Massime e memorie 23/10/2010

L'uomo che parlava con il vino

Il vino è una creatura viva. Gli manca soltanto la parola. Però noi contadini, che lo facciamo, ne conosciamo la necessità. Uno straordinario ritratto dalla penna del compianto Cesare Marchi


Cesare Marchi

Il vecchio Simone parlava col vino. Chiuso in cantina, un antro nero nel cuore della Valpolicella drappeggiato di ragnatele d'epoca, spillava il vino, lo sorseggiava sbattendolo da una guancia all'altra come una pallina di ping pong, poi si accostava alla botte, paternamente preoccupato:

- Gh'è qualcosa che no va? Cosa te sucesso?
La botte rispose con un sordo sfrigolio di bollicine.

- Me par che de note te dormi poco.
La botte continuò il suo brusio, vagamente contestatore.

- Go capìo, bisogna che te travasa.
Poi, rivolto all'esattore della società elettrica, entrato in quel momento a portargli la bolletta della luce:
- Lo so, lei penserà che sia un po' matto, ma il vino è una creatura viva. Gli manca soltanto la parola. Però noi contadini, che lo facciamo, ne conosciamo la necessità. Come una mamma che parla col figlioletto di pochi mesi. E mica per questo la mettono in manicomio.

- Ma io non ho detto ancora nulla - l'interruppe l'esattore.
- Però l'ha pensato, sia sincero. Adesso le faccio assaggiare questo recioto dell'altr'anno.

Infilato nella damigiana il rosso tubo di gomma, succhiò golosamente un po' di vino per lavare il bicchiere (non adoperava mai l'acqua), poi con un ampio gesto versò il liquido sul pavimento, fatto a onde di terra battuta.

- Anche la terra ha diritto di bere - proseguì Simone, - tutto si ricicla, tutto ritorna, tra un anno o un secolo non importa. io in questa cantina passerei la vita.

Cesare Marchi
(1922-1992)

Testo tratto da: Cesare Marchi, Quando eravamo povera gente. L'Italia tribolata dei nostri nonni raccontata agli ignari e benestanti nipoti, Rizzoli, Milano 1988

di T N