Fuori dal coro 20/03/2018

Non solo idee ma di persone made in bio

Su TuttoBio2018 e su biobank storie che raccontano sì di prodotti innovativi, ma che, a partire da una intuizione, rivelano sempre un percorso costellato di curiosità, ricerca e originalità


“Non sapevano che fosse impossibile, allora l’hanno fatto”. In questo aforisma dello scrittore americano Mark
Twain c’è l’essenza delle 10 storie pubblicate su Tutto Bio 2018 per il tema dell’anno “Innovazione Made in Bio”.
Storie che raccontano sì di prodotti innovativi, ma che - a partire da una intuizione - rivelano sempre un percorso costellato di curiosità, ricerca e originalità.
Molti di questi prodotti ci hanno colpito quando li abbiamo visti a BioFach, a Sana o in altre fiere. Poi diversi hanno ricevuto premi e riconoscimenti, a conferma che non avevano colpito solo noi. L’impressione è che mediamente il bio sia più innovativo.
Grace Murray Hopper, pioniera dell’informatica non aveva dubbi quando sosteneva che la frase più pericolosa in assoluto è: “Abbiamo sempre fatto così”. Farsi domande su come possono evolversi processi e prodotti è un ottimo sistema per innovare.

Ecco allora possiamo immaginare le 10 domande da cui questi prodotti sono nati.
“Perché se produciamo l’aceto di vino e di mele - ha pensato Elda Mengazzoli dell’Acetificio Mengazzoli - non possiamo produrre anche l’aceto di melograno, valorizzando tutte le proprietà benefiche di questo frutto?”.
E Michele Lenge, fondatore di AmoreTerra: “Perché non creare una filiera di eccellenza con il meglio del bio made in Italy, a partire dalla pasta con grani antichi, mettendo in rete agricoltori biologici italiani e trasformatori artigianali?”.
“Perché non qualificare i vini Doc trentini - ha considerato Walter Webber, direttore della Cantina di Aldeno -
passando al bio e alla distintiva certificazione vegana?”.
“Perché non innovare il tradizionale pecorino - si è domandato Stefano Busti, alla guida del Caseificio Busti - passando al bio, al caglio vegetale e alle spezie con proprietà funzionali?”.
“E perché non produrre una specialità salutistica a partire dalla frutta secca, magari utilizzando la più antica delle tecniche di conservazione, ovvero la fermentazione?” ha valutato la chef Daniela Cicioni insieme a EuroCompany.
“Perché non utilizzare la crioessiccazione per avere a portata di mano in ogni stagione bacche e frutti con il loro sapore originario?” si è chiesta Simona Tassinari, co-fondatrice di Forlive.
“Perché il brodo non può essere in filtro, come una tisana, pronto in pochi minuti anche fuori casa?” si è interrogata Lucia Visentin, fondatrice di Taflo.
E ancora. “Perché accontentarci delle uova bio, quando con l’agricoltura simbiotica possiamo esaltare il legame che collega la salute animale a quella umana, attraverso la terra?” si è detto Marco Tedaldi, alla direzione dell’azienda Tedaldi.
“Perché non trasferire nella cosmesi le vitamine presenti nel succo di arancia, carota e limone?” ha ragionato Michele Franchetto, co-fondatore di Greenproject.
E infine. “Chi l’ha detto che se un make-up è biologico e vegano non può anche essere curativo, performante e brillare di colori moda?” si è chiesta Angelita Della Bella, fondatrice di Laboratoires BeWell.

Tutti questi prodotti, si inseriscono a pieno titolo in alcuni trend emergenti, a volte incrociandone più d’uno. Come il valore del territorio e del made in Italy. In un mondo sempre più globale, con sapori sempre più omogenei, cresce infatti la domanda di prodotti identitari.
Come la scelta vegana, etica e salutistica, che tocca tutti i consumi, non solo l’alimentare, ma anche la  cosmesi e il resto. O ancora come la domanda di qualità funzionali. Quindi non solo alimentazione ma anche salute, attraverso ingredienti con proprietà benefiche e protettive per l’organismo, oppure con nuove forme di agricoltura.
Su tutto la ricerca costante della qualità, vero passe-partout per aprire nuovi mercati.

di C. S.