Editoriali 31/10/2014

Troppe difficoltà per le bioenergie in Italia


Lo sviluppo della bioenergia - intesa sia come produzione di energia elettrica e calore che come uso di biocarburanti per i trasporti - in Italia, è già in una fase molto avanzata, non solo in termini di potenza installata, ma anche per quanto riguarda il contributo percentuale ai consumi finali di energia (i circa 2.500 GWh di energia elettrica prodotti annualmente rappresentano il 4% circa dei consumi finali totali di elettricità), rispetto alle previsioni del PAN e conta su filiere produttive ben organizzate, basate su tecnologie affidabili e collaudate o, nel caso di filiere fortemente innovative come ad esempio la produzione di etanolo di seconda generazione da biomasse lignocellulosiche, su nuovi processi e impianti dimostrativi pre-commerciali che costituiscono un punto di riferimento, a livello mondiale, per gli operatori del settore.

La bioenergia ha già dato un importante contributo alla sostituzione dei combustibili fossili, fonte di inquinamento ambientale e dipendenza dall’estero per l’importazione delle materie prime energetiche, nella produzione elettrica, e termica, come pure nel settore dei trasporti (dove copre il 5% circa dei consumi finali totali), ma soprattutto si è dimostrata una vera risorsa per promuovere la multifunzionalità del settore primario.

Infatti, il comparto agroalimentare italiano, che pure è così prezioso per la nostra bilancia commerciale con l’estero, mostra da tempo preoccupanti segni di sofferenza proprio per quel che riguarda la produzione delle derrate alimentari. Per l’agricoltore e/o l’allevatore italiano il ritorno economico della vendita dei propri prodotti è ormai così ridotto (meno del 2% del prezzo al consumo dei prodotti finali) da scoraggiare le aziende a proseguire l’attività, e gli ultimi censimenti dimostrano la continua diminuzione del numero di unità produttive in ogni regione del paese.

La produzione energetica è stata ed è quindi un’opzione positiva per l’agricoltura, permettendo alle aziende agricole e zootecniche di differenziare le attività economiche, abbassare i costi e, grazie alla certezza del reddito derivante dalla vendita dell’energia o dei biocombustibili prodotti, rendere economicamente sostenibili le produzioni alimentari.
Sono già presenti sul mercato del lavoro nazionale nuove figure professionali, che hanno già portato a un incremento dell’occupazione di lavoratori specializzati nel settore agricolo e forestale, ma sono soprattutto in crescita continua i corsi di formazione, promossi da organismi pubblici e privati, per i giovani laureati e tecnici richiesti dalle diverse filiere bioenergetiche.

Posso affermare che su questo fronte l’impegno di ITABIA è costante e proprio in questi giorni ha avuto inizio, ad Isili in Sardegna, il corso “Green Energy Promoter” coordinato dall’Associazione per la formazione di 25 figure professionali da orientare al settore delle FER. Tale corso si inserisce nel più ampio quadro di attività previste nell’ambito del Progetto GR.ENE.CO (Green Energy for Green Companies) finanziato con fondi europei nell’ambito del Programma ENPI CBC Med (European Neighbourhood and Partnership Instrument - Cross-border Cooperation in the Mediterranean) dell’Unione Europea per la cooperazione transfrontaliera nel bacino del Mediterraneo.

Il settore necessita quindi di una visione strategica e di sistema che consideri nel complesso tutte le sue molteplici e variegate componenti a partire dalla ricerca fino ad arrivare alla governance e all’internazionalizzazione del made in Italy. In questo quadro si inserisce la recentissima approvazione in Conferenza Stato-Regioni del “Piano di Settore per le Bioenergie”, elaborato congiuntamente dal Mipaaf e da diversi soggetti pubblici e privati con lo specifico obiettivo di individuare e sintetizzare i punti di forza e di debolezza le minacce, le opportunità le ricadute economiche per le diverse filiere bioenergetiche e di definire strategie e obiettivi condivisi e possibili interventi puntuali, con efficaci politiche a medio e lungo termine.

Ormai tutti documenti programmatici nazionali puntano sulla cosiddetta “green economy” per avviare un’effettiva ripresa economica e la bioenergia, insieme alle altre fonti rinnovabili e alla chimica verde, sarà senza dubbio uno dei settori trainanti di questa nuova crescita.

A fronte di tutto questo, però, tendono anche a manifestarsi problemi e difficoltà, dalla diminuzione degli investimenti alla crescita di fenomeni di opposizione delle popolazioni locali alla realizzazione di nuovi impianti, che hanno portato, negli ultimi tempi, ad un rallentamento della corsa all’utilizzo di biomasse a scopo energetico facendo perdere all’Italia posizioni sul mercato globale a favore di altri paesi, specialmente Cina, USA e Germania, che hanno invece accelerato sugli investimenti in energie rinnovabili con politiche chiare e decise.

Le motivazioni prescindono dalla capacità tecnologica nazionale, ma riguardano più che altro l’eccessiva complessità della legislazione incentivante e delle regole amministrative, la mancanza di azioni adeguate e coordinate di informazione e comunicazione, che favorisce l’aumento delle opposizioni sociali agli impianti, e, soprattutto, la perdurante fase di incertezza sulla situazione economica generale del paese, che certo non incoraggia i possibili investitori, specialmente esteri, ad impiegare le proprie risorse economiche per finanziarie nuove iniziative.

Le opportunità sono dunque tante, ma nulla è scontato e occorre fornire degli indirizzi chiari e sostenibili anche attraverso adeguate campagne di comunicazione. Colgo quindi l’occasione per ricordare l’importante appuntamento di Eima Energy, la manifestazione dedicata alle filiere agroenergetiche che prevede interessanti attività di informazione, divulgazione e