L'arca olearia 10/03/2012

Vendere al prezzo giusto l’olio d’eccellenza? Sì, in farmacia

Vendere al prezzo giusto l’olio d’eccellenza? Sì, in farmacia

Perché fossilizzarsi sui tradizionali canali distributivi? Le soluzioni per trovare collocazioni alternative ci sono, occorre solo adottare una strategia studiata su misura. E prestare massima attenzione sul da farsi, senza commettere errori e imprudenze


A Olio Capitale ho voluto espressamente dedicare un appuntamento a un tema a me molto caro: i canali di vendita alternativi a quelli tradizionali. L’ho fatto partendo da un talk show cui hanno partecipato tra gli altri il dottor Mario Cirino, in rappresentanza dell’Ordine dei farmacisti, la produttrice marchigiana Francesca Petrini, e l’esperto di marketing internazionale Massimo Occhinegro, due figure, quest’ultime, che hanno egregiamente interpretato la nouvelle vague che si sta delineando all’interno del comparto oleario italiano.

Il punto di partenza è già nel titolo del tal show: “Tanta buona salute con l’olio extra vergine di oliva, ma il marketing tace”. Al titolo già sufficientemente evocativo, ho fatto seguire un paio di interrgativi. Il primo: “Perché a sfruttare l’immagine salutistica sono per lo più le aziende non riconducibili al mondo degli oli di oliva?” Il secondo: “Ci può essere un olio a forte impronta salutistica da vendere nel canale delle farmacie?”

Due belle domande, che rivolgo anche a voi. Intanto però parto da una mia considerazione a monte: qualche mese fa – ma forse è trascorso anche un anno – per il mensile “La Cucina Italiana” ho eccezionalmente dedicato la mia rubrica agli oli di semi inconsueti, quellio che possiamo definire più nobili, anche per via dei prezzi elevati con cui si presentano sul mercato: oli di pistacchio, di zucca, di nociola, di noce e via elencando. In gran parte delle confezioni ho notato delle indicazioni salutistiche piuttosto esagerate, per non dire avventate e fuori legge, e ciò senza che nessuno tra le Istituzioni movesse ciglio, quasi fossero verità sacrosanta. In un’etichetta, in particolare, ho letto alcune note suggestive rivolte alla popolazione maschile, in quanto si raccomandava il ricorso all’olio per risolvere in qualche modo gli eventuali problemi alla prostata. E’ solo la testimo nianza della fantasia galoppante di chi addirittura vende in farmacia tali confezioni d’olio. E, giustamente, alla luce di tali considerazioni mi chiedo e vi chiedo: perché l’olio extra vergine di oliva non devce trovare una sua collocazione anche nel canale delle farmacie?

Noi sappiamo bene in verità che l’olio ricavato dalle olive faccia bene, ma sul piano commerciale non siamo ancora riusciti a trasformare questo atout in un vantaggio reale. Ecco allora il mio sforzo nel cercare di trovare una strategia per sfruttare anche le caratteristiche salutistiche degli oli di oliva quale importante leva di marketing. La mia intenzione è di programmare una ipotesi di investimento valorizzando canali distributivi alternativi, muovendosi anche attraverso il circuito delle farmacie. Uno scenario che all’estero è già realtà, ma che da noi stenta non soltanto stenta a decollare, ma non parte nemmeno, anche per lo scarso interesse dimostrato dagli stessi produttori. In Italia qualcuno ha già iniziato da tempo a muoversi in tale direzione. Francesca Petrini, per esempio. Produttrice d’olio, ha lanciato sul mercato un proprio prodotto le cui proprietà consentono di fissare il calcio e di risulta perciò un alleato delle donne nel prevenire l’osteoporosi. Si tratta del Petrini Plus. Un caso per ora isolato, tanto che Mario Cirino, intervenuto in rappresentanza dell’Ordine dei Farmacisti, ha confermato da parte sua l’interesse da parte della categoria, ma ha pure evidenziato nel frattempo la mancanza del prodotto in sé: sono gli stessi produttori a non investire nel mondo delle farmacie, ha detto, nel silenzio generale.

Francesca Petrini sul tema mi ha espresso il suo pensiero anche in un momento successivo, proprio prendendo spunto dal tema del convegno cui ha partecipato in veste di relatrice, confermandomi come, “nonostante i molteplici sforzi che si fanno per far capire le performances salutistiche degli oli di una certa qualità, si riscontra molto spesso la reticenza di una parte della classe medica, soprattutto quella “di base”, che si rivela poco preparata sul fronte alimentare. Per molti medici di base – mi confida con una sana punta di polemica la Petrini – è molto più semplice prescrivere una pasticca piuttosto che un buon cucchiaio di olio extra vergine di oliva!”

