Editoriali 07/07/2017

L'olivicoltura italiana è in ginocchio, ma non vinta

Come Paese siamo straordinari nel gestire le emergenze, ma il più delle volte ci fermiamo lì, incapaci di programmazione e di un’azione sinergica tra istituzioni, imprese, cittadini. Ora incombe sull'Italia lo spettro degli incendi negli oliveti abbandonati e la siccità sta decimando la produzione. L'appello del Presidente di Unasco, Luigi Canino


La prolungata assenza di piogge rischia di compromettere in maniera definitiva la campagna olivicola 2017, prolungando così con effetto tombale la crisi produttiva. In molte aree del Paese, come per esempio la Sicilia, la Campania e la Calabria, è da ottobre che non piove. I pozzi e i corsi d'acqua sono a secco e la straordinaria fioritura degli ulivi dei mesi scorsi, che faceva presagire una campagna finalmente copiosa, vede ora gli alberi in grande sofferenza, con foglie ripiegate su se stesse dalla sete e le olive che cadono prima di maturare. E bene fanno le Regioni, come la Campania, a chiedere lo stato di calamità, perché di calamità vera e propria si tratta.

Sono sotto gli occhi di tutti le immagini del messinese in fiamme oppure il pauroso incendio che ha causato la morte di decine di persone in Portogallo e che ha mandato in fumo ettari ed ettari di bosco.

Impossibile, per chi come me ama la terra e i suoi frutti e che dedica la vita all’olivicoltura, non pensare al rischio che corre il nostro territorio anche a causa dei tanti uliveti abbandonati di cui è costellata la nosta splendida Italia. Colline intere, spesso culminanti in un borgo o in un paesino, con le pendici mortificate da uliveti che nessuno cura e diventano una boscaglia informe e arida. Noi come produttori siamo pronti a curare e a rimettere in produzione questo immenso patrimonio verde e che, senza un intervento tempestivo e massivo, rischia di diventare l'ideale contesto per lo sviluppo dei tanti incendi che devastano il nostro territorio in estate.

Come Paese siamo straordinari nel gestire le emergenze, ma il più delle volte ci fermiamo lì, incapaci di programmazione e di un’azione sinergica tra istituzioni, imprese, cittadini. Vorremmo spezzare questa inerzia che ci conduce da un’emergenza all’altra e riprendere il timone della visione per il futuro.

E se questo vale per l’Italia intera, vale ancor di più per quella parte del Paese che per prima venne identificata dai coloni greci col nome di Italói, vale a dire la mia Calabria. Ho appreso con piacere che, il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, nonchè assessore all’agricoltura in pectore, ha fatto sue le istanze e le problematiche che gli olivicoltori calabresi stanno vivendo in questi mesi, le quali rischiano di compromettere la campagna olivicola 2017. Vorremmo tanto che la Calabria non fosse anche in questo frangente fanalino di coda nella gestione della crisi idrica e dei conseguenti danni all’agricoltura e in particolare all’ulivo. Per questo ho chiesto ufficialmente al Presidente della Regione Calabria un incontro, in data certa e tempi brevi, con tutte le OP calabresi e gli operatori specializzati del settore, per approfondire la richiesta effettuata al Ministero e far sì che giungano soluzioni tempestive per gli olivicoltori. Inoltre, ritengo sia fondamentale sviluppare, insieme, una riflessione sull’olivicoltura calabrese – seconda in Italia per volume di produzione e impegnata in una profonda opera di modernizzazione e di qualificazione del prodotto - e delineare una strategia che possa rilanciarla, concretamente, nel medio-lungo periodo, in quanto è un settore di primaria importanza per la nostra Regione con immense e straordinarie potenzialità.

di Luigi Canino

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Commenti 1

Donato Galeone
Donato Galeone
08 luglio 2017 ore 13:42

Luigi, condivido le tue sollecitazioni. Ancora più ridotta i livelli di produzione. Necessario quanto urgente rivedere e ridurre alle vere realtà produttive i parametri quantitativi di commercializzazione assegnati alle o.p.nelle dimensioni regionali. Le o.p. non è il solo punto di commercializzazione quantitativa di prodotto ma essenzialmente uno strumento collettivo organizzato per il rilancio produttivo dell'olivo coltura nel contesto, auspicato, dell'annunciato "piano olivocoltori nazionale". Luigi condivido ? Spero di sì. Un caro saluto a te e figlia "attivissima" Roberta.