Fuori dal coro 23/02/2018

Dall'olivo Villa Romana al futuro olivicolo dell'Italia

Dall'olivo Villa Romana al futuro olivicolo dell'Italia

La curiosità anima scoperte straordinarie ma non è nulla se manca un pizzico di follia e una buona dose di passione. E' questo gran miscuglio a rendere unica la storia della scoperta di una nuova varietà di olivo sul lago di Garda


Un oliveto in riva al lago. Il lago di Garda. Poche decine di piante secolari, cresciute intorno alle rovine di una villa romana. Un parco pubblico: l’opportunità di produrre olio di qualità in ambito urbano. Piante trascurate da anni: la possibilità di scolpirne la chioma (perché la potatura è scultura viva).

Ci sono tutti gli ingredienti per iniziare un percorso a metà strada tra imprenditoria agricola e volontariato. E si inizia!

Le varietà sono le solite del Garda bresciano Casaliva e Gargnà, oltre ad un gruppo di esemplari che non trovano riscontro nei genotipi locali.

I tronchi contorti e cariati, e le foto di inizio ‘900, escludono si tratti di varietà arrivate a Toscolano nel dopoguerra, quando le disponibilità economiche permisero i primi impianti “da vivaio” (prima ci si arrangiava in loco, ovviamente). Sono tanti esemplari, troppi, per essere frutto di impollinazione casuale.

Ho ascoltato i pareri degli anziani olivicoltori del paese, pareri di tecnici locali, ma nulla che possa definire con certezza la varietà.

Non rimane che una strada, poco romantica ma infallibile: l’indagine scientifica, con la mappatura del genoma.

Intanto arriva il tempo del raccolto, con una buona annata, per fortuna. E conferisco a un frantoio che possa so valorizzerà le possibili peculiarità dei frutti di queste piante. Prima molitura di Villa Romana , il nome provvisorio affibbiato a che ho scelto per questi olivi. E arrivano le prime soddisfazioni! L’olio si distingue! Sentori tipici “nordici”, mandorla, erba fresca, carciofo, profumi persistenti, alti valori di fenoli, più della Casaliva (stessa lavorazione nella stessa annata).

Si parte con il primo contatto con il CNR IBBR di Perugia; vuoi che, tra i loro 5000 genotipi da loro catalogati, non abbiano la “villa romana” a cui dare un nome definitivo? Bene, si fa, si spediscono i campioni.

Oltre alla varietà sconosciuta, altri campioni da piante “sospette”. E inizia l’attesa, la scarsa pazienza dello scrivente contro le tempistiche lavorative dell’istituto. Dopo mesi, e l’aiuto di AIPOL (più determinata di me quanto a richiedere i risultati) arrivano i referti: “campione - villa romana - varietà sconosciuta.”

Per un olivicoltore (ebbene sì, credo di potermi definire tale) che crede fermamente nella valorizzazione della biodiversità olivicola italiana può esserci notizia più lieta? Forse, ma quel giorno ho camminato a parecchie spanne da terra! Egocentrismo? Un poco, ma soprattutto la convinzione di aver aggiunto un piccolo tassello alla meraviglioso mosaico delle varietà olivicole.

Poi, qualche pensiero.. è sopraggiunto: non è una pianta singola, un semenzale come a migliaia ce ne sono in Italia, frutto di impollinazioni casuali. Quindi possiamo definirla varietà? È ipotizzabile che, nell’800 o forse prima, qualcuno abbia propagato una pianta risultata particolarmente produttiva; che sia stato fatto in loco o altrove?A ad oggi non è dato sapere.

Quindi sì, azzardiamo, saranno due-trecento piante in tutto, la definiamo una nuova varietà! Il tragitto è ancora lungo, si riprodurrà il monovarietale da queste piante, si inizierà il percorso di propagazione ed iscrizione al registro varietale nazionale, si cercheranno luoghi dove piantare i giovani olivi, si cercheranno negli archivi di Comune e Parrocchia notizie su quell’oliveto, i proprietari e l’inizio della coltivazione dell’olivo in quei terreni. Chissà che alla varietà non si possa legare una storia antica.

Ah, già, occorrerà trovarle un nome. Ma c’è tempo, per ora Toscolano Maderno e il Garda hanno una nuova varietà di olivo ed io ne sono contento. Molto.

di Sergio Cozzaglio

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