E non finisce qui: “mi permetta di dire, e vorrei dirlo a gran voce, che dalle case farmaceutiche, i medici ricevono molti (forse troppi) regali (viaggi, pc, e tanto altro ancora) mentre da un’azienda olivicola come la mia si devono semmai accontentare di campioncini di olio da distribuire ai pazienti, sempre nella speranza che questi campioncini arrivino effettivamente a destinazione”.

L’esperienza del Petrini Plus è sttaa in ogni caso positiva, pur con le difficoltà inziiali. “Riconosco – ammette la Petrini – che quando si dialoga con lo specialista, le cose cambiano, per fortuna. Da parte dei farmacisti, la situazione si sdoppia: ce ne sono alcuni che dicono di acquistare il prodotto solo se il medico lo prescrive, mentre altri lo acquistano perché ci credono e lo sponsorizzano. Anche in questo caso – aggiunge la Petrini – la mia esperienza è abbastanza positiva.

Alla domanda se vale comunque la pena investire sul fronte delle farmacie, Francesca Petrini non esita a dire di sì: “ne vale ancora la pena, perché si crede nel prodotto e nei suoi benefici che vengono esaltati e compresi da coloro che mostrano una seria competenza in fatto di salute, cosa che purtroppo non si riscontra sempre nel nostro mondo, quello dell’olio, né tantomeno lungo la filiera distributiva”.

La polemica non manca, e fa bene lòa Petrini, e io mi schiero dalla sua parte quando afferma che “il mondo dell’olio ha già capito che deve in qualche modo cambiare per far fronte alle sfide moderne; mi domando però se anche il mondo della distribuzione si stia organizzando per migliorarsi qualitativamente e avanzare culturalmente. Il consumatore si è evoluto: legge, ascolta, indaga e non vuole essere preso in giro. Al momento – conclude la Petrini – trovo parecchi miopi ignoranti. Si salvano in pochi, ma sono purtroppo quelli che non decidono”.

Sul tema degli oli è intervenuto in maniera illuminante anche Massimo Occhinegro. I lettori di Teatro Naturale già lo conoscono per alcuni suoi interventi. Il suo pensiero non lascia spazio a dubbi. “Nel settore dell’olio di oliva – confida – è giunto il momento di cambiare. Occorre avere una visione strategica, chiara, trasparente e condivisa da tutti. Tra i prodotti pensati per divulgare la conoscenza del buon olio extra vergine di oliva – spiega – ne ho concepiti due. Il primo è stato un olio in bottigliette in PET da 10 ml, confezionate in una graziosa scatola da 5. L’obiettivo era di divulgare l’uso di un eccellente olio extra vergine di oliva al consumatore per il ‘fuori casa’. Il target, nelle intenzioni era rappresentato dalle famiglie con bambini piccoli, e dalle persone per le quali era stata prescritta una dieta, che prevedeva il consumo di un cucchiaio di olio extra vergine di oliva al giorno. Il prodotto venne apprezzato da due importanti catene distributive nazionali che decisero di introdurlo a livello nazionale, stranamente senza il pagamento di alcunché.

Purtroppo però, il prodotto non venne apprezzato per quel che era, ossia un prodotto eccellente, ad alto contenuto di polifenoli, adatto a tutti, ma come un prodotto ‘commodity’, da vendere insieme ad altri, comprese lampadine, batterie ecc., al prezzo di un euro. Ovviamente non venne compreso dal consumatore e di conseguenza non venne più ridistribuito”.

Massimo Occhinegro è persona tenace e così – ammette – “cercai di proporre lo stesso prodotto ai grossisti farmaceutici per la distribuzione attraverso quel canale, sperando che venisse apprezzato. Risultato? Tabula rasa”. Intanto a Olio Officina Food Festival prima, e a Olio Capitale la settimana scporsa, Occhinegro ha avuto modo di presentare una seconda proposta: una bottiglia di olio extra vergine di oliva da agricoltura biologica espressamente dedicata ai bambini”.

Dov è la novità? La prima – dice – consiste nel fatto che si tratta di un olio biologico d’eccellenza, dall’alto contenuto in polifenoli. La seconda, invece, consiste nel fatto che si tratta di una bottiglia piccola da 250 ml, con un tappo in PE, facile da aprire e da usare, con sistema ‘drop stop’, ossia di blocco della goccia quando si versa, asportabile dopo l’uso e quindi riciclabile. La terza novità, inoltre, è nell’etichetta, disegnata da una nota illustratrice italiana, tutta da colorare e che può essere staccata per essere colorata con facilità e riattaccata per personalizzare la bottiglia, e tra l’altro si può trasmettere la foto della propria bottiglia personalizzata, e la stessa verrà pubblicata su un sito internet in una sezione apposita, dedicata ai bambini. La quarta nocità è in un booklet, ossia un libricino, dove per la prima volta sono spiegati i valori dell’olio extra vergine di oliva in forma di ‘educational’, cosa mai fatta prima. Per la prima volta – precisa Occhinegro – compaiono anche i nuovi claim salutistici approvati dall’Efsa. La quinta novità, infine, è nell’imballaggio, concepito per consentiree una raccolta differenziata: il vetro con il vetro, la plastica con la plastica, e l’etichetta di carta con la carta”.

