L'arca olearia 30/06/2012

Finti extra vergini, svelato il piano segreto degli 007

Finti extra vergini, svelato il piano segreto degli 007

La guerra dell’olio non prevede più esclusioni di colpi. Ora le polemiche si estendono anche tra i giornali: Gambero Rosso contro Teatro Naturale. Ma cosa c’è veramente dietro alle tante tensioni in atto? E, soprattutto, è vero quel che si dice in giro circa la presenza di agenti in incognito all’interno delle aziende? La discussione è aperta


“Ottantamila quintali sono non un mare, ma un oceano di olio di oliva. E’ questa la misura dell’olio sequestrato l’altro giorno dagli 007 dell’extravergine in un’azienda toscana…”

Incredibile. Leggendo certa stampa si resta sempre più sbigottiti. Ormai è una moda esagerare con i toni, forzando sempre più la realtà. E così, Stefano Polacchi, per non essere da meno rispetto a paolo berizzi di “Repubblica”, scrive anch’egli intorno al recentissimo scandalo che sta inquietando in questi giorni il settore, come è giusto che sia. D’altra parte 8 mila tonnellate sequestrate all’azienda Valpesana sono una quantità su cui è bene riflettere, segno di un’anomalia che va presto chiarita. Il comunicato stampa diffuso dalla Guardia di Finanza è tra l’altro ben dettagliato, e potete leggerlo, volendo, cliccando qui.

Nell’articolo di Polacchi, Stefano Polacchi, si parla di 007 all’opera. Insomma, si fa un po’ di letteratura, la solita cui ci hanno abituato i giornalisti in questi ultimi anni. Perché la verità gridata fa sempre più notizia.

Più si grida, più si richiama attenzione. E così le ottomila tonnellate sono diventate, per essere più efficaci, 80 mila quintali, e in fondo è stato un grande peccato, una grande occasione persa che non si sia approfittato dell’enorme sequestro d’olio per gridare allo scandalo traducendo le tonnellate in litri: avrebbero senz’altro sortito un effetto apoacalittico, rafforzando il messaggio.

 

Il titolo dell’articolo di Polacchi è di quelli forti: Extra vergine taroccato, la truffa è stellare.

Aprendo la pagina sul sito web della nota rivista, i titoli sembrano un campo di battaglia.

Per esempio: Extravergine ImbrOlio al supermarket.

E poi: Extravergine ricetta antitruffa.

E a seguire: Extravergine, lobbyng popolare contro le truffe.

E ancora: Extravergine, così ci salverà la legge antritruffa.

E infine: Extravergine, tarocco nella Terra dell’Olio.

E a seguire ancora altri titoli, in cui si arriva a esaltare il ruolo dei politici italiani, trasversalmente uniti nell’intento di salvare – bontà loro – quel che resta di buono nell’olio italiano.

 

Insomma, come si può notare, è stata posta in atto una ben orchestrata campagna stampa per mettere in luce tutto il marcio che esiste, o quanto meno quel che può sembrare tale e che ovviamente ruota solo intorno ad alcuni soggetti della filiera: i cattivi. I buoni, invece, sono sempre i soliti.

Il lettore di tali testi penserà che effettivamente in Italia ci siano solo mascalzoni, a parte ovviamente coloro che orgogliosamente militano in Unaprol, o comunque nella grande madre che è Coldiretti. Da una parte i cattivi, dall’altra gli unici puri, quelli che non hanno nulla da nascondere.

Polacchi nel suo articolo arriva perfino ad attaccare Teatro Naturale, ma più che altro me, colpevole di non essere tra coloro che urlano allo scandalo quotidiano e di aver pesantemente attaccato paolo berizzi e la sua inchiesta di oltre sei mesi fa.

Caricato, scrive Polacchi, “teoricamente dovrebbe essere uno dei paladini dell'extravergine di qualità made in Italy”. Già, teoricamente, perché poi di fatto il giornalista del Gambero Rosso lascia sottindendere che avendo io criticato aspramente l’articolo di berizzi, in quanto tale dovrei essere collocato dalla parte dei cattivi, cioè dei truffatori. L’acuto ingegno di Polacchi arriva a sostenere questo, pur di tranquillizare i suoi mentori, i vertici dell’Unaprol, soprattutto dopo le mie critiche alle guide degli oli gestite dalle organizzazioni di categoria, articolo pubblicato settimana scorsa su Teatro Naturale e che potete leggere cliccando qui.

