Massime e memorie 12/04/2008

Ieri sera ti ho detto che forse un giorno me ne andrò, e tu mi hai detto: "Dove?"

Una toccante storia di Marilynne Robinson. Un uomo sta per morire. Non potrà crescere né educare il figlio di sette anni. Si affida dunque a una lettera-diario


Ieri sera ti ho detto che forse un giorno me ne andrò, e tu mi hai detto: - Dove? - E io: - A stare con il Buon Dio -. E tu: - Perché? - E io: - Perché sono vecchio -. E tu mi hai detto: - Secondo me non sei vecchio -. Hai infilato la tua mano nella mia e hai detto: - Non sei tanto vecchio, - quasi che questo sistemasse la questione. Ti ho detto che forse avrai una vita assai diversa dalla mia e da quella che hai avuto insieme a me, e sarebbe meraviglioso, perché si può vivere bene in tanti modi. E tu mi hai detto: - Questo me lo ha già spiegato mamma -. E poi mi hai detto: - Non ridere! - Perché credevi che stessi ridendo di te. Hai teso la mano coprendomi le labbra con le dita e mi hai rivolto quello sguardo che in tutta la mia vita ho visto solo sul viso di tua madre e di nessun altro. È una sorta di orgoglio furioso, assai intenso e severo. Mi stupisco sempre un po' di non avere le sopracciglia strinate dopo essere stato esposto a uno di quegli sguardi. Mi mancheranno.
Sembra assurdo pensare che i morti soffrano di nostalgia. Se sarai un uomo fatto quando leggerai questa lettera - è mia intenzione che tu la legga solo allora - me ne sarò andato da un bel po'. Saprò tutto quel che c'è da sapere sulla morte, o quasi, ma con ogni probabilità me lo terrò per me. Cosí stanno le cose, a quanto pare.

Marilynne Robinson



Testo tratto da: Marilynne Robinson, Gilead, traduzione di Eva Kampmann, Einaudi, Torino 2008

di T N