Le idee insomma non mancano. In altre puntate prenderò in esame altre innovazioni che possono benissimo essere proposte in canali distributivi alternativi ai soliti già impraticabili, ma il problema di fondo resta però il medesimo, e lo mette in giusta luce lo stesso Occhinegro: “c’è la reale volontà di educare il consumatore verso una scelta consapevole?” Una bella questione cui siamo chiamati tutti a rispondere.

Intanto, per restare in tema di farmacie, in Italia sono poco più di 17 mila, una media di una ogni 3.336 abitanti; e attraverso di loro sono certo che si possa veicolare l’olio extra vergine di oliva d’alta gamma, solo che per raggiungere un simile obiettivo occorre muoversi in maniera strategica, facendo notevoli investimenti in formazione. Non è un caso per esempio che in quelle farmacie in cui sono presenti gli oli, vi siano per lo più oli di semi anziché oli ricavati dall’oliva. Non credete che sia il caso di agire in tal senso sostenenedo la buona causa dell’olio extra vergine di oliva? All’interno di FederFarma peraltro vi è il Sunifar, il Sindacato Unitario dei Farmacisti Rurali. Si può tentare un approccio. Che ne dite?

 

 

di Luigi Caricato

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Commenti 9

Vincenzo Lo Scalzo
Vincenzo Lo Scalzo
15 marzo 2012 ore 14:33

Gutta per gutta, mi piace. Onore alle Dame della Rocca per la proposta di valorizzare "che l'olio sia molto di più di un semplice alimento, bisogna solo trovare il modo di farlo sapere al consumatore." Soprattutto perchè lo è, tanto da diventare un "ingrediente" di carattere, se mantenuto allo stato "originale, naturale" delle sue fragranze.
Troverò modo di segnalare lo stupore che possano cercare di farsi largo - giustamente senza la denomibazione di "Olio extravergine di oliva" - anche oli lavorati in presenza di aromi e piante o più o meno officinalis denominati con chiarezza "condimenti".
A mio avviso fanno parte di un altro film, tipo "scherzi a parte".
La testimonianza educatissima delle Dame mi conforta: "la verità è nuda". E' stato il primo aforisma appreso dalle lezioni di tedesco di gioventù. La sua applicazione me ne ha sempre confermato il suo valore.

Vanessa Maria  Mancini
Vanessa Maria Mancini
15 marzo 2012 ore 11:27

Buongiorno a tutti e un saluto particolare a Luigi Caricato che seguiamo con molto interesse perché nel tempo si e' guadagnato tutta la nostra stima.
Noi siamo tre giovani donne e gestiamo un'azienda agricola Le Dame della Rocca nata da una passione romantica per l’agricoltura biologica e i prodotti genuini, gli animali e il loro benessere. La nostra mission e' produrre.preservando la salubrità del territorio e la salute dell’uomo perché nostri destinatari sono, prima di tutti, i nostri figli. Produciamo principalmente olio extra vergine biologico di alta qualità e per il 2012 dovremmo ottenere la DOP.
Noi abbiamo molto apprezzato l'articolo perché l'esperienza, seppur breve, ci insegna che, impegnandosi senza tregua, si possa vendere bene l'olio extra vergine italiano di qualità. L'anno passato abbiamo intuito che la nostra bottiglia poteva essere accompagnata da "un foglietto illustrativo" (ispirandoci proprio a quello di un medicinale) che illustrasse tutte le proprietà curative dell' olio di oliva, che insegnasse al consumatore che non tutti gli olii sono uguali e che, pertanto, e' molto importante sapere cosa si mangia perché l'olio extra vergine di oliva nella dieta mediterranea e' presente nella preparazione di tutti i piatti ed e' quindi assunto più volte al di'. Abbiamo riscosso un buon successo perché molti hanno apprezzato le informazioni che venivano fornite ed hanno recepito l'importanza della qualità del prodotto. E' sorprendente scoprire quanta ignoranza circondi un prodotto che da sempre e' sulle nostre tavole e nei nostre piatti. Dobbiamo colmare vuoti enormi. E' ottimo l'idea di vendere nelle farmacie e nei negozi dove si acquistao prodotti percepit come curativi (le erboristerie per esempio). Non si tratta di una trovata pubblicitaria ma noi crediamo veramente che l'olio sia molto di più di un semplice alimento, bisogna solo trovare il modo di farlo sapere al consumatore. Tuttavia siamo convite che non astista miglior venditore di quello che crede nel prodotto che propone.
Ci interesserebbe molto sapere dove trovare i nuovi claim salutistici approvati per noi e per i nostri clienti.
Auguriamo a tutti un buon lavoro.
Vanessa Maria Mancini
La Dame della Rocca


