Massime e memorie 06/09/2008

Il mondo era questo, adesso. Fumo e cenere

Con "L'uomo che cade", Don DeLillo racconta la tragedia dell'undici settembre, le inquiete solitudini della famiglia di un sopravvissuto al crollo delle torri e la paradossale normalità di un terrorista che si prepara al martirio


Non era più una strada ma un mondo, un tempo e uno spazio di cenere in caduta e semioscurità. Camminava verso nord tra calcinacci e fango e c'erano persone che gli correvano accanto tenendosi asciugamani sul viso o giacche sulla testa. Avevano fazzoletti premuti sulle bocche. Avevano scarpe in mano, una donna gli corse accanto, una scarpa per mano. Correvano e cadevano, alcuni, confusi e sgraziati, fra i detriti che scendevano tutt'intorno, e qualcuno cercava rifugio sotto le automobili.
Nell'aria c'era ancora il boato, il tuono ritorto del crollo. Il mondo era questo, adesso. Fumo e cenere rotolavano per le strade e svoltavano angoli, esplodevano dagli angoli, sismiche ondate di fumo cariche di fogli di carta per ufficio in formati standard dai bordi taglienti, che planavano, guizzavano in avanti, oggetti soprannaturali nel sudario del mattino.

Don DeLillo



Testo tratto da: Don DeLillo, L'uomo che cade, traduzione di Matteo Colombo, Einaudi, Torino 2008

di T N