L'arca olearia 26/03/2011

Concorsi oleari, utili se vi è serietà e trasparenza

Concorsi oleari, utili se vi è serietà e trasparenza

Ce ne sono sempre di più, se ne sa sempre meno. In questo contesto la credibilità è asset fondamentale. I punti critici di un sistema a rischio bolla


I concorsi sono un nobile strumento di sana competizione oltre che un’ottima leva di marketing per le aziende vincitrici. Negli ultimi anni, però, il proliferare dei concorsi e la loro poca trasparenza sta dando spazio ad una serie di eventi organizzati con scarsa serietà, tanto per racimulare qualche soldo a danno dei produttori oppure volti ad ottenere un pò di becera visibilità per i promotori.

Elementi che potrebbero portare presto allo scoppio di una bolla concorsi. Ecco alcuni dei punti critici del sistema.

Credibilità
Ce ne sono alcuni, pochi, che fanno bene (anzi benissimo) al settore svolgendo da un lato un ruolo promozionale e di comunicazione, dall’altro instaurando una sana competizione tra i produttori volta al miglioramento degli oli.

Ce ne sono molti altri invece che, promettendo fior di medaglie e menzioni per tutti, stanno contribuendo a screditare lo strumento del concorso.

In alcuni concorsi, tanto per intenderci, quasi tutti i partecipanti ricevono una qualche sorta di titolo di merito (bisogna proprio impegnarsi per non riceverlo), pagando la quota partecipativa per ottenere un pezzo di carta da mostrare ad importatori e clienti: ma che valore reale avrà questo riconoscimento?

Da chi è composta la giuria?
Non c’è trasparenza nei concorsi: vi è mai capitato di chiedervi chi ha giudicato il vostro olio in un concorso? Se non lo avete fatto, cominciate a chiedervelo. Se invio un olio, pago, vinco oppure non mi classifico in una competizione accetto senza riserve il verdetto della giuria, ma non ho forse il diritto di sapere chi mi ha giudicato? Girano oggi per concorsi bravissimi assaggiatori ma anche tanti amatori con poca esperienza alle spalle. Potrò in questo modo valutare meglio se i soldi pagati per la partecipazione sono stati spesi bene e se ripresentarmi l’anno successivo. Gli organizzatori del concorso saranno in questo modo incentivati a prestare più attenzione alla professionalità di chi metteranno in giuria.
E vista dall’altra prospettiva: io assaggiatore che dedico tempo e passione a questa causa non ho forse diritto di “esistere” a livello ufficiale? Probabilmente se fosse un’attività remunerata i nomi comparirebbero automaticamente. Dunque, ecco un ulteriore svilimento del difficile ruolo di assaggiatore di olio.

Preparazione degli assaggiatori
Gi assaggiatori che partecipano alle giurie dovrebbero avere profonde esperienze delle cultivar nazionali (per i concorsi nazionali) e internazionali (per i concorsi aperti agli oli del mondo) per non penalizzare caratteristiche peculiari che in certi casi vengono scambiate per difetto. Dovrebbero, inoltre, essere in grado di confrontare oli provenienti da cultivar con caratteristiche diverse senza farsi annebbiare i sensi dall’emozione estemporanea di alcuni fruttati dimenticandosi di tutto il resto. Negli ultimi anni gran parte dei premi viene assegnata ad un pugno di cultivar dal fruttato seducente. Tra queste troviamo la Tonda Iblea, La Nocellara del Belice, la Ravece, l’Itrana. Amo queste varietà, sono stupende e meritano tutta la fama di cui stanno godendo. Ma credo che molti assaggiatori, soprattutto durante le serrate selezioni di un concorso, non riescano a confrontare questo tipo di fruttato con quello di cultivar meno esplosive ma dalle caratteristiche eccezionali, penalizzando produzioni che spesso meriterebbero posti d’onore nelle classifiche finali dei concorsi.

Etica dei partecipanti
Ci sono produttori onesti (la maggior parte) che inviano al concorso l’olio che poi venderanno nelle loro bottiglie; ci sono quelli che, con un pò di furbizia, inviano l’olio iper selezionato della stagione del quale possiedono solo pochi litri stoccati; ci sono infine quelli disonesti che acquistano oli ad hoc per comporre blend da mandare ai concorsi e acquisire visibilità, anche se poi l’olio confezionato nelle loro bottiglie sarà tutt’altra cosa (che soddisfazione poi ci sarà a vicncere con l’olio degli altri?).

Esiste dunque davvero un rischio bolla per i concorsi oleari? Probabilmente non ancora ma credo sia opportuno cominciare a riflettere per tempo su questi aspetti: quello di cui non ha proprio bisogno il settore oleario è di deludere e allontanare i produttori, i consumatori e i buyers che, caso più che raro, in questi eventi si confrontano e condividono insieme la grandezza e le eccellenze dell’olio extra vergine di oliva.

di Duccio Morozzo della Rocca

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