio che era stato pubblicato qui, sui valori degli alchil-esteri in Puglia.

LA MAPPATURA DEGLI ALCHILESTERI IN PUGLIA



STUDIO EFFETTUATO DA GIORGIO CARDONE > CHEMISERVICE

"Zone di produzione del Gargano, Subappennino Dauno e Nord Barese

Gli oli prodotti in questi areali risulatno avere valori più bassi, oscillanti tra 2,1 e 21,2 mg/kg.

I valori più elevati su questi territori si sono rivelati nelle zone di produzione garganiche, in correlazione con valori di acidità leggermente più elevate, accompagnate da caratterisriche organolettiche con intensità del fruttato meno elevata.



Zona dei “casali” di Bari

In quest’area in cui si ottengono oli da Coratina meno piccanti e amari con acidità libera in % leggermente più alta, i valori tendono mediamente a un lieve aumento tra un minimo di 2,0 e un massimo di 16,8 mg/kg.



Provincia di Taranto

In quest’area si osservano valori più contenuti, a causa della presenza di una olivicoltura più giovane e cultivar selezionate, oscillanti tra un minimo di 7,9 e un massimo di 27,1 mg/kg.



Salento

Nella restante parte del Salento, i valori riscontrati vanno da un minimo di 8,7 a un massimo di 38,3 mg/kg.



Il quadro generale della Puglia

In generale – sostiene il dottor Cardone – si può concludere che nei territori di produzione in Puglia i campioni pervenuti al laboratorio Chemiservice negli ultimi tre anni hanno evidenziato valori di alchilesteri totali che non sono andati oltre i 40 mg/kg, con un minimo registrato inotrno ai 2-3 mg/kg."


Ecco,sign Occhinegro, ragioniamo su questi fatti concreti.Non si supera mai la soglia dei 38,3(nel resto dell'Italia,a parte i boschi della calabria,siamo molto lontani a questa soglia).Allora dico,da Agronomo,da tecnico di frantoio, da assaggiatore e da ex Agecontrol operante proprio in quelle zone),basta migliorare anche di poco la filiera,concentrare le energie su questo (difesa dalla mosca,ottimizzare la raccolta e l'organizzazione di stoccaggio e molitura)ed ecco che quel limite massimo di 38,3 puo tranquillamente scendere sotto i trenta (e mi tengo molto largo).
Vogliamo ammettere che dopo un anno un olio con alchil-esteri alti possa aumentare di 5-10 unità(da dimostrare,comunque)? Benissimo,se si puo' discutere sul limite di trenta degli alchil esteri troppo basso mi sta bene,ma poco si puo' dire se si porta il limite a quaranta.
Ho fatto chiacchiere,è vero,ma basate su dati certi, e su conoscenze dirette di svariate realtà olivicole Italiane.

massimo occhinegro
massimo occhinegro
15 luglio 2012 ore 23:20

Le chiacchiere sono una cosa. La realtà e la sostanza stanno da tutt'altra parte.
Il mondo e' molto più complesso di quanto si creda. Le illusioni o le favole sono storie lontane dalla realtà .
L'Italia interagisce con il mondo e non puo' essere diversamente. Ripeto o le decisioni , qualunque esse siano, sono prese a livello mondiale oppure le distorsioni nella concorrenza fanno il male dei nostri agricoltori, della nostra economia e del
nostro Paese. Piaccia o non piaccia.

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
15 luglio 2012 ore 21:09

Lo studio, la sperimentazione, il miglioramento dei metodi di lavoro sono fondamentali in tutti i campi se vogliamo sopravvivere.
Sostenere che dipende da alcune varietà' il fatto che si ottengano oli con alchilesteri alti, mi sembra molto sbrigativo e poco scientifico.Certo, ci sono varietà che maturano piu' in fretta e che iniziano prima certi processi degenerativi,processi che pero’ hanno ben poco a che vedere con l’innalzamento deli alchil esteri se ovviamente si pongono tutte una serie di accortezze in piu’, che le olive mature richiedono.Si vuole ottenere degli oli dolci(con un tenore polifenolico inferiore)? Benissimo,questo non vuole dire che automaticamente gli alchil-esteri debbano schizzare fino a quei limiti.Se arrivano a trenta trentacinque vuol dire che qualche intoppo di filiera c'è stato e li bisogna agire. Miglioriamo al massimo le nostre produzioni e sicuramente questi limiti non saranno superati (io il limite lo porterei a quaranta, un limite piu’ che ampio).Poi se ci sono ricerche (serie) che dimostrano che esiste una o piu' varietà di olive che,anche se mature ma sane, che non sono state ammassate e che non hanno sostato troppo prima della lavorazione, danno oli con alchil esteri sopra a trenta-trentacinque allora se ne puo' parlare.Per ora non ce ne sono.

massimo occhinegro
massimo occhinegro
15 luglio 2012 ore 20:24

Punto primo le decisioni devono essere concertate a livello europeo e mondiale , diversamente ci sarebbe una distorsione della concorrenza a livello globale;
Punto secondo occorre conoscere le realtà produttive maggiori tra cui quella pugliese e quella calabrese, prima di parlare;
Punto terzo : non bisogna solo pensare a frodi ossia a miscelazioni tra oli non commestibili tecnicamente e oli che invece lo sono;
Altra questione appunto la filtratura. Gli oli dei frantoiani spesso non sono filtrati .
Occorre dunque uno studio complessivo del problema a carattere multidisciplinare.

