Massime e memorie 21/07/2014

Siamo schiavi del cibo che costa poco

Numerosi dirigenti delle grandi multinazionali dell'alimentazione si sforzano di evitare i propri prodotti e vogliono condurre una vita sana, fino a spingersi a voler battere la loro industria al suo stesso gioco


“Siamo schiavi del cibo che costa poco, proprio come siamo schiavi dell'energia che costa poco – affermò James Behnke, ex dirigente della Pillsbury . Il vero problema è questa la sensibilità al prezzo e, purtroppo, la crescente disparità di reddito tra abbienti e non abbienti. Gli alimenti più freschi e più salutari costano di più. Di conseguenza il problema dell'obesità implica una questione economica di enorme portata. Ne risentono soprattutto coloro che dispongono di minori risorse e hanno, con ogni probabilità, la minor comprensione o cognizione di ciò che stanno facendo”.

Una delle più incredibili rivelazioni emerse durante le mie ricerche per questo libro fu che dei veterani dell'industria parlassero in questo modo...
Sul piano bpersonale, ho scoperto che numerosi dirigenti con cui ho parlato si sforzavano di evitare i propri prodotti. A un certo punto non potevo fare a meno di chiedere a tutti coloro con cui parlavo delle loro abitudini alimentari: John Ruff della Kraft che aveva rinunciato alle bevande zuccherate e agli snack grassi; Luis Cantarell della Nestlè che a cena mangia pesce; Bob Lin della Frito-Lay che evita le patatine fritte insieme a quasi tutto ciò che subisce una pesante trasformazione; Howard Moskowitz, il genio della progettazione dei soft drink, rifiuta di bere bibite gassate; Goeffrey Bible non solo ha smesso di fumare le sigarette della sua azienda ma quando sovraintendeva la Kraft si diede altrettanta pena di evitare ciò che avrebbe potuto mandare alle stelle il suo colesterolo.

Tratto da: Michael Moss – Grassi Dolci Salati - Mondadori

di T N