Massime e memorie 04/07/2009

Mi gettarono in un calderone d'olio bollente. Per confessare

Nel nuovo romanzo di Mo Yan, la storia di un ricco proprietario terriero giustiziato dai suoi mezzadri alla vigilia della rivoluzione cinese. Nonostante i più crudeli supplizi subiti, non cede perché si ritiene un giusto


Mo Yan

Un grande scrittore di cui abbiamo già messo in luce le precedenti opere (link esterno) torna al romanzo con Le sei reincarnazioni di Ximen Nao, edito, anche questo volume, da Einaudi.



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(...) Il rifiuto di pentirmi a dispetto delle torture patite mi aveva conquistato la fama di duro. Sapevo che numerosi demoni guardiani mi ammiravano in segreto, ma che il vecchio Re Yama era arcistufo di me. Per costringermi a confessare e dichiararmi vinto adottarono il più crudele tra i supplizi infernali:
mi gettarono in un calderone di olio bollente in cui mi girai e rigirai friggendo per sei ore come un pollo – non esistono parole per descrivere l’intensità di quella sofferenza.

Infilzandomi poi con un forcone, i demoni mi tirarono fuori e, tenendomi bene in alto, salirono uno dopo l’altro gli scalini che portavano alla sala delle udienze. Schierati sui due lati, i demoni soldati fischiavano al mio passaggio, sibilando come uno sciame di pipistrelli vampiro.

L’olio che gocciolava dal mio corpo cadeva friggendo sugli scalini e produceva
volute di fumo giallastro... I demoni soldati, depositandomi delicatamente sulle lastre di basalto nero innanzi a Re Yama, si inginocchiarono per fare rapporto:

– Sire, è cotto.

Ero ormai un ammasso carbonizzato e friabile: una lieve scossa sarebbe bastata a ridurmi in briciole. Dal bagliore delle candele che illuminavano la sala maestosa, udii provenire la domanda lievemente beffarda del sovrano:

– Ximen Nao, Ximen «il piantagrane», continui a piantarmi grane?

Te lo dico francamente: in quell’attimo la mia determinazione vacillò. Carbonizzato, giacevo bocconi in una pozza d’olio con i muscoli del corpo che si spaccavano scoppiettando.
La mia capacità di sopportare il dolore era arrivata al limite: chissà con quale altro atroce supplizio questi funzionari infidi e corrotti mi avrebbero torturato, se io non avessi ceduto. Tuttavia, rinunciare ora, non avrebbe reso vane tutte le sofferenze subite? Mi sforzai di sollevare il capo – la mia testa poteva staccarsi dal collo da un momento all’altro – e rivolsi lo sguardo in direzione della luce delle candele: un viscido sorriso ungeva il volto di Re Yama e dei giudici che gli stavano a fianco. Un’ondata di rabbia improvvisa mi assalì.
O la va o la spacca, pensai; a costo di farmi polverizzare dalle loro macine di pietra o ridurre in poltiglia nei loro mortai di ferro, io griderò:
«Voglio giustizia!»

E così feci, sputando schizzi di olio fetido: – Voglio giustizia! – E pensare che io, Ximen Nao, nei miei trent’anni di vita sulla terra, ho lavorato sodo e ho gestito la famiglia con parsimonia, ho fatto riparare ponti e aggiustare strade,
elargito offerte e compiuto buone azioni.

Mo Yan


TESTO CORRELATO
Omaggio al grande scrittore Mo Yan
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di L. C.