Antonio Bertini
Antonio Bertini
15 luglio 2012 ore 18:52

L'etil oleato si forma dalla reazione chimica detta di esterificazione tra l'acido oleico che si è liberato dai trigliceridi e l'alcol etilico che deriva dalla fermentazione anaerobica che si origina quando le olive sono ammassate, come accade in Puglia da sempre e in andalusia da quando la spagna ha praticato la superintensiva. Il metil oleato invece ha origine dall'acol metilico che si libera dalle pectine durante la frangitura. Allora andiamo a lezioen di chimica dal prof. Conte o dal Prof. Cardone ma anche dal Prof. Servili e perchè no dal prof. Mariani che ha pubblicato un bell'articolo sulla rivista delle sostanze grasse, o da chi volete ma credo che possa bastare anche ascoltare un chimico alle prime armi che sa bene che in un olio filtrato non vi e è più traccia di alcol etilico per cui non possibile un aumento degli alchil esteri nel tempo se manca il reagente. E andiamo con questa legenda degli alchil esteri in Puglia, ma chiamarlo olio di oliva no? Signori oleologi la dobbiamo fare finita con gli oli che da lampanti diventano extravergini grazie alle miscele.

Andrea  Bertazzi
Andrea Bertazzi
15 luglio 2012 ore 18:06

Fino a poco tempo fa un limite di valore per gli Alchil esteri non esisteva, e bene che sia stato introdotto ma, ora, a distanza di pochi mesi, si vuole passare da un estremo all'altro senza conoscere dati ed informazioni su come può variare questo valore,causando più danno che bene.
Credo che sia fondamentale ascoltare quello che hanno da dire in merito coloro che di mestiere e da una vita studiano questi valori come prof. Conte e prof.Cardone che sicuramente possono dare delle linee guida certe. Mi permetto di aggiungere che la senatrice Mongiello dovrebbe avere un pò più di umiltà ed attenzione confrontandosi con questi professori o persone preparate come Caricato, prima di proporre un Dl che poi dovrebbero subire i produttori e non certamente lei che fa tutt'altro mestiere! Come dicevano una volta " Ognuno faccia il proprio mestiere" o perlomeno, prima si istruisca bene!

massimo occhinegro
massimo occhinegro
15 luglio 2012 ore 00:21

Si, proprio così basta chiacchiere e studiamo di più .

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
14 luglio 2012 ore 23:36

Dal mondo accademico,da queste pagine si è applaudito all'introduzione degli alchil esteri.Sappiamo le polemiche che ci sono state,chi diceva che era una legalizzazine dei deodorati chi invece applaudiva l'introduzione di questo parametro puntualzzando che comunque era troppo alto il limite massimo ma daltronde tutto non si puo' avere subito.Riporto qui di seguito uno stralci del sign. Grimelli di un po' di tempo fa:

"Il limite di 75 mg/kg è troppo elevato? In base alle ricerche italiane un limite di 30-40 mg/kg sarebbe forse più corretto per un olio di ottima qualità, esattamente come, però, lo sarebbe un'acidità inferiore allo 0,4 (la legge invece indica 0,8) e un numero di perossidi inferiore a 10 (la legge invece indica 20).
L'Unione europea ha fatto una scelta, quella di tenere le maglie larghe affinchè nella categoria extra vergine ci possa rientrare la massima quantità possibile della produzione del vecchio continente."

Ecco,l'unione Europea ha fatto la scelta di stare larga,ma molto larga,ora penso sia ora di restringerla,almeno per quel che riguarda casa nostra, con molta decisione e come daltronde dicevamo tutti quando è stata introdotta.E' ora di passare alla seconda fase,soprattutto dopo gli ultimi terremoti.
E' troppo basso trenta,perche’ qualche zona potrebbe avere problemi? Benissimo, si trova l'accordo per quaranta e se qualche zona del nostro territorio è al limite cerchera' di migliorare anche leggermente la sua produzione, razionalizzando tutte le fasi produttive (lotta alla mosca, raccolta un po' anticipata se la varieta’ matura in fretta ,conservazione delle olive piu’ breve possibile ecc. ecc.) vedrete che il valore degli alchil-esteri rientrera’ ampiamente nella norma (la varietà incide ma non è assolutamente decisiva)
Stiamo parlando di olio Italiano,se vogliamo sopravvivere dobbiamo essere meglio degli altri,ma soprattutto dobbiamo riacquistare credibilità sul mercato che per un motivo o per l’altro si è incrinata e questo passo di abbassare gli alchil-esteri non è niente male e dovuto, si tratta solo di discutere di quanto abbassare.In tutto il centro Italia,in gran parte della Puglia e della Sicilia,in Sardegna, se si lavora come si deve il valore 75 fa veramente ridere, si è sempre sotto i venti quindi, a stare larghi, portare il valore intorno ai 40-45 la ritengo la soluzione piu’ consona al problema.

Vincenzo Lo Scalzo
Vincenzo Lo Scalzo
14 luglio 2012 ore 09:19

Tutta questa sapienza ed esperienza è un tesoro. Forse altri se ne stanno accorgendo e stanno costruendo una strategia di sviluppo.
Con i comitati si raccoglie esperienza, ma non si prendono decisioni. Comunque i comitati operativi siano benvenuti nel paese delle invenzioni.