Io ho condannato, e continuerò a farlo, tutti quegli articoli scritti espressamente per fare macerie del comparto oleario italiano. In tanti anni ho d'altra  parte pubblicato libri su libri, articoli su articoli, facendo cultura senza mai risparmiarmi. Detesto, perciò, le persone che pur di fare scalpore preferiscono demolire anziché costruire, sempre con la dichiarata intenzione di valorizzare le ombre anziché le luci. I gravi danni, e non solo d’immagine, per le aziende olearie nostrane sono stati reali. All’estero la nostra credibilità è stata messa in serio dubbio. Prova ne è il fatto che l’Ambasciata italiana in Cina ha dovuto creare l’occasione di un chiarimento pubblico, in modo da risollevare e sostenere le aziende che hanno subito forti danni a seguito delle notizie scandalistiche giunte dall’Italia.

Distruggere è facile, costruire richiede un lavoro infinito con risultati che verranno solo a distanza di tempo, ma evidentemente piace inseguire ad alcuni la via più breve.

Scrive, sempre Polacchi:

“Con chi ce l'aveva Caricato? Con chi denunciava le truffe? Chi sequestra i prodotti fasulli e impedisce che finiscano sul mercato e chi ne dà notizia: sono questi i nemici dell'olio extravergine italiano? O è un nemico del made in Italy chi queste truffe le copre o vorrebbe coprirle? Certo, poi Teatro Naturale ha dedicato un breve articoletto di plauso al maxi sequestro e all'operazione investigativa, la stessa di cui Caricato scriveva peste e corna.”

Sono contento che Polacchi sia uscito allo scoperto, ma non c’era nulla in verità di non esplicitato. A chiudere l’articolo del giornalista del Gambero Rosso l’esaltazione di papà Unaprol.

Ecco cosa testualmente scrive Polacchi:

Intanto, non si è fatto aspettare il commento durissimo di Unaprol - il Consorzio olivicolo italiano - che associa i migliori produttori di qualità. “L’olio extra vergine di oliva – afferma Massimo Gargano, presidente Uaprol - è l’unico prodotto perennemente in promozione sullo scaffale italiano dove è facile trovare un tre per due sempre in offerta e quasi te lo regalano”.

 

Scoperta dell’acqua calda. E allora? La caduta di valore è forse imputabile alle frodi?

Debbo riconoscere che le strategie comunicative di Unaprol, con l'agguerrito supporto di Gambero Rosso, sono eccellenti. Per risolvere gli annosi problemi che affliggono ormai da tempo l’olio italiano, si arriva a inventare un nemico: l’industria e il commercio in primis, ma anche chi, tra i produttori e i frantoiani, stanno dall’altra parte della barricata, non conformandosi alla volontà egemonizzatrice di Unaprol. Il caso del sequestro delle 8 mila tonnellate d’olio è una carta da giocare, costi quel che costi. Ed è sicuramente una buona occasione per fare demagogia e dire “noi siamo i puri”.

Per il resto Unaprol con Gambero Rosso sceglie la via più agevole, muovendosi attraverso una propria guida agli oli in cui premia generosamente molte aziende, rendendole di fatto succubi ancora una volta dell'associazionismo, e ingessandole ancora una volta: un tempo con gli aiuti della cosidetta integrazione, attraverso cui generosamente mamma Unione europea forniva laute entrate, anche con olive e oli inesistenti, e ora, in penuria di auti economici, Unaprol ha avuto il guizzo di ottenere il consenso con il dono di una dolce caramella, l'ingresso autorevole in guida - per quanto possa essere autorevole una guida gestita da una associazione di produttori !

Polacchi si fa dunque portavoce di Unaprol e cita il deus ex machina Massimo Gargano: “Per questo – dice l’Unto del Signore (e l'espressione unto del Signore è mia) – serve che il disegno di legge Mongiello-Scarpa, attualmente in discussione al Senato, venga al più presto convertito in legge dello Stato per dare più certezze e informazioni corrette ai consumatori”.

