Editoriali 27/11/2015

Cari amici, riaccendete il fuoco sotto la pentola

Giorgio “Giorgione” Barchiesi racconta, come solo lui sa fare, cos'è la cucina e perchè bisogna recuperarne il gusto: “un’alimentazione corretta deve prevedere tante cose e non poche ed insapori.”


Buongiorno amici di Teatro Naturale. Proverò un certo imbarazzo nel leggermi su Teatro Naturale, giornale che mi accompagna da qualche anno, vista la mia passione per l’olio buono. Accetto l’invito del mio amico Alberto Grimelli e cercherò di trasmettere alla mia maniera alcuni concetti per me fondamentali, nel rispetto del tema che mi è stato assegnato: “Il cuoco e l’educazione alimentare”.

Ad un passo dai sessant’anni mi trovo a vivere la mia innata passione per la cucina e la buona tavola in una maniera che non mi sarei mai immaginato. Sono frastornato dalla popolarità frutto di “Giorgione Orto e Cucina”, la trasmissione che conduco su Gambero Rosso Channel. A volte la trovo anche immotivata, vista la semplicità delle cose che da sempre ho dentro e che cerco di trasmettere. Parlare con la gente, rispondere alle loro domande, mi ha aperto un mondo straordinario, popolato da persone di tutte le età e di tutti i ceti sociali, che grazie a me dicono di aver riscoperto il piacere di fare la spesa, di scegliere, di cucinare a casa.

Sarà anche esagerato, ma è bellissimo! Dopo un ventennio in cui l’industria ha fatto di tutto per farci perdere di vista la cucina di casa, fino a farci scegliere di cuocere anziché di cucinare, ora finalmente abbiamo segnali di recupero. E’ compito del ‘cuoco’ fare questo? Non lo so, di sicuro il merito andrà a chi riuscirà a far riaccendere il fuoco sotto la pentola. Ma poi parlare di ‘cuochi’ è troppo vago. Io sono un ‘oste’, gli ‘chef’ hanno un ruolo diverso.

La mia cucina è talmente semplice, con ingredienti talmente stagionali e facili da trovare al mercato o al supermercato, che a casa è facilmente riproducibile. Io poi parlo di ‘un nonnulla’, ‘una dose generosa’, ‘come se piovesse’, dando valore ai gusti personali, più sale, meno sale, più olio, meno olio, ma sono scelte private che ognuno deve misurare su di sé.

Se le cose stanno così, allora c’è solo bisogno di recuperare la semplicità. Intorno a questo concetto si divide il mondo variegato degli ‘Chef’ che io peraltro ammiro tantissimo pur essendomi lontano anni luce. Gli ‘Chef’ quelli veri, sono protagonisti di un mondo fatto di ricerca, conoscenza delle materie prime, capacità di abbinamento, uso di tecniche di cottura particolarissime. Lì la cucina diventa davvero arte; non ha come fine il ‘dar da mangiare a chi a fame…’, che da oste è il mio fine, rispettoso delle stagioni, del territorio e delle tradizioni. Insomma, l’ho detto, è un altro mondo, da ammirare e da visitare come un appassionato d’arte visita una mostra di pittura.

Poi ci sono i casi, pochi in vero, in cui lo ‘chef’ diventa star televisiva ed innesca meccanismi correlati al ruolo, non alla cucina. Questo è un altro mondo, in cui spesso la cucina non è il ‘fine’, ma il ‘mezzo’ per alimentare veri e propri psicodrammi lontani anni luce dalla realtà del ristorante.

Il mio obiettivo è far tornare la gente a cucinare in casa, fargli riscoprire il piacere della convivialità, sia del pranzo che della preparazione, di tornare ad emozionarsi per lo stare insieme in casa. Vorrei trasmettere la saggezza legata all’alimentazione più variegata possibile, dove in concetto di ‘dieta’ non sia applicato come restrittivo ed opprimente, ma aiuti a capire che un’’alimentazione corretta deve prevedere tante cose e non poche ed insapori.

E poi, siamo su Teatro Naturale, diamo la dignità che merita al prodotto principe della mia e della nostra tavola: l’olio extravergine di oliva. Ma quello vero. Spendiamo qualche eurino in più e portiamo in tavola il frutto sano dei tanti artigiani dell’olio che popolano la nostra Italia. Mettiamo il naso nella bottiglia; sentiamo il profumo dell’olio buono. Mangeremo e vivremo senz’altro meglio, perché alla resa dei conti, per star bene nel terzo millennio basta tornare a mangiare cose del secondo…

di Giorgio "Giorgione" Barchiesi

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