Bio e Natura 23/01/2015

Il controllo biologico di alcune patologie ha portato a più danni del male stesso

Il controllo biologico di alcune patologie ha portato a più danni del male stesso

Anche in regime biologico sono in voga soluzioni semplicistiche, tipo causa-effetto. Il lancio di predatori e parassiti raramente porta alla stabilizzazione del sistema ecologico, con la conseguenza di produrre effetti più devastanti e improvvisi. Occorre una rivoluzione culturale


Nel regime biologico bisogna passare da una logica tipo causa-effetto a una logica dell'equilibrio.

Theresa Ong e John Vandermeer dell'Università del Michigan hanno compiuto studi di modellazione per l'applicazione in agricoltura biologica, al fine del controllo di parassiti e malattie.

Da questa ricerca hanno capito che “dobbiamo farla finita con le analisi riduzioniste a favore di approcci più olistici che rappresentano la complessità degli ecosistemi."

Un'affermazione così perentoria da meritare una spiegazione convincente.

Quando un uccello piomba nel vostro giardino, afferrando e divorando un bruco, si potrebbe vederlo come una chiara vittoria per il controllo dei parassiti naturali. Ma cosa succede se questo bruco è stato infestato da larve di un piccolo parassita del bruco predone? Si viene a creare una naturale concorrenza. E' il sistema attraverso il quale il sistema ecologico si mantiene in equilibrio.

“L'accoppiamento di due sistemi instabili ha il risultato controintuitivo della creazione di un sistema stabile e vario" afferma Ong.

Vi è però il problema che, in agricoltura, non desideriamo l'equilibrio e la stabilità. Vogliamo anzi efficienza e produttività.

E allora per chi deve tifare l'agricoltore? Per il piccolo parassita del bruco predatore o per l'uccello? L'ecologia vorrebbe che tifasse per entrambi mentre la tecnica, in realtà, privilegia un solo agente di lotta.

Sono così state create le tecniche di difesa fitosanitaria, valide e utilizzate in agricoltura biologica, del lancio di parassitoidi o predatori o nell'inoculo di microrganismi, tipicamente funghi, patogeni dell'agente dannoso.

Negli Stati Uniti, per esempio, sono stati lanciati diversi parassiti, come piccole vespe, scarabei e altri insetti per attaccare le larve di punteruolo che facevano danni nei campi di erba medica.

Il problema, secondo Ong e Vandermeer, è che simili sistemi ecologici alterati si sono poi dimostrati difficili da stabilizzare. Questo perchè gli agenti specializzati (predatori, parassiti o patogeni) nel contrasto biologico del fitopatogeno sono troppo bravi nel loro lavoro. Riescono infatti a tenerne tanto sotto controllo la popolazione da ridurla fino a non trovare più l'ospite o il nutrimento necessario a sopravvivere. Questo, spesso, porta a una rinascita del fitopatogeno con attacchi che spesso sono anche più intensi dei precedenti.

La situazione si fa più complessa quando sono più agenti di controllo a competere per i parassiti. Molti ecologisti hanno supposto che la concorrenza tra i predatori, parassiti e patogeni indebolisce e destabilizza i sistemi di controllo biologico.

Al contrario la ricerca di Ong e Vandermeer dimostra che gli agenti di controllo, se presi singolarmente, sono instabili ,a insieme creano una combinazione efficace di gestione dei fitopatogeni, poiché ricorda più da vicino i sistemi naturali.

Tornando all'esempio iniziale, "quando i due agenti di controllo agiscono in combinazione nel giardino, si assiste al fatto che l'uccello impedisce alla vespa uno sfruttamento eccessivo del bruco-parassita, questo perchè l'uccello mangia le larve della vespa all'interno dei bruchi. La vespa aiuta ad abbassare i tassi di crescita dei bruchi a livelli gli uccelli possono sufficientemente affrontare.” ha spiegato Ong.

L'Università del Michigan ha in atto un simile sistema di controllo su piantagioni di caffè. Il fitopatogeno è controllato contemporaneamente da un coleottero e da un patogeno fungino. I tre organismi si controllano a vicenda, creando un equilibrio.

Il controllo biologico, quindi, non deve replicare modelli di difesa dell'agricoltura convenzionale ma deve avere un approccio diverso, ecologico, creando sistemi complessi nell'agroecosistema, tali da ricercare nuove forme di equilibrio che mantengano le patologie sotto controllo.

di R. T.

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Commenti 1

marco peruzzi
marco peruzzi
24 gennaio 2015 ore 19:12

L'uomo dovrebbe imparare a riflettere e osservare la natura prima di agire,invece di improvvisarsi Dio e fare un gran casino.
Crea in laboratorio insetti,bacilli,funghi che chiama utili...e dopo.? siamo sicuri di tenerli sotto controllo? Non succedera' come per i cinghiali? Nella mia zona non esistevano 30 anni fa' e adesso sembra un allevamento e che danni.Esperimento ritentato con i caprioli :Idem.
Ora si dice anche con i lupi (roba da matti)
Ma non e' finita dopo la fauna arriveranno esperimenti anche per la
flora e anche in Toscana potremmo raccogliere delle sanissime banane (con cellule di rospo)