Massime e memorie 13/12/2008

Ho alzato una mano verso l'argento e ho toccato una fogliolina di ulivo

Una memorabile pagina di Maurizio Maggiani tratta dal "Viaggiatore notturno". Ho provato paura, scrive. Non è bene che questo albero sia qui, che disorienti con il disordine della sua presenza. Sbagliavo


C'era una roccia, uno sperone altissimo che saliva dritto e acuminato dallo sfasciume disseminato lì intorno. Era spaccato in due da una fenditura che lo trapassava per tutta la sua altezza. Nell'ombra nera della fenditura era sospeso un sottile fascio di luce che dava forma a un qualcosa di grigio e d'argento. Il taglio mi ha fatto segno e io sono andato a vedere da vicino. E quando ho varcato la soglia di quella specie di tabernacolo d'ombra, ho alzato una mano verso l'argento e ho toccato una fogliolina di ulivo.

Il tronco era osso pietrificato, un grosso femore venato e corroso, i rami erano stecchi contorti come erica dopo un incendio. Ma le foglie erano foglie d'ulivo. Venti, trenta, non di più. Verdi e argento, come devono essere: semplici, normali.

Conosco gli ulivi.
Cosa si prova a toccare un ulivo nel mezzo di un deserto a duemila chilometri dal mare più vicino? Un ulivo che non dovrebbe essere lì, ma che invece c'è, e c'è da qualche millennio probabilmente. Tremila anni or sono da qualche parte dell'Hoggar si pascolavano ancora animali. A non più di una giornata da qui, in una fenditura non troppo diversa da quella dove vegeta la meraviglia dell'Hoggar, ci sono graffiti vecchi di diecimila anni con scene di pascolo e caccia. Nessun disegno di ulivo, però.

Allora, cosa si prova? Io ho provato sgomento. Perché ho pensato, non è bene che una cosa che vive duri troppo a lungo, che duri oltre il tempo e l'epoca che spetta a ciascuna cosa. Ora quest'ulivo vive nel dolore, ho pensato, in un tempo che non è il suo. Ha le sue radici nella solitudine. E ho provato paura. E ho pensato ancora: non è bene che questo albero sia qui, non è affatto bene che disorienti il deserto e la sua perfetta semplicità con il disordine della sua presenza. Non sono per niente contento di averlo visto.

Sbagliavo, ma non potevo saperlo.

Maurizio Maggiani




Testo tratto da: Maurizio Maggiani, Il viaggiatore notturno, Feltrinelli, Milano 2005
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di T N