Massime e memorie 27/03/2010

Ossigenavano il vino nel bicchiere con brevi movimenti circolari

Ricordando Nico Orengo, con una toccante prosa in cui si racconta la storia di un sommelier parigino arrivato ad Alba per insegnare a bere bene


Nico Orengo

... Daniel si guardò intorno, cercò i volti dei commensali: uomini dalle facce contadine, larghe, forti, quelle delle donne molto truccate, fresche di parrucchiere.
Guardò i piatti di arrosti e carne rossa, le bottiglie di vino che Silvio stappava davanti a loro, annusando il tappo e successivamente porgendolo ai clienti.

Come in Borgogna, era gente che mangiava molto anche la mattina, anche nei giorni feriali. Erano vignaioli, imprenditori, dirigenti d'azienda, commessi viaggiatori, venditori di macchinari agricoli: gente che divideva ancora in due la giornata e si prendeva il tempo necessario perché fosse così.
Uomini e donne che ossigenavano il vino nel bicchiere con brevi movimenti circolari ogni volta che bevevano come se ci fosse a ogni sorso una sfumatura in più da cogliere, ma era un'ostentazione, anche, pensò Daniel, un tic recente. E, in parte, quelli come lui ne erano colpevoli.

Nico Orengo
Torino, 1944 – Torino, 2009



Testo tratto da: Nico Orengo, Di viole e liquirizia, Einaudi, Torino 2005

di L. C.