Emozioni di gusto 25/06/2015

Poco ma buono. L'Umbria dell'olio di oliva sa fare eccellenza

Poco ma buono. L'Umbria dell'olio di oliva sa fare eccellenza

Una giovane azienda, sulle colline di Bettona, quella di Giulio Mannelli. Una realtà di successo e avanguardista. L'ottimo prodotto in un’annata come questa sta a significare che nulla è lasciato al caso e anche le scelte nell’uliveto sono state importanti


L'azienda agraria Giulio Mannelli, è situata sulle colline che circondano il borgo medievale di Bettona, splendida terrazza etrusca della verde Umbria.

Un'azienda dedita alla continua ricerca dell'incontro tra tradizione e procedimenti produttivi innovativi tesi alla valorizzazione della qualità di un prodotto autentico del quale si assicura la tracciabilità, garantita dalla certificazione CSQA UNI EN ISO 22005:08 sistema di rintracciabilità di filiera.
Tutto ciò è facilmente constatabile sia camminando tra i centenari uliveti di proprietà che si estendono per una superficie di circa 60 ettari ad un'altitudine compresa tra i 300 e i 600 metri s.l.m., sia visitando direttamente l'azienda agraria o sostando all'interno della splendida struttura agrituristica "Poggio degli Olivi" che fa parte della tenuta.

Una realtà olivicola giovane e già di successo.

Il merito va a Giulio Mannelli che ha saputo da subito dare un’impronta avanguardista alla sua produzione, soprattutto per quanto riguarda il lavoro nel frantoio. Il successo in un’annata come questa, però, sta a significare che nulla è lasciato al caso e anche le scelte nell’uliveto sono state importanti.

Eccellente performance per il Mosto d’Oliva, miglior Fruttato medio per il Gambero Rosso, che quest’anno si posiziona al vertice della produzione regionale. Un blend di Moraiolo, Frantoio e Leccino che al naso si apre con nuance balsamiche di conifere e ortica, vegetali di cardo e un finale di mela verde. Al palato mostra grande potenza e coerenza con le sensazioni olfattive confermando il suo carattere balsamico e il suo tratto piccante e amaro.

Abbinamenti. Chianina al sangue.

di Stefano Polacchi