Bio e Natura 20/07/2018

Il futuro dell'agroalimentare è fatto di dati: le blockchain non sono tutte uguali

Il futuro dell'agroalimentare è fatto di dati: le blockchain non sono tutte uguali

I benefici apportati dalla tecnologia blockchain sono: efficientamento delle transazioni, recupero delle informazioni, velocità delle transazioni, validazione delle transazioni e consegne più rapide. E il consumatore? Sarà più sicuro ma regalerà sempre più informazioni che verranno lette grazie ai big data per avere una visione completa di tutta la vita del prodotto, dalla terra alla cucina


Navigando un po’ qua ed un po’ là nella “rete” si può osservare Forbes, Financial Times, Bloomberg, Institute of Food Technologists, Walmart, Unipol, e tanti altri scrivere a riguardo applicazioni della tecnologia blockchain al settore agroalimentare.
How the blockchain can save our food
Dalla finanza al food: la blockchain sta aumentando la sicurezza alimentare
Innovative Ways Blockchain Will Build Trust In The Food Industry
From farm to plate, blockchain dishes up simple food tracking. Technology promises to make provenance of goods and supply hiccups easier to pinpoint
The Potential of Blockchain Technology Application in the Food System
Non c’è sharing senza Blockchain
The world’s biggest retailer wants to bring blockchains to the food business
Per cui può essere utile approfondire meglio l’argomento al fine di poter capire il potenziale applicativo della “sconosciuta” tecnologia nel comparto agro-alimentare.

Che cosa è il blockchain?
Secondo una definizione tecnica, una blockchain è un “database distribuito” che mantiene un elenco sempre crescente di record di dati protetti da manomissioni e revisioni inseriti in blocchi successivi, inoltre esso fa parte della famiglia delle più generiche “distributed ledger technologies” (DLT).
Pertanto, si tratta di un compendio di informazioni disposte su blocchi - ognuna contenente degli elementi non modificabili quali: timestamp (marcatore temporale codificato), hash (algoritmo matematico di crittografazione che trasforma dei dati di lunghezza arbitraria in una stringa esadecimale di lunghezza predefinita), previous Hash, merkle root, bits, nonce (elementi strutturali e di sicurezza).
In parole semplici è uno strumento che distribuisce all’interno di N nodi (macchine collegate fra di loro in una rete, che può essere pubblica o privata) delle informazioni crittografate e non modificabili secondo delle regole stabilite o dalla rete stessa (permissionless bl.) o dall’owner della blockchain stessa (permissioned bl.).
Storicamente il blockchain (permissionless) viene teorizzato nel 2008 da una pubblicazione scientifica di Satoshi Nakamoto (pseudonimo) con l’invenzione della prima criptovaluta il Bitcoin (BTC o XBT).

Qual è il valore aggiunto che la blockchain fornisce nella gestione della supply chain?
Anzitutto, da un sondaggio relativo le frodi alimentari che chiedeva le cause del problema, produttori intervistati hanno risposto per il 42% che non ci sono metodi affidabili per rilevare le frodi, il 39% che è facile falsificare i propri prodotti, per il 40% la supply chain non è trasparente ed infine il 75% dichiara che le leggi e i regolamenti sono inefficaci. La tecnologia può migliorare la gestione di questi ed altri problemi ridando una maggior fiducia al produttore, come al distributore ed infine al consumatore. In pratica consentirebbe prezzi più alti per i prodotti controllati dalla soluzione, essendoci un potenziale di differenziazione del prezzo, inoltra migliora la trasparenza della supply chain e riduce gli sprechi in generale essendo più efficiente di qualsiasi altro tipo di transazione. Dal punto di vista del rapporto con il consumatore (consumer loyalty), permette di conoscerne meglio i comportamenti e di ottenerne dei feedback molto utili per la gestione della filiera stessa, infine migliora nettamente la reputazione sia del brand che del prodotto.

Come funziona all’interno di una supply chain?
La blockchain all’interno di una supply chain funziona da “libro mastro” (ledger), ovvero una specie di diario per ogni attività oggettiva che accade entro e durante lo svolgimento della catena, dalle materie prime al prodotto finito in casa del consumatore. Nel libro mastro sono registrati tutti gli accadimenti (eventi) significativi della supply chain: transazioni, analisi, controlli, verifiche, ecc. ed in base agli smart contract (regole) tutte queste informazioni sono rese disponibili a chi di dovere.

Ma i blockchain sono tutti uguali?
No! Esistono due tipologie fondamentali di blockchain:
1. Permissionless: esempio Ethereum (piattaforma storica dei bitcoin) dove il protocollo di consenso è basato sul proof of work (PoW) i nodi della rete sono tutti i nodi di internet.
2. Permissioned: dove il protocollo del consenso è basato su altre modalità quali ad esempio il Byzantine-fault tolerant. Le blockchain permissioned sono gestite completamente da un Owner che ne definisce le regole (smart contract) e soprattutto chi può partecipare e chi no. Questa tipologia è quella preferita per la costituzione di blockchain dedicate al business. La piattaforma che meglio ha saputo tradurre le esigenze del business è Hyperledger (Linux Foundation) e le sue cinque modalità a seconda delle diverse applicazioni (Fabric, Sawtooth, Indy, Burrow, and Iroha).
Da quanto sopra si evince che blockchain per le supply chain e blockchain per le criptovalute sono due mondi completamente diversi, anche se i termini di definizione sono estremamente simili.

