Massime e memorie 13/10/2007

E' CAPITATO DI SEDERMI SOTTO UN ALBERO


Potrebbe non esserci un titolo

E' capitato di sedermi sotto un albero,
sulla riva del fiume
in una mattina di sole.
E’ un evento futile
che non entrerà nella storia.
Non è una battaglia o un patto,
le cui ragioni si esaminano,
né un tirannicidio degno di memoria
Eppure siedo al fiume, di fatto.
E siccome sto qui,
devo essere venuta da qualche parte
e prima
esser capitata in tanti posti,
proprio come i conquistatori di terre,
prima di salire a bordo.
Ha un ricco passato anche un attimo fugace,
il suo venerdì prima del sabato,
il maggio prima del giugno.
Ha i suoi orizzonti reali
come in un cannocchiale.
L'albero È un pioppo con radici secolari.
Il fiume È il Raba che scorre non da oggi.
Il sentiero non dell'altro ieri
calpestato tra i cespugli.
Il vento, per spazzare via le nuvole,
qui deve averle prima sospinte.
Anche se non accade niente di grande
non per questo È il mondo più povero di dettagli,
peggio giustificato o meno definito
di quanto non fosse durante le migrazioni dei popoli.
Non solo alle congiure segrete il silenzio,
non solo alle incoronazioni il corteo dei motivi.
Sanno essere rotondi non solo gli anniversari delle battaglie
ma anche i levigati sassi sulla riva.
E' fitto e intricato il ricamo delle circostanze.
Il sentiero della formica nell'erba.
L'erba cucita nella terra.
Il disegno dell'onda trafitta da uno stecco.
E’ andata così, che sto qui a guardare.
Sopra di me una farfalla bianca vola nell'aria
con ali che sono solo sue,
e l'ombra che attraversa le mie mani
non È di nessun'altro, ma sua.
Ad una simile vista m’abbandona ogni volta la certezza
che quel che è importante
lo sia più di ciò che non lo è affatto.

Wislawa Szymborska
Premio Nobel per la letteratura 1996


(traduzione dal polacco di Magdalena Dembska)



di T N