Bio e Natura 27/03/2010

L'Italia unita nel nome del carciofo

Nell’anno internazionale delle biodiversità, l’Italia può vantare il maggior numero di specie coltivate, con oltre 120 ecotipi diversi. La cinaricoltura italiana è modello di riferimento per gli altri Paesi per l’importante ruolo svolto dalla ricerca negli ultimi cinquant’anni


Assente dalle maggiori campagne di promozione dell’agroalimentare “made in Italy”, il carciofo riveste invece notevole importanza nel panorama orticolo nazionale. Per questo è il primo ortaggio inserito nella collana “Coltura & Cultura”, con il volume Il carciofo e il cardo, presentato ad Alghero lo scorso 19 marzo al convegno “Valori e valore del carciofo italiano”, organizzato da Bayer CropScience in collaborazione con la Regione autonoma della Sardegna, Assessorato Agricoltura e Riforma Agro-pastorale.



L’Italia è storicamente e di gran lunga il maggior produttore mondiale di carciofo, attualmente rappresenta il 35% circa della superficie e della produzione mondiale, e gli italiani sono i maggiori consumatori al mondo con 8 kg/pro-capite. Ma il primato italiano non si ferma qui. La cinaricoltura italiana è modello di riferimento per gli altri Paesi per l’importante ruolo svolto dalla ricerca negli ultimi cinquant’anni e lo stretto rapporto con il mondo della produzione, che hanno favorito l’introduzione di numerose innovazioni nella tecnica colturale.

“Incoronato dalla storia “re dell’orto” – afferma Frank Terhorst, Amministratore delegato di Bayer CropScience in Italia - resta una coltura impropriamente definita minore, ma fondamentale per l’economia di alcune regioni e per il ruolo insostituibile nella dieta. Naturalmente il nostro sostegno alle filiere strategiche italiane è molteplice: in primo luogo si concretizza con l’offerta di soluzioni innovative per la protezione delle colture, in un momento storico di forte riduzione degli agrofarmaci a disposizione dei produttori italiani. Gli agrofarmaci contribuiscono ad assicurare una costante fornitura di alimenti sani e di alta qualità per lo sviluppo di un’agricoltura realmente sostenibile. Un’agricoltura che oggi più che mai deve rispondere alle contrastanti emergenze alimentari del nostro tempo, riguardanti la salute di milioni di persone: da un lato l’urgenza di produrre cibo per tutti e dall’altro la necessità di contrastare l’involuzione degli stili alimentari dei paesi sviluppati.”

Il carciofo è originario del bacino del Mediterraneo e la sua storia è strettamente influenzata dalle civiltà greca, romana, araba che si sono susseguite sulle sue sponde.
Se le sue virtù benefiche sono note fin dall’antica Grecia, notevole impulso hanno avuto recentemente le conoscenze scientifiche sul carciofo come pianta medicinale e per le sue proprietà nutrizionali, temi che tanto interesse suscitano oggi nel consumatore moderno. Ciò nonostante pochi conoscono le caratteristiche distintive e le potenzialità del carciofo, come si evince dall’indagine che sarà presentata in anteprima al convegno.

“Gli italiani identificano il carciofo come prodotto tipico nazionale e lo riconoscono e apprezzano per il gusto particolare e la versatilità in cucina – sostiene Daniele Tirelli, Università IULM e coordinatore dell’indagine - tuttavia dall’indagine emerge un vissuto di prodotto più caro di quanto non sia in realtà, la notorietà è influenzata da un forte localismo e cala al calare dell’età degli intervistati. Al marketing di settore si offre dunque l’opportunità di differenziare meglio il prodotto, di promuoverne le proprietà salutistiche e di stimolare nuove forme di commercializzazione come la IV e la V gamma.”

“Nel volume il carciofo e il cardo sono state esaminate in modo sintetico, ma completo, le caratteristiche botaniche, le tematiche di ricerca più innovative e le più aggiornate tecniche di coltivazione - conferma Nicola Calabrese, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bari e coordinatore scientifico del volume - una parte importante dell’opera è dedicata ad aspetti non sufficientemente noti di questa coltura, come la sua storia millenaria e le sue proprietà salutistiche, se si pensa che l’evoluzione del carciofo ha inizio circa 12000 anni fa e la sua domesticazione pare sia avvenuta in Sicilia in epoca imperiale romana; in tutte le civiltà che si sono sviluppate intorno al bacino del Mediterraneo si trova traccia della conoscenza e dell’uso di questa pianta, anche grazie alle molte virtù che gli erano attribuite e alle sue apprezzate qualità organolettiche. Il capitolo sulle ricette e quello sull’impiego del carciofo in cucina, con oltre 270 ricette regionali menzionate, testimoniano la notevole versatilità di questo ortaggio e la sua forte tradizione alimentare. Attraverso i contributi dedicati alla ricerca, all’alimentazione e all’utilizzazione si è voluto mettere l’accento sulle proprietà nutrizionali e farmacologiche, sulla molteplicità di varietà disponibili per i diversi tipi di consumo e sulle innovazioni nella trasformazione industriale che, opportunamente promossi e fatti conoscere ai consumatori, possono portare valore al comparto cinaricolo e aumentare i consumi di questo nobile ortaggio italiano.”

“Un vivo ringraziamento va ai settanta autori – ha affermato Renzo Angelini, Direttore Technical Management & Communication di Bayer CropScience – che ancora una volta attraverso l’approccio interdisciplinare hanno saputo mettere insieme per la prima volta tutte le conoscenze disponibili su questa filiera. Il progetto Coltura & Cultura – continua Renzo Angelini - vanta oggi il coinvolgimento di oltre 400 esperti delle filiere strategiche italiane appartenenti al mondo accademico, delle istituzioni, della produzione, della comunicazione. L’attività proseguirà con la pubblicazione di titoli su importanti specie orticole e frutticole ed evolverà nella “Rete di Coltura & Cultura”, per contribuire a “Magis”, progetti interdisciplinari di agricoltura sostenibile con il triplice obiettivo di migliorare le performance ambientali dei processi produttivi, soddisfare le richieste del consumatore sempre più attento ai valori etici e salutistici del cibo e garantire la competitività sul mercato.”



Fonte: Paola Sidoti

di C. S.