Massime e memorie 05/11/2011

I ravioli in terra di Cina. Tutti li vogliono fatti in casa

Nel più recente libro del grande scrittore Mo Yan, per le edizioni Nottetempo, lo sguardo su un pezzo di storia con l’affresco di una società in grande evoluzione


Dopo due ore di fila, mangiammo i ravioli in un ristorante che stava all’imboccatura di via Xidan. Erano fatti a macchina, con un ripieno di carne grassa e, quando li addentavi, sprizzavano fuori l’olio. La macchina stava dietro un bancone che arrivava all’altezza della vita e, dall’altra parte, c’erano una decina di tavoli. Mi sembrò un’invenzione stupenda, da un lato entravano la farina, l’acqua e il ripieno, e dall’altro uscivano i ravioli pronti che cadevano uno per volta nella pentola di acqua bollente, roba da non credersi. Infatti quando tornai a casa e lo raccontai a mia madre, lei non mi credette. Ora so che quei ravioli hanno la sfoglia spessa e il ripieno scarso e quando li metti a bollire ci entra l’acqua, insomma sono brutti da vedere e cattivi da mangiare. Tuttavia quella mangiata di ravioli nel ristorante vicino al grande magazzino di via Xidan mi diede il pieno diritto di pavoneggiarmi in paese. Oggi i ravioli fatti a macchina non li vuole più nessuno e l’insegna di ogni ravioleria pubblicizza ravioli fatti in casa. Prima tutti volevano la carne grassa, oggi preferiscono il ripieno vegetariano. Questo per darvi un’idea di come siano cambiate le cose.

Mo Yan


Testo tratto da:

Mo Yan,

Cambiamenti,

traduzione di Patrizia Liberati,

Nottetempo,

Roma 2011

 

di T N