La voce dell'agronomo 19/11/2014

Jean Luis Barjol, se ama l'olio d'oliva, faccia un passo indietro, per favore

Jean Luis Barjol, se ama l'olio d'oliva, faccia un passo indietro, per favore

La prossima riunione dei paesi membri del Consiglio oleicolo internazionale sarà al calor bianco. Il punto dolente è un nome, quello dell'attuale direttore esecutivo. Se finirà in una prova di forza a rimetterci sarà l'olio di oliva


Quello che sta succedendo nel mondo oleario mondiale è avvincente ma anche drammatico.

Un vero e proprio braccio di ferro all'interno del Consiglio oleicolo internazionale: uno scontro tra nazioni, non su qualche fumosa questione normativa e commerciale, ma per la posizione di direttore esecutivo del Coi.

L'Unione europea ha ricandidato Jean Luis Barjol per un altro anno, fino al 31 dicembre 2015, mentre la Turchia ha addirittura accusato il direttore esecutivo di abuso d'ufficio.

Un'accusa molto grave che la Turchia ha messo nero su bianco, in una lettera ufficiale a tutti i capi delegazione del Consiglio oleicolo internazionale.

Alla vigilia di un meeting cruciale, la 102 sessione del Consiglio del Coi, ci si trova di fronte a uno stallo senza precedenti. Il 27 e 28 novembre si discuterà del destino dell'olio di oliva senza sapere come andrà a finire. Uno scenario preocuppante.

L'Unione europea non può, anche per questioni di politica internazionale, tornare sui propri passi, troppi ne ha compiuti per difendere un suo uomo, Jean Luis Barjol, espressione della burocrazia Made in France.

La Turchia non può mollare l'osso, cedere proprio sull'unico punto su cui è stata intransigente fin dall'inizio, ovvero l'allontanamento dell'attuale direttore esecutivo in scadenza di contratto.

Entrambi hanno mosso le proprie diplomazie per creare fronti compatti, l'un contro l'altro armati. A quanto mi risulta non ci sono stati più abboccamenti informali negli ultimi giorni.

Si va allo scontro e alla conta.

Sulla carta l'Unione europea ha i numeri per vincere la partita e far passare la propria linea.

Resta il fatto che se si arrivasse a uno scontro frontale, l'unico che veramente ci rimetterebbe sarebbe l'olio di oliva.

Il Consiglio oleicolo internazionale si troverebbe a essere ingestibile per altri sei mesi, ovvero fino all'1 giugno 2015. Come pensare che il direttore esecutivo, eventualmente reincaricato, e la presidenza di turno turca possano collaborare quando quest'ultima ha accusato Jean Luis Barjol di presunte scorrettezze?

Con un accordo mondiale da rinnovare, in scadenza a fine anno, una produzione mondiale di olio di oliva ai minimi storici e scandali che si moltiplicano in ogni dove, non servono sei mesi di congelamento del Coi. Serve anzi una sua attiva presenza sulla scena. Serve poter mobilitare la stampa, specie quella di settore.

Anche in questo caso Jean Luis Barjol non sembra proprio godere dei favori dei mass media, specie oltre oceano. L'Olive Oil Times ha dedicato alla vicenda un pepato articolo, in cui cita, come fallimento della linea del direttore esecutivo, la diminuzione del consumo mondiale di olio d'oliva durante il suo mandato, quando invece è aumentata la sensibilità dei consumatori sui benefici salutistici di questo grasso. Particolarmente pungente, l'ipotesi, riportata proprio in coda all'articolo, che Jean Luis Barjol abbia istituito un premio giornalistico targato Coi da 5000 euro per addomesticare la stampa o almeno alcuni giornalisti.

Che venga riconfermato oppure no, resta comunque il fatto che, come ho già avuto modo di affermare, Jean Luis Barjol è un elemento divisivo, in un momento in cui invece serve unità internazionale per difendere l'olio di oliva.

Ecco perchè mi rivolgo direttamente al direttore esecutivo: Jean Luis Barjol, se ama l'olio d'oliva, faccia un passo indietro, per favore.

di Alberto Grimelli

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