Energia verde 02/06/2017

Le piccole isole italiane diventano laboratori di bioeconomia

Mentre il ministero sviluppo economico ha emesso un decreto di sostegno all'autonomia energetica delle piccole isole, il 27 e 28 maggio a Capraia esperti e popolazione hanno elaborato un progetto di gestione sostenibile a tutte le attività economiche e sociali, come modello valido per tutte le piccole isole italiane


L'attenzione si sta volgendo, ultimamente, alle piccole isole minore nazionali, con iniziative che configurano le piccole isole come laboratori a cielo aperto, nel cui ambito sperimentare soluzioni innovative ed economicamente sostenibili su energie rinnovabili e più in generale bioeconomia. Il recente decreto del Mise 14 febbraio 2017 (sito del Mise 5 maggio) ha avviato un percorso di forte applicazione delle energie rinnovabili in venti isole minori (Ponza,Giglio, Lipari,ecc.). Sono previsti contributi per favorire l’approvvigionamento energetico sostenibile sostituendo il rifornimento di combustibile con navi dalla terra ferma. Quasi contemporaneamente alla pubblicazione del decreto, a Capraia, è avvenuto un incontro di due giorni al quale hanno partecipato esperti e tecnici appartenenti alle maggiori associazioni, enti di ricerca, università italiane, ma anche imprenditori in una sorta di "officina delle idee" che ha discusso sul progetto "Capraia smart island". Capraia ha una superficie di circa 20 Km quadrati e 415 abitanti residenti. Essa, oltre ad essere una delle perle del Parco nazionale dell'arcipelago Toscano, affacciata tra l'altro sul Santuario dei Cetacei, ha anche il primato che la rende unica nel Mediterraneo: essa è l'unica isola al 100% a energia rinnovabile, in quanto l'intero fabbisogno di elettricità della comunità residente è soddisfatto da un impianto pilota dell'Enel alimentato a biodiesel. Il progetto nato dall'idea di un gruppo di residenti di allargare il percorso di decarbonizzazione dell'economia, estendendolo dal piano energetico a tutte le attività e i servizi dell'isola: e dunque arrivare alla gestione sostenibile dell'edilizia, della mobilità, del ciclo dei rifiuti, dell'acqua, dell'agricoltura, della pesca, del turismo e del porto. L'obiettivo finale è quello di raggiungere un equilibrio "perfetto" tra le attività dell'uomo e l'ambiente naturale, ma soprattutto quello di realizzare un modello virtuoso che sia esportabile e replicabile sulle altre isole minori del Mediterraneo e su scala globale.

Il primo passo del progetto è stato creare e mettere al lavoro un gruppo di lavoro al quale hanno partecipato soggetti pubblici e privati, coordinato dall'Associazione Chimica Verde Bionet e composto anche dall' Italian Biomass Association, Kyoto Club e dall'Istituto dell'Inquinamento Atmosferico del Cnr, in collaborazione con esperti tra cui la Dg Energy dell'Unione europea. Intervenuti anche i rappresentanti del comune, Parco dell'arcipelago Toscano, Accademia dei Georgofili e Regione Toscana. Un convegno diretto a informare la popolazione sulle fasi del progetto stato tenuto il 27. Le diverse componenti del gruppo di lavoro hanno elaborato proposte per le soluzioni tecnologiche da utilizzare ai fini del progetto, sempre tenendo presente che le strategie scelte dovranno rivoluzionare gli stili di vita e la gestione delle risorse e dei servizi conservando l'equilibrio uomo-ambiente. Negli interventi anche suggerimenti ai fini del reperimento delle risorse finanziarie, perché si possano calendarizzare gli interventi sul medio periodo e i passi avanti del progetto beneficiando di bandi di finanziamento comunitari, nazionali e regionali. L'agricoltura, uno dei settori più interessanti per l'isola, si previsto di intervenire sui terreni abbandonati della ex colonia penale agricola, con il ripristino dei terrazzamenti per una agricoltura sostenibile attraverso approcci innovativi quali biochar, compost, teli pacciamanti, sovesci, fertilizzazioni organiche, biostimolanti, uso di molecole attive naturali e più in generale prodotti da tecnologie afferenti la Chimica Verde.

di Marcello Ortenzi

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