Editoriali 13/04/2018

Il bollino di qualità, un'aspirazione che diventa business

Un concorso non può essere solo un bollino ma deve accompagnare le aziende, in particolare quelle vincintrici, in un percorso di conoscenza e approfondimento di nuovi mercati. Solo così l'extra vergine italiano d'eccellenza potrà raggiungere realmente i quattro angoli del globo. La mission dell'Ercole Olivario illustrata dal Presidente Giorgio Mencaroni


Era il 1993, quando abbiamo dato vita a al Concorso ‘Ercole Olivario’, con le idee ben chiare: potenziare le eccellenze olearie dei tanti territori della penisola, sostenere gli operatori del settore nell’opera di miglioramento della qualità del prodotto, con iniziative utili alla commercializzazione ed alla distinzione nel mercato globale; valorizzare la figura dell’assaggiatore, professionista in grado di promuovere l’eccellenza dell’olio extravergine italiano in patria e all’estero. Un quarto di secolo di lavoro, portato avanti grazie ad Unioncamere, alla Camera di Commercio di Perugia, al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

Negli anni abbiamo tenuto fede a questi obiettivi, adeguandoci ai tempi, e confermando il nostro impegno a dare valore alla grande qualità che contraddistingue l’olio extra vergine d’oliva italiano, ai suoi fattori inimitabili, che lo rendono unico al mondo. MI riferisco all’indiscussa ricchezza dei nostri territori, alle condizioni microclimatiche, alla passione ed alla capacità dei nostri olivicoltori, alla loro sensibilità verso l’ambiente. Mi riferisco anche all’ampia gamma varietale dell’Oliveto Italia, un patrimonio che vanta una biodiversità unica al mondo che merita di essere difesa e valorizzata.

Non è da meno l’importanza rivestita dal comparto sul fronte economico: si tratta di un asset strategico per l’agroalimentare italiano che copre il 2,4% del fatturato totale dell’industria agroalimentare nazionale, con un valore di 3,2 miliardi di euro. Una filiera rappresentata da 825mila aziende agricole che coltivano una superficie di oltre un milione di ettari (21% a biologico), con circa 4.500 frantoi attivi nelle ultime quattro campagne.

Posso quindi affermare con orgoglio che questo straordinario prodotto è uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy e ben rappresenta lo stile italiano nel mondo e che da 26 anni, con l’Ercole Olivario, contribuiamo al riconoscimento di questo valore, premiando le migliori produzioni di tutto lo Stivale e i loro grandi produttori. Dal 1993, anno della prima edizione, ad oggi, sono ben 8.615 le etichette che hanno partecipato al nostro concorso, per un totale di oltre 270 vincitori.

Siamo felici di premiare i sacrifici e il duro lavoro dei nostri olivicoltori e allo stesso tempo di contribuire alla valorizzazione di questo nostro tesoro che, malgrado gli elevatissimi standard qualitativi, soffre ancora di una filiera frammentata, della mancanza di un’adeguata organizzazione dell’offerta e di strumenti in grado di sostenere la competitività sui mercati esteri.

Con questo spirito, intendiamo ribadire il ruolo del premio ’Ercole Olivario’, con il quale continuiamo a porre le basi di un progetto più ampio che ha come obiettivo quello di accompagnare le aziende vincitrici attraverso una serie di tappe atte a promuovere le loro etichette: al Sol di Verona dal 15 al 18 aprile, a Mosca nel prossimo mese di giugno, grazie all’impegno dell’ICE.

Tutto ciò per confermare che oggi, la competizione non può essere soltanto un momento di confronto, imprescindibile per tutti gli attori del comparto olivicolo nazionale, dalle istituzioni alle associazioni di categoria, dagli operatori al pubblico, ma deve rappresentare anche una vetrina strategica per catalizzare l’attenzione, in Italia ed all’estero, verso uno degli asset più importanti dell’agricoltura made in Italy nel mondo, soprattutto nel 2018 anno del cibo italiano.

In questi 26 anni ‘Ercole Olivario’ ha contribuito a creare la giusta sinergia tra mondo produttivo e istituzioni e, allo stesso tempo, ha fornito un’ulteriore occasione di promozione alle aziende partecipanti. Il fatto di essere finalisti al nostro concorso costituisce, soprattutto su certi mercati, una sorta di bollino di qualità, la certificazione che in quella bottiglia c’è un extravergine buono, con caratteristiche organolettiche che lo rendono unico e, consentimelo, italiano. Vogliamo quindi continuare su questa strada, perché il futuro del nostro paese è anche, se non soprattutto, nel lavoro della terra.

di Giorgio Mencaroni

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