La voce dei lettori 03/08/2016

Lo strano caso della cultivar Taggiasca e l'allarme degli olivicoltori liguri

Lo strano caso della cultivar Taggiasca e l'allarme degli olivicoltori liguri

Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto numerose segnalazioni sulla presunta volontà di cancellazione del nome Taggiasca dal registro nazionale delle varietà di olivo, per sostituirlo con Giuggiolina. Tutta una manovra commerciale?


25 luglio 2016

Non capiamo che sta succedendo ad Imperia, pare vogliano cancellare la cultivar Taggiasca dall'elenco delle cultivar nazionali ci sono due vie di pensiero e noi contadini sinceramente gradiremmo saperne di più.

Sperando in un vostro interessamento e in un articolo chiarificatore anticipatamente ringraziamo.

Giuseppe

 

30 luglio 2016

Vi abbiamo fatto pervenire documentazione sulla manovra fatta dalle associazioni di categoria e Consorzio olio Dop Riviera Ligure sulla cancellazione della cultivar Taggiasca, fatta all'oscuro degli olivicoltori.

Speravamo in un vostro articolo ed in una vostra inchiesta ma sembra che anche voi tenete tutto sotto traccia... tacendo.

Grazie mille

Ibey

 

Le lettere qui riportate rappresentano solo un campione, per toni e contenuti, di quelle pervenute alla redazione negli ultimi dieci giorni.

Naturalmente, già dalla prima segnalazione, ci siamo attivati per verificare l'autenticità della notizia, stante che le lettere non contenevano documentazione ma solo stralci di articoli sui giornali riferibili a un comitato per il no, sorto spontaneamente.

Come d'uso in questi casi, per avere un quadro affidabile e attendibile, abbiamo interpellato i principali attori coinvolti, scoprendo che:
1) Coldiretti, Cia e Confagricoltura, insieme al Consorzio Dop Riviera ligure, hanno fatto effettivamente istanza al Ministero delle politiche agricole per sostituire il nome Taggiasca con un suo sinonimo nello Schedario delle varietà di olivo
2) l'operazione è preliminare alla costituzione di un Comitato per l'ottenimento della Dop per le olive in salamoia Taggiasca

Non è la prima volta che le associazioni di categoria si fanno promotrici di istanze per l'ottenimento di Denominazioni d'origine, quindi questo particolare non può essere considerato né strano né anomalo.

Ad oggi non ci risulta che le associazioni menzionate abbiano organizzato sul territorio assemblee e dibattiti, prima di avviare l'iniziativa, e questo è oggettivamente insolito. E' altrettanto insolito che l'iniziativa sia partita senza alcun clamore, anzi nel silenzio più assoluto.

Sempre “off record” le associazioni interpellate hanno ribadito la loro buonafede, adducendo alla necessità di voler evitare pressioni indebite sul Ministero delle politiche agricole da parte di soggetti, non liguri, che vogliono poter continuare a utilizzare il nome Taggiasca anche se le olive non vengono lavorate né confezionate in Liguria. Anche nella lettera inviata al Mipaaf da Cia, Confagricoltura, Coldiretti e Consorzio Dop Riviera ligure si legge infatti che “Purtroppo, a seguito del suo prestigio e valore economico sul mercato, è ora diventata ambita preda (ndr la varietà Taggiasca) di operatori di altre regioni e, come temuto, nel corso degli ultimi mesi vi sono state immissioni sul mercato (in punti vendita e sul web) di olive taggiasche in salamoia prodotte e confezionate in località non liguri.”
L'unico a non volerci rispondere, neanche “off record”, è stato il Consorzio Dop Riviera ligure.

Tutta l'operazione è dunque scaturita per proteggere alcuni operatori liguri, che producono e confezionano olive Taggiasca in salamoia, dalla concorrenza di operatori di altre regioni.

L'operazione è molto ardita, per varie ragioni.

L'Europa non gradisce più che vengano istituite Dop che si riferiscano a una varietà coltivata. Tale linea di condotta è emersa a seguito dei numerosi contenzioni nati proprio a seguito dell'utilizzo, da parte di operatori al di fuori della Dop, del nome della varietà. Esemplare il caso del pomodoro San Marzano, prodotto a denominazione d'origine, coltivato recentemente anche in Belgio e venduto come pomodoro San Marzano prodotto in Belgio. Chi ha ragione? La Dop italiana o gli agricoltori belgi? Nessuna legge, infatti, vieta di coltivare San Marzano al di fuori dell'Italia ed etichettandolo come San Marzano prodotto in Belgio sono state offerte al consumatore informazioni corrette e veritiere. D'altro canto, gli agricoltori italiani rischiano di vedere calpestato, sulla base del principio della libertà d'impresa e della libera circolazione delle merci, il loro diritto di tutela di una denominazione d'origine, ovvero di un pezzo di storia e delle tradizioni di un luogo. La Commissione europea ha dunque deciso di tagliare la testa al toro, negando, d'ora in poi, la possibilità di Denominazione d'origine quando il nome della Dop sia legata a una varietà.

