Bio e Natura 23/07/2014

Alla ricerca della biodiversità: il carciofo bianco tarantino


È difficile parlare della Puglia senza subire il fascino dei suoi profumi mediterranei, delle distese di ulivi e di grano, dei colori e della varietà dei suoi frutti: la regione è tra le più ricche della Penisola in termini di biodiversità, con 1.150 varietà orticole e 440 possibili antiche coltivazioni che mancano ancora all’appello.

L’impresa di esplorazione del territorio è la sfida attraverso i Progetti integrati per la biodiversità della Regione (Psr Puglia 2007-2013), rivolti alla salvaguardia di cinque tipologie di colture: vite, ulivo, fruttiferi, leguminose e cereali, ortive. Per la tutela di queste ultime nasce il progetto 'BiodiverSo’, che coinvolge anche l’Istituto di bioscienze e biorisorse (Ibbr) del Cnr accanto al Dipartimento di scienze agroambientali e territoriali dell’Università di Bari, che ne è capofila.

“Le attività vanno dalla ricerca delle fonti storiche, anche non scritte, sulle risorse genetiche autoctone, all’esplorazione del territorio per individuare dove queste varietà locali sono coltivate ed elaborare una sorta di mappa multimediale, fino alla raccolta e alla conservazione del materiale di propagazione, semi o parti di pianta”, spiega Gabriella Sonnante, responsabile dell’unità operativa dell’Ibbr-Cnr per BiodiverSo. “Il nostro compito riguarda la conservazione delle sementi raccolte da tutti i partner del progetto nella banca dei semi presente da oltre 40 anni presso l’Istituto”. [immagine]

La lista individuata, a oggi, raccoglie diverse specie e numerose varietà, come il pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto, la carota di Polignano, la 'batata’ leccese, la cicoria brindisina, la cipolla rossa di Acquaviva e diverse tipologie di carciofo, tra cui quello bianco tarantino. Su queste specie ortive sarà raccolto il maggior numero di informazioni relative alla loro storia, localizzazione e caratteristiche. “Effettueremo una caratterizzazione morfologica e genetica delle risorse, nonché una determinazione del loro valore nutrizionale”, aggiunge Emanuela Blanco dell’Ibbr-Cnr. “Per ciascuna varietà saranno redatte schede specifiche, con l’obiettivo di realizzare un sistema di riconoscimento standardizzato”.

Preservare la biodiversità agraria significherà non solo valorizzare le risorse autoctone, ma anche garantire una maggiore sicurezza alimentare e promuovere lo sviluppo di colture alimentari che sappiano adattarsi e difendersi dai cambiamenti climatici.

di C. S.