Romano Satolli
Romano Satolli
10 marzo 2012 ore 20:22

Spero che la constatazione di Luigi, sulle etichette, spesso irregolari e dalle diciture ingannevoli, arrivi all'attenzione del Ministro Catania e Dell'ICQRF, affinché si attivino per controllare, sanzionare e sequestrare tutti quegli oli venduti con etichette dalle diciture ingannevoli.

Romano Satolli
Romano Satolli
10 marzo 2012 ore 20:13

Caro Luigi, una bellissima idea, anzi belle e diverse iniziative. Farmacie rurali, Parafarmacie, Erboristerie, dovrebbero commercializzare questi prodotti. Anche le piccole confezioni negli aeroporti, vanno benissimo. Con una raccomandazione: che nessuno accetti di farli diventare prodotti a marchio, lasciando il business in mano alla GDO, anche se di casa nostra.

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
10 marzo 2012 ore 15:27

Leggo questo articolo dopo aver tenuto un piccolo corso conoscitivo ad un gruppo di studenti di un istituto agrario di Cremona in visita nella mia regione,l'Umbria.I ragazzi, sui quattordici anni, poco o nulla sapevano dell'olio extravergine e tantomeno sapevano riconoscere un buon olio da uno difettato o in via di spegnimento.Dopo avergli fatto visitare un frantoio, spiegato come si ottiene un buon olio e come dev'essere un olio per essere eccelso (fruttato che ricorda la frutta e le erbe fresche,piccante senza limiti e un giusto grado di amaro)ho schierato una serie di oli con difetti,oli non difettati ma vecchi e un paio di oli freschi,uno buono e l'altro eccelso.Dopo avergli in breve tempo insegnato come avviene la fase di assaggio utilizzando i famosi bicchierini di plastica, siamo passati all'azione facendogli prima annusare nel giusto modo tutti gli oli e alla fine anche accoppiando un un olio buono ad uno meno buono,poi siamo passati alla fase dell'assaggio(ovviamente solo di quelli buoni).Il risultato alla fine è stato stupefacente,i ragazzi in breve tempo hanno memorizzato il buono e il meno buono e ogni volta che gli passavo un olio senza dirgli cos'era lo inquadravano al volo.
Trovare canali di vendita nuovi,agire in collaborazione con i medici,trovare strategie di marketing innovative,tutte cose importanti ma che dovrebbero essere un semplice buon corollario alla strategia vera,l'educazione del consumatore,soprattutto di quello giovane alla vera qualità.

Vincenzo Lo Scalzo
Vincenzo Lo Scalzo
10 marzo 2012 ore 08:52

Mi prende la voglia: se fossimo in un paese anglosassone, gli scaffali delle specialità para-farmaceutiche sarebbero la destinazione di doppi saggi di olii DOP, di qualità certificata delle dimensioni degli stessi per la tavola dei ristoranti, appropriatamente etichettati.
Sarebbe un canale esclusivo. Non dimenticare allora la possibilità di estendere la super nicchia agli aeroporti, in confezioni approvate dalla sicurezza, il "gusto dell'extravergine al volo"...
Sì, non è la strategia di squadra invocata, ma è una nicchia potenzialmente aperta. Per chi? I confezionatori specialaizzati non mancano, ed il loro servizio è già regolamentato per il settore farmacutico e para-farmaceutico, anche internazionale. La fantasia di marketing di ogni marchio è compito del produttore oliocoltivatore: non sarebbe da buttare! Anzi, non è già in atto per la ristorazione? Mi meraviglierei se non lo fosse!

NICOLA BOVOLI
NICOLA BOVOLI
10 marzo 2012 ore 00:50

Mi sembra un'ottima idea ma siamo poi sicuri che, una volta aperta la via, non se ne approfitterano le multinazionali spagnole per vendere un prodotto semi-industriale ad un prezzo ancora più redditizio (...per loro naturalmente).
Ma in ogni caso dobbiamo tentare ed essere pronti per cavalcare la tigre e proseguire su questa strada. Io comunque sono e sarò con te se deciderai di proseguire su questa rotta!
Nicola Bovoli - Vicopisano