Anche se il Ministero delle politiche agricole acconsentisse, e non ne siamo sicuri, alla cancellazione del nome Taggiasca, per sostituirlo con Giuggiolina, la procedura per l'istituzione di una Dop non sarebbe priva d'ostacoli. Nonostante il nome cambiato, eventuali contestatori potrebbero facilmente far rilevare alla Commissione europea l'ardita manovra di cambio del nome proprio alla viglia della richiesta della Dop, e non mancherebbero le testimonianze di come tale varietà sia sempre stata conosciuta e sia tutt'ora conosciuta, in Italia e nel mondo, come Taggiasca.

Tra l'altro la varietà Taggiasca è a duplice attitudine, da cui la necessità di coinvolgere il Consorzio Dop Riviera Ligure che la contempla nel proprio disciplinare. Il Consorzio sarebbe disposto, a quanto ci risulta, alla modifica del disciplinare, inserendo un sinonimo. Così facendo, tuttavia, i produttori di olio Dop Riviera ligure, non potrebbero più citare, in etichetta o in altro materiale promozionale, la varietà Taggiasca, dovendo invece inserire il ben meno noto sinonimo Giuggiolina. L'istituzione di una Dop Taggiasca per olive in salamoia danneggerebbe dunque i produttori di olio che volessero utilizzarne il nome per il proprio extra vergine.

L'unico caso in Italia di una varietà di oliva a duplice attitudine che può essere utilizzata sia per Dop oliva da mensa sia per Dop olio extra vergine di oliva è la Nocellara del Belice. In entrambi i disciplinari di produzione viene citata la varietà con lo stesso nome: Nocellara del Belice. È però anche l'unico prodotto in Europa ad avere due Dop per la stessa varietà: "Valle del Belìce" per l'olio (GUCE L. 273 del 21.08.04) e "Nocellara del Belìce" per l'oliva da mensa (GUCE L. 15 del 21.01.98).

L'altra varietà di oliva, utilizzata occasionalmente per produrre olio, l'Ascolana tenera, non è infatti cultivar ricompresa nel disciplinare di produzione dell'unica Dop attualmente presente nelle Marche: la Dop Cartoceto.

Il percorso per l'ottenimento di un'eventuale Dop Taggiasca per olive in salamoia è dunque tutto in salita, mosso dalla volontà, esplicitamente ammessa, di voler difendere un manipolo di imprenditori (produttori liguri di olive Taggiasca in salamoia), a scapito però di altri (produttori di olio extra vergine di oliva Dop Riviera Ligure – cultivar Taggiasca). Le modalità quasi carbonare con cui è stato avviato l'iter hanno inevitabilmente innescato polemiche e tesi complottiste.

Ora che l'iniziativa è diventata di dominio pubblico, ci auguriamo che in Liguria si apra un franco e ampio dibattito sulla questione, per trovare una soluzione condivisa e convincente.

Alberto Grimelli

di T N

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Commenti 2

Comitato Salva la Taggiasca
Comitato Salva la Taggiasca
09 settembre 2016 ore 15:29