Chi è responsabile dell'inserimento delle informazioni in blockchain?
Avendo chiarito che tutto ciò che avviene in una blockchain è permanente, immutabile ed estremamente protetto, appare evidente che l’inserimento delle informazioni (transazioni, analisi, verifiche, controlli, ecc.) è un punto di estrema criticità.
Qui si può palesemente intuire che la progettazione di una struttura blockchain non ancorata ad una struttura opportunamente congegnata, non può che fallire miseramente, come tra l’altro fatto notare da una nota giornalista non più di qualche settimana fa sul Corriere della Sera .
Infatti, affinché un progetto blockchain possa essere efficiente, deve possedere, oltre che una adeguata interfaccia, anche un controllo severo dei dati inseriti ai diversi livelli della supply chain (validazione del dato).
Il responsabile dell’inserimento delle informazioni in una blockchain business oriented è quindi l’owner della blockchain stessa ed è egli che risponde a tutti gli altri soggetti coinvolti.

Possono esistere blockchain di blockchain?
Certamente! Questo è il principio proprio di Hyperledger (Linux Foundation), che permette la congiunzione di più permissioned blockchain, dove ogni owner possiede la propria responsabilità sulle informazioni inserite. In una supply chain oleicola, ad esempio, ci potrebbero essere:
1. blockchain del consorzio di produttori di materia prima
2. blockchain del consorzio di trasformatori della materia prima
3. blockchain dei distributori del prodotto finito,
che si collegano a catena e si scambiano vicendevolmente e secondo delle regole (smart contract) ben precise le informazioni necessarie ad ognuna di funzionare efficacemente, come se fossero un iperspazio (data hyperspace) di informazioni multidimensionali. In un contesto internazionale si potrebbe anche inserire la blockchain dell’importatore o degli importatori.

Esiste qualche standard di riferimento per inserire le informazioni nella blockchain?
Il blockchain è un contenitore dinamico di informazioni, per cui per poterlo inserire in una supply chain “reale” devo utilizzare una codifica delle informazioni standardizzata e nota a tutti i soggetti della filiera, in modo che in luoghi lontani e con persone estremamente diverse, tutti possano leggere le informazioni liberamente e in maniera corretta.
La ISO ha provveduto e sta provvedendo alla stesura di questi complessi standard di sicurezza e comunicazione basati sul Global Language of Business (GS1).

Qual è il vantaggio economico dell'uso della blockchain rispetto a un sistema convenzionale?
I benefici apportati dalla tecnologia blockchain sono: efficientamento delle transazioni, recupero delle informazioni, velocità delle transazioni, validazione delle transazioni e consegne più rapide.
Per quanto attiene la mitigazione dei rischi possono avere un controllo totale delle contraffazioni e delle frodi, un rafforzamento della privacy ed in generale una maggiore sicurezza.
Con conseguente riduzione dei costi a seguito di: disintermediazione, miglioramento delle inefficienze di processo e ottimizzazione dei processi.
I fattori di successo più importanti restano comunque la sicurezza, la trasparenza e soprattutto la modularità con la finalità di ri/conquistare la fiducia (trust) della filiera e perfino del consumatore finale.
La tecnologia blockchain si presta molto bene ad essere abbinata alle nuovissime tecnologie di IOT (internet of things) ed alle digital labels (NFC, RFid, QRcode, ecc.).

Qual è il ruolo del consumatore di fronte ad una blockchain?
Il consumatore finale non entra direttamente come utente all’interno di una blockchain di filiera per ovvi motivi di sicurezza e per motivi tecnici, infatti il collegamento a tutte le informazioni riversate nella blockchain permissioned della filiera può avvenire attraverso un couch data base piuttosto che un level data base (blockchain).
Le informazioni fornite al consumatore sono assemblate in maniera leggibile dal codice esadecimale dei blocks in modo che egli possa usufruire delle ultime tecnologie di comunicazione: videoclip, web, flash, ecc.
La comunicazione può avvenire attraverso i codici a barre, i QR-code, gli RFid, gli NFC, ecc. non vi sono limiti, inoltre si possono inserire anche sistemi di sensoristica e comunicazione attiva e gestione delle informazioni, quali ad esempio Artik (Samsung) o altre soluzioni elettroniche, non ci sono limiti tecnici!
Il limite è sempre la decisione fondamentale dell’owner di cosa comunicare ed a quali livelli!
Il rapporto di qualsiasi consumatore con sistemi IOT legati a basi di dati su rete porta sempre ad un ritorno di informazioni sull’utente in maniera pressoché automatica, per cui è possibile, anche grazie alle tecnologie di lettura del web (sentiment analysis), grazie a sistemi di gestione di grandi quantità di dati monodimensionali (big data) e grazie ad algoritmi di machine learning, che imparano dai dati stessi, avere una visione completa di tutta la vita del prodotto, dalla terra alla cucina, con l’unico fine di migliorare in continuazione la qualità percepita e coprire le esigenze sempre più varie del consumatore finale.

Per ulteriori informazioni su blockchain nelle catene alimentari: Q&A Blockchain - Euranet


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