Bio e Natura 09/10/2015

Oltre l'agricoltura biologica, il futuro è quella ecosimbiotica

Esplorare i legami che si creano tra esseri viventi, saperli utilizzare a fini agricoli, attraverso la creazione di nuovi equilibri. Interessanti prospettive, per vino e olio, con anche risultati nutraceutici sorprendenti grazie all'inoculo di un biota microbico


L’epoca in cui viviamo è stata chiamata dai ricercatori Post Pasteriana dal modo diverso di concepire la necessità di una vita microbica nell’uomo e nelle piante, una visione che si contrappone a quella Pasteriana,che considerava i microbi dei nemici da sterminare.
L’applicazione  dei fitofarmaci in agricoltura negli ultimi 70 anni è stata caratterizzata dalla continua ricerca  di nuovi prodotti capaci di eliminare i microrganismi presenti in una coltivazione agricola senza far distinzione tra i microrganismi utili alla pianta e quelli dannosi.
La produzione ideale è stata considerata quella priva di microrganismi. 

L’approccio Pasteriano all'agricoltura moderna ha indirizzato le coltivazioni verso una situazione di immunocompressione , pari a quella di un paziente sottoposto ad un trattamento chemioterapico, con il risultato che le piante sono divenute molto deboli se paragonate a quelle di 30 anni fa, con un ciclo vitale molto più corto e la necessità di continui trattamenti con fitofarmaci per poterle mantenere in vita.

L’agricoltura deve ripensare le tecniche di coltivazione, deve tenere in considerazione la storia evolutiva delle piante  e degli animali ed accettare la complessità della visione Post Pasteriana operando nel rispetto della comunità microbica che è parte viva  del funzionamento delle piante e degli animali. Questa è la  nuova agricoltura che chiamiamo  ecosimbiotica.  

I  vini simbiotici sono la  realizzazione di una serie di progetti e collaborazioni scientifiche  decise e sviluppate sin dalla nascita dell’Arcipelago Muratori . Questo innovativo piano vitivinicolo, avviato all’inizio del Terzo Millennio, porta la firma del dottor Francesco Iacono, per oltre vent’anni impegnato come ricercatore nel settore. Fin dall’inizio degli impianti, nel 2000, si è avviata la collaborazione con la CSS Aosta per l’uso delle micorrize come sostituti naturali ai prodotti di sintesi chimica. La scelta delle micorrize parte dalla constatazione, confermata da molteplici evidenze  scientifiche, che la terra viva garantisce il futuro dell’attività agricola,  fa crescere meglio le viti e ne limita la mortalità, perché le piante diventano meno attaccabili dalle malattie.

La Cooperativa Olivicola di Arnasco, che opera sul territorio da 30 anni e gestisce un’azienda olivicola a regime biologico di 16 ettari,ha messo in atto un progetto legato all’olivicoltura collocata, in zone non irrigabili dove si riscontra una notevole difficoltà nella lotta alla mosca olearia con conseguente limiti alla resa costante e al miglioramento della qualità dell’olio.
Il progetto di propagazione di consorzi microbiologici fungini per integrare l’esistente mira ad incentivare la produttività di ogni singola pianta riducendo gli interventi di concimazione. Il riequilibrio dei suoli consente di raggiungere gli obiettivi primari della conduzione biologica. Il progetto ha previsto l’uso dell’irrigazione localizzata accompagnata da apporti a base di Micosat e batteri di ceppi già esistenti nel terreno agrario di Arnasco e riprodotti in laboratorio.
I risultati dimostrano che le due tecniche abbinate, già sperimentate sia in Italia che all’estero, aumentano la resistenza allo stress idrico e agli attacchi della mosca olearia di ogni singola pianta, determinando una migliore qualità organolettica dell’olio e un aumento dei polifenoli totali.

Queste ed altre esperienze verranno discusse a Milano, il 14 ottobre, in un workshop che partirà dalle ore 9 presso la sede milanese del CNR dal titolo: nuovi scenari dell'industria agroalimentare, gli alimenti funzionali e nutraceutici.

 

di C. S.