 

Ebbene, caro Polacchi, io mi auguro fermamente che tale disegno di legge non vada a buon fine, perché sarebbe un errore madornale. La politica non può elaborare un testo di legge sotto dettatura di Unaprol, tanto più che sappiamo bene cosa ha saputo fare Unaprol in tutti questi decenni.

 

Ai lettori di Teatro Naturale dico: comprate il Gambero Rosso, abbonatevi, rendete tale giornale indipendente, perché altrimenti ovunque, come già accade su molti giornali, a dominare la scena è il pensiero unico di Coldiretti, e di conseguenza di Unaprol. Non è facile d'altra parte avere un ruolo di soggetti indipendenti. Polacchi nei suoi articoli sembra possedfere il dono del pensiero infuso, e debbo ammettere che riesce a scrivere interpretando sempre alla perfezione il pensiero di Unaprol, come nel caso dell'articolo contro Oliscan, l'olio prodotto da Mataluni, un articolo prima pubblicato e poi cancellato dal sito blog del Gambero Rosso. Macchè blog, è una testata giornalistica, come lo è Teatro Naturale.

Cito ancora da Polacchi:

I conti non tornano per i prestigiatori del falso olio made in Italy e il tempo a loro disposizione è scaduto” spiega Gargano, commentando i dati sulle frodi e sui consumi. In Italia, secondo l’osservatorio economico di Unaprol si producono mediamente 500mila tonnellate di olio e se ne consumano più di 700mila”.

Ecco, Polacchi, se lei fosse un giornalista aperto a 360 gradi, dovrebbe sapere che i numeri citati da Gargano non sono corretti. L’Italia non produce 500 mila tonnellate, come non ha mai prodotto anni fa le dichiarate 800 mila tonnellate o più. I conti effettivamente non tornano, perché nemmeno il 40% di olio dichiarato lampante sarebbe come tale una percentuale poi così sicura e definitiva: suona un po’ troppo bassa, dal momento che il lampante in circolazione sembra essere molto di più.

Le frodi, lei Polacchi dovrebbe saperlo molto bene, sono possibili proprio là dove i numeri dell'olio dichiarato come reale sono ingigantiti, sproprozionati, con la complicità delle stesse istituzioni che fanno finta di nulla. Sarebbe invece il caso di confrontarci con animo libero e sereno su questi grandi temi. Con serietà, e non sparando fantasie letterarie a effetto, perché di questo passo, caro Polacchi, dai 007 che lei ha scomodato, si passerà ben presto alla presenza di agenti infiltrati all’interno delle aziende olearie, in modo da carpire tutte le possibili novità sulle truffe in atto.

Perciò, Polacchi, la smetta di giocare a fare il giornalista scandalistico e funesto, e si cali piuttosto nel mondo reale. I problemi delle truffe non sono nuovi e in tanti cercano coraggiosamente di contrastarle. Evitiamo perciò di speculare su fatti così gravi con polemiche di basso livello. Una volta che si sequestrano gli oli, accertiamo innanzitutto la corrispondenza al vero, e solo in un secondo momento, e se c’è stata vera truffa, allora sì che occorrerà muoversi, ma per fare in modo che si giunga a condanne esemplari, affinchè non si denunci solo a parole, creando un inutile terrorismo mediatico, ma si agisca con i fatti.

Ciò che manca all’Italia, non sono le attività di controllo - che sono davvero esemplari - ma la volontà di agire concretamente, con condanne certe e dure, eclatanti.