Abbiamo letto con piacere il Vostro articolo su quello che sta accadendo nel Ponente Ligure alla cultivar Taggiasca.
Siamo il nuovo comitato Promotore per la Protezione, la Tutela e la Valorizzazione della Cultivar Taggiasca nel Ponente Ligure. Tale Comitato si è costituito per esprimere il disappunto degli aderenti alle modalità con cui le Associazioni di Categoria Agricole, unitamente al Consorzio di Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva DOP Riviera Ligure hanno richiesto la sostituzione della denominazione “cultivar Taggiasca”, da sempre presente nello Schedario Oleicolo Italiano, e l’immediato deposito del disciplinare dell’“oliva Taggiasca DOP”. Il nostro comitato è sostenuto da trasformatori, frantoiani e per il 95% da aziende agricole/olivicole appartenenti anche alle Associazioni di Categoria e ogni giorno riceve nuove adesioni.
Pur essendo favorevoli ad una forma di protezione e di tutela della Taggiasca, abbiamo notevoli perplessità nei confronti del suddetto progetto, in quanto volto a modificare la denominazione varietale “Taggiasca” che costituisce un patrimonio millenario non soltanto della Liguria di Ponente. Di tale progetto, inoltre, a tutt’oggi non sono stati esplicitati tutti gli effetti pregiudizievoli indotti sulla gran parte delle aziende del settore.
Inoltre, dagli attori firmatari della suddetta richiesta di sostituzione della denominazione “Cultivar Taggiasca”, non è possibile ottenere informazioni che ci consentano di valutare, con chiarezza e trasparenza, i dettagli di un’iniziativa la cui “dirompenza” dovrebbe, invece, trovare la massima divulgazione e condivisione.
Per questo motivo il nostro Comitato in data 19 luglio 2016 si è rivolto anche al Ministero delle Politiche Agricole .
Le associazioni di categoria, inoltre, prospettano la predisposizione di disciplinari di produzione semplificati, sia per l’eventuale nuova DOP delle olive in salamoia, sia per la già esistente Dop dell’olio Extra Vergine Riviera Ligure, promettendo altresì di ridurre al minimo gli adempimenti burocratici de i costi di certificazione dando vita ad una IGP che valorizzi quelle produzioni (olive di reti) che rischiano di rimanere escluse dalla DOP dell’olio extravergine.
Tuttavia, sottolineiamo che :
1) La bozza dei suddetti disciplinari non è stata resa nota, né si conoscono gli oneri burocratici e finanziari che ricadranno sugli operatori, né quali olive saranno certificabili;
2) Non si conoscono le modifiche che saranno apportate per poter variare in sede Europea il disciplinare dell’olio DOP esistente (operazione, tra l’altro, niente affatto scontata, viste le numerose e complesse norme che regolano le modifiche delle DOP);
3) E’ in progetto la creazione di una IGP (Identificazione Geografica Protetta) che non e’ ancora stata resa nota agli operatori del settore.

Il nostro timore è che l’iniziativa volta alla modifica della denominazione della Cultivar Taggiasca, ove accolta dagli Enti preposti, determini la “trasformazione” delle nostre colture in uliveti di Cultivar Giuggiolina, in un contesto di assoluta disinformazione e con rilevante pregiudizio per le nostre aziende.
Ribadiamo, infine, con forza che non siamo contrari ad una DOP o IGP per la valorizzazione e la salvaguardia del nostro territorio, ma reputiamo necessario aprire un confronto costruttivo e chiaro con il Consorzio di Tutela Dop Riviera Ligure e le associazioni di filiera, per valutare insieme, nella massima trasparenza e condivisione, tutte le alternative possibili all’iniziativa sopra richiamata, al fine di evitare una modifica della denominazione della cultivar Taggiasca “a prescindere” e senza alcuna verifica e valutazione di tutti gli effetti indotti e di tutti gli interessi coinvolti, parimenti meritevoli di tutela.

Sperando che la vostra rivista continui a seguire la storia della nostra Taggiasca, Vi ringraziamo.

Franca Lupi
Franca Lupi
08 agosto 2016 ore 16:12

Il vostro articolo è molto chiaro e qui in Liguria molti piccoli olivicoltori, ed anche buona parte dei frantoiani, sperano in questo possibile ampio dibattito per trovare una soluzione condivisa. Intanto per ora non si riesce ad avere la documentazione del fascicolo presentato all’Assessorato ed al Ministero; parte dei nostri politici regionali pensano che la cancellazione della Cultivar Taggiasca sia cosa giusta e ormai in dirittura di arrivo; parte delle associazioni di categoria agricola, senza ascoltare molti loro associati e per spiegare con chiarezza la cosa scrivono:
«…… eliminare il nome Taggiasca e sostituirlo con il nome Giuggiolina…». NON E’ COSI!!!! La verità è che il nome “Taggiasca” NON SPARIRA’ AFFATTO MA VERRA’ INSERITO NELLA DOP DELLE OLIVE IN SALAMOIA….
Spero che qualcuno capisca che la nostra storia e cultura, il nostro territorio e i nostri alberi ultra centenari non meritano di diventare un semplice marchio commerciale.
Spero inoltre che se i nostri politici e le nostre associazioni di categoria avranno la soddisfazione di riuscire in questa triste operazione, sapranno anche assumersene le responsabilità future.