Massime e memorie 18/10/2008

La libertà? Non è cambiare padrone, ma dire senza timore "è mio"

Omaggio al gran capo dei briganti Carmine Crocco: "molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni. Le loro rivoluzioni"


E intorno a noi il timore e la complicità di un popolo. Quel popolo che disprezzato da regi funzionari ed infidi piemontesi sentiva forte sulla pelle che a noi era negato ogni diritto, anche la dignità di uomini. E chi poteva vendicarli se non noi, accomunati dallo stesso destino? Cafoni anche noi, non più disposti a chinare il capo. Calpestati, come l'erba dagli zoccoli dei cavalli, calpestati ci vendicammo. Molti, molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni. Le loro rivoluzioni. Ma libertà non è cambiare padrone. Non è parola vana ed astratta. È dire senza timore, È MIO, e sentire forte il possesso di qualcosa, a cominciare dall'anima. È vivere di ciò che si ama. Vento forte ed impetuoso, in ogni generazione rinasce. Così è stato, e così sempre sarà.

Carmine Crocco

(Il testo erroneamente attribuito al brigante Carmine Crocco è in realtà un testo estratto del monologo del cinespettacolo "La storia bandita”. Ringraziamo per questo Adele Perri, la quale scrive che certamente il testo esprime bene "quanto il brigante aveva in cuore e il contesto". Così, al fine di evitare falsi storici, meglio precisare. In ogni caso, il testo, come appare in coda a questa pagina, è tratto da un volume dedicato al noto brigante e pubblicato da Adda Editrice).



Testo tratto da: Carmine Crocco, La mia vita da brigante Adda, Bari 2005

di T N