Ciao Stefano Polacchi, un abbraccio cordiale da un giornalista libero e senza padroni.

di Luigi Caricato

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Commenti 6

GIANLUCA RICCHI
GIANLUCA RICCHI
09 luglio 2012 ore 09:03

Caro Caricato,
siamo nuovamente difronte alla demolizione di un'impresa olearia ancor prima di conoscere la verità sulla vicenda. lei crede che, arrivati a questo punto, a qualcuno interesserà sapere l'esito analitico delle 8.000 tonnellate poste sotto sequestro? io credo di no perchè l'opinione pubblica ha già letto la sentenza scritta dai suoi colleghi. Tutto questo è semplicemente incredibile.

giovanni senza terra
giovanni senza terra
05 luglio 2012 ore 00:01

siamo proprio sicuri che le ditte(anche con marchi conosciuti) ne fossero allo scuro?
moralmente ne sono assai complici,ma un risultato cè;ho esposto ad un mercatino l'articolo del suo giornale conscritto:ora capite perche' vendono olii extra vergini a 2-3-4 euro al litro:HO VENDUTO TUTTO OLIO CHE AVEVO PORTATO AL MERCATO,al costo di 10euro al litro.grazie di cuore.continuiamo cosi.

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
04 luglio 2012 ore 09:12

Sign. Caricato,la truffa è estesa,questa volta supportata da tanta carta e intercettazioni,e sicuramente non è un fenomeno isolato.Stiamo parlando di un grande Commerciante che vende queste "alchimie" a dei marchi noti che non so se sono coinvolti nella truffa (cioe' se sapevano) ma che comunque non ne usciranno con una buona immagine (e non per colpa dell'articolo de Berizzi) visto che vendevano roba taroccata e di infima qualità pur avendo tutti gli strumenti per capire cosa vendevano (chimici, panel test seri,lo stesso loro naso e bocca che oramai dovrebbero avere bene allenati visto che è il loro lavoro e da ora in avanti aggiungo anche il test del DNA).Magari quest'ultimi,gl'imbottigliatori finali, la sfangheranno anche giudizialmente perche' sosterranno che loro hanno comprato oli con le carte a posto,mi auguro solo che i nomi di queste ditte vengano fatti comunque,non fosse altro perche' si sappia che queste ditte fanno degli incauti acquisti.
Ci sono commenti sull'altro articolo di Grimelli in cui alcuni assaggiatori sentono continuamente difetti su oli extravergini,addirittura uno su otto che ne ha comprati li ha sentiti tutti piu' o meno difettati.Grimelli ha sentito anche gravi difetti su alcune Dop.Per non parlare dei sentori di piqual che si rilevano su oli etichettati Italiani (ma questo è una bazzeccola).
La domanda che le faccio è: ma le centinaia di produttori Italiani che sfornano tanti gioielli,che fanno sacrifici immani per restare sul mercato, come possono anche solo pensare di fare sistema ,la tanto da lei auspicata squadra,con il mondo del basso prezzo, del taglia e cuci,del deodorato, in pratica con il mondo del "tutt'altra cosa"? Prima di fare squadra sara' il caso di dare una bella ripulitina a un mondo che corre su due binari diversi? L'Italia è sputtanata da questa gente,prima di tutto,senza questi signoroni gli articoli alla Berizzi sparirebbero e magari in Cina sarebbero tutti piu' tranquilli.
Un appello a tutti i produttori meravigliosi del nostro paese:questo è il momento di fare squadra, di alzare la testa e di gridare forte: noi produciamo in maniera diversa,noi siamo l'Italia.

giovanni caravatti
giovanni caravatti
02 luglio 2012 ore 08:44

giovanni
sono un piccolo produttore di olio biologico e,quando sento che 80,000 tonnellate di olio contraffatto stavano per essere venduti, mi si arriccia il pelo.Quanti come il sottoscritto faticano per dare un prodotto sano ai loro clienti e poi arrivano i furbetti e rovinano tutto. I signori Stefano Polacchi e,Paolo berizzi che scrivono su delle testate importanti,perché non dicono a quali aziende questo olio veniva imbottigliato.
Voglio fare un paragone:che differenza esiste tra un mela e 30 milioni di euro? provate a rubare una mela. grazie

Romano Satolli
Romano Satolli
30 giugno 2012 ore 16:19

Non mi stancherò mai di condividere in queste cose quanto dice Luigi Caricato. Chi fa giornalismo serio, non potrà mai condividere chi fa scandalismo per vendere piu' copie o, peggio, chi fa scandalismo per servire chi si arroga di essere il verbo.
Certi giornalisti dovrebbero scrivere solo per la stampa scandalistica, che fa del gossip la verità; purtroppo anche certa stampa reputata seria sta diventando solo scandalistica.