Bio e Natura 17/11/2017

L'agricoltura biologica può sfamare tutti, a patto di cambiare il nostro stile di vita

L'Unione europea è in prima linea nel processo di cambiamento del comparto primario, con due milioni di ettari in più tra 2012 e 2016. Un mondo completamente organico richiederebbe il 33% di terreni agricoli in più, se si mantenesse lo stesso consumo di carne e tasso di spreco alimentare


Secondo uno studio svizzero, pubblicato su "Nature Communications" da Adrian Muller del Research Institute of Organic Agriculture (FiBL) di Frick, l'agricoltura biologica, teoricamente, potrebbe essere in grado di sfamare il mondo, anche quello del 2050 quando saremo 9 miliardi di individui.

I dati e gli studi sulle possibilità delle coltivazioni organiche di soddisfare le esigenze alimentari sono sempre controversi, ma i ricercatori hanno analizzato la questione in maniera molto obiettiva, cercando di non dare peso al valore ambientale ma solo a quello nutrizionale.

Gli scienziati hanno simulato una serie di possibili scenari.

La necessità di terreni agricoli, per soddisfare un passaggio integrale da agricoltura convenzionale a biologica, aumenterebbe dal 16 al 33%. Se il mondo cominciasse a consumare meno carne, sostituendola con i legumi, e sprecasse la metà del cibo allora servirebbe solo un 16% di aumento.
Un'opzione quasi impossibile, come sottolinea uno degli autori dello studio Christian Schader.

Nel caso lo stile di vita si mantenesse inalterato, servirebbero il 33% di terreni agricoli in più. Una missione praticamente impossibile, considerando che occorrerebbe certamente disboscare foreste, con effetti nocivi sull'erosione e sugli ecosistemi.

Ipotesi ugualmente irrealistica e utopistica la conversione mondiale a una dieta di tipo vegetariano, con la trasformazione delle colture destinate a mangimi per animali ad alimenti per l'uomo. In questo caso ci sarebbe bisogno addirittura del 18% in meno di suolo per riuscire a produrre cibo per tutti. Però le proteine di origine animale mangiate dall'uomo dovrebbero diminuire dal 38% all'11%.

Opzione molto più credibile una conversione solo parziale delle colture, 60% biologico e 40% convenzionale. In questo caso il fabbisogno di terreni agricoli sarebbe contenuto. Occorrerebbe però anche dimezzare lo spreco alimentare per sfamare una popolazione di 9 miliardi di persone.

E' la prima volta che uno studio, anche esaminando l'impatto dei cambiamenti climatici sul settore primario, evidenzia che il contributo dell'agricoltura biologica può andare ben oltre la nicchia e divenire di massa, contribuendo in maniera sostenibile a sfamare la popolazione mondiale.

Uno studio molto interessante se consideriamo il trend mondiale di crescita delle superfici agricole a biologico, ben superiore a quello delle colture transgeniche.

L'Europa è in prima linea in questa tendenza. Dal 2012 al 2016 la superficie dell'agricoltura biologica europea è cresciuta di quasi due milioni di ettari. Lo rende noto Eurostat, che conta 12 milioni di ettari di superfici Ue dedicate alla coltivazione con metodo biologico, certificate o in conversione, vale a dire il 6,7% della superficie agricola totale utilizzata (Sau) dell'Unione Europea. Nel 2011 l'area era di 9,6 mln ettari e la percentuale era del 5,4%. Eurostat registra una tendenza all'aumento anche nel numero di produttori biologici registrati, che hanno raggiunto quota 295.600 alla fine del 2016.
Spagna, Italia, Francia e Germania si confermano i Paesi con maggiori estensioni coltivate e il maggior numero di produttori. Insieme rappresentano oltre la metà (54%) del totale delle colture biologiche e dei produttori bio Ue. Austria, Svezia, Estonia e Italia fanno registrare la quota più elevata di aree a biologico sul totale delle superfici coltivate. 

di T N