Bio e Natura 23/10/2014

Non facciamo di tutta l'erbaccia un fascio

Il legame esistente fra l’uomo e le malerbe ha origini antichissime. Le erbacce sono state le prime verdure, le prime medicine, fra le prime materie a offrire succhi tintori e ci hanno stimolato a usare il nostro ingegno per creare utensili di tutti i tipi


“Ecco, io vi dò ogni pianta che fa seme, su tutta la superficie della terra e ogni albero fruttifero, che fa seme: questi vi serviranno per cibo. E a tutti gli animali della terra e a tutti gli uccelli del cielo e a tutto ciò che sulla terra si muove, e che ha in sé anima vivente, Io do l’erba verde per cibo”. E così fu.
(Genesi 1, 29-30)

Infestanti, erbacce, malerbe, sterpaglia sono solo alcuni dei nomi che diamo a tutte le piante che non coltiviamo e che in qualche modo infastidiscono o sabotano le nostre attività, non solo quelle agricole e di giardinaggio ma in generale tutte le attività antropiche. Sono li a ricordarci che se abbassiamo la guardia sono pronte a riprendere il sopravvento su tutto quanto: case, strade, ponti, muri, cemento, e non si fermano davanti a niente.
Numericamente le piante coltivate e di cui ci cibiamo nell’arco di un anno sono pochissime rispetto alla totalità delle specie vegetali conosciute: rispetto alle circa 200.000 angiosperme 12 sono le “grandi”( grano, mais, riso, orzo, sorgo, la soia, patata, manioca, patata dolce, barbabietola e canna da zucchero, la banana), circa un centinaio sono state in qualche misura domesticate e solamente un migliaio sono commestibili. Tutte le altre (tranne le piante ornamentali che consideriamo utili per la loro bellezza) sono piante generalmente indesiderate che ci obbligano a lottare per mantenere un po’ di spazio fra noi e loro.

Eppure il legame esistente fra l’uomo e queste piante ha origini antichissime, possiamo dire da quando l’Homo Sapiens ha fatto la sua comparsa sul pianeta. Le erbacce sono state le prime verdure, le prime medicine, fra le prime materie a offrire succhi tintori e ci hanno stimolato a usare il nostro ingegno per creare utensili di tutti i tipi (corde, carta, veleni, contenitori…).
Si stima che nonostante il diluvio chimico che ogni anno si abbatte sui nostri suoli circa il 10-20 % delle produzioni si perda a causa delle erbacce,che causano inevitabilmente un decremento, questo sistema innesca poi fenomeni di resistenza ormai noti ad erbicidi.

Nella nostra visione della Natura siamo portati a suddividere gli altri organismi viventi in due macro categorie: da una parte i “civilizzati”, ovvero piante e animali che controlliamo a pieno e che siamo in grado di riprodurre e gestire per i nostri benefici, dall’altra tutti gli altri, i “selvatici” che sfuggono al nostro controllo e si intrufolano di continuo nelle attività umane.

Eppure questo confine è molto labile, è strettamente dipendente dal nostro punto di vista e dipende essenzialmente dalle etichette che affibbiamo a questa o quella specie. Nel corso della nostra storia molte piante sono saltate da un lato all’altro della barricata diventando piante utili, o viceversa passando da piante civilizzate a erbacce. Questo succede perché la nostra società è in continua evoluzione, mutano i valori, gli stili di vita, si susseguono le culture dominanti e di conseguenza anche e le colture sui campi cambiano. È certo che le piante spontanee (per essere politicamente corretto!) amano le nostre attività: deforestazione, aratura, innaffiare, cospargere il suolo di nutrienti o di rifiuti, costruire e poi abbandonare, ci utilizzano per le loro migrazioni da un continente all’altro, si insinuano nella cultura gastronomica e prendono il largo in nuovi ecosistemi, prosperano nei parchi, nei parcheggi, nascono su marciapiedi o muri belle e rigogliose.

C’è chi le apprezza per il loro ruolo ecologico di piante pioniere, di copertura verde che, oltre ad essere esteticamente preferibile a un paesaggio brullo, è responsabile della naturale fertilizzazione del suolo attraverso i cicli di crescita e decomposizione.

Esiste una lunga relazione di amore-odio con le infestanti, si manifestano con vigore quando cerchiamo di stravolgere il naturale ordine delle cose, possiamo avere l’illusione di controllarle con la zappa, un trattore o con un principio attivo, sicuramente le erbacce non hanno scopo, non cercano di sabotare i nostri progetti ne attaccare le nostre piante civilizzate con secondi fini. Come tutti gli altri esseri viventi semplicemente “sono”.
E come tali dovremmo considerarli.

di Francesco Presti

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