La voce dei lettori 15/10/2014

E' solo un'operazione di ingegneria finanziaria: riconsiderare l'operazione Isa-Mataluni

“Esprimo amarezza e disappunto per una operazione che è stata realizzata senza tenere conto e coinvolgere i produttori olivicoli italiani” ci scrive il presidente del CNO, Gennaro Sicolo


Gentile Direttore,

mi inserisco sulla scia prodotta dall'interessante articolo di Giampaolo Sodano (Chi ha assassinato il comparto olivicolo-oleario italiano? Ecco i nomi) dedicato a vicende antiche e recenti del comparto agro-alimentare nazionale, con particolare riferimento all'operazione di ingegneria finanziaria condotta da ISA (l'istituto controllato al 100% dal MIPAAF) che è entrato nel capitale di Olio Dante con una quota del 20%, corrispondenti ad un investimento di 15 milioni di euro.

Condivido le opinioni espresse ed esprimo amarezza e disappunto per una operazione che è stata realizzata senza tenere conto e coinvolgere i produttori olivicoli italiani e le cui ricadute per il disastrato mondo della olivicoltura nazionale sembrano impalpabili.

Quando si interviene con risorse pubbliche in un settore così fragile che si dibatte tra tanti problemi, il più rilevante dei quali è la stessa vitalità e sopravvivenza delle imprese agricole, lo si deve fare necessariamente con un approccio di filiera, tenendo conto dell'impatto reale del progetto e della capacità di generare benefici in particolare a livello dell'anello più debole che, per l'appunto, è il produttore agricolo.

Mi chiedo come mai la ricaduta sulla fase agricola debba essere necessariamente dimostrata, quantificata e formalizzata (anche attraverso contratti di fornitura pluriennali con gli agricoltori, nei quali si evidenziano concreti vantaggi in termini di prezzi corrisposti per le materie prime), quando le imprese di trasformazione alimentare chiedono di accedere agli aiuti del Psr e ciò non debba valere nel caso di ISA, dove peraltro si utilizzano fondi pubblici nazionali al 100%.

Non avrei avuto alcuna obiezione, ove l'operazione finanziaria fosse stata condotta, ad esempio, da una banca o da un intermediario finanziario privati. Diverso è il discorso quando c'è di mezzo lo Stato, peraltro attraverso il Ministero dell'agricoltura.

L'operazione ISA Olio Dante è stata condotta in modo discutibile e chiederò al Mipaaf di riconsiderarla, tenendo conto dell'esigenza di valorizzare l'intera filiera nazionale e di fare in modo che sia coerente e compatibile con un contesto di sistema e non solo nell'ottica di una singola impresa industriale, seppur importante e rappresentativa del sistema produttivo del nostro Paese.

La partecipazione di ISA ad un progetto che rischia di risultare indifferente per la nostra olivicoltura e di non produrre vantaggi economici e commerciali concreti per i produttori agricoli è una contraddizione da sanare immediatamente e mi attiverò affinché si raggiunga tale risultato.

Inoltre, avverto un certo disagio quando mi dicono che non ci sono i fondi per il piano nazionale del settore oleicolo e, nello stesso tempo, constato il modo assolutamente criticabile con il quale sono impiegate le risorse ISA.

Vorrei in conclusione di questo breve intervento, tornare sulla esigenza di definire a livello italiano una strategia che deve partire da un accordo di tutti gli operatori economici.

Abbiamo il dovere di individuare da subito alcuni punti fermi sui quali lavorare insieme, per poi proporre una progettualità comune al Governo, al ministero ed alle Regioni, in questa delicata fase di programmazione della spesa pubblica in agricoltura per il settennio 2014-2020.

Non ci saranno altre occasioni per farlo. In gioco c'è la possibilità di perdere anche gli olivicoltori, dopo aver perso i migliori marchi del nostro Made in Italy.


Gennaro Sicolo
Presidente del Consorzio Nazionale degli Olivicoltori (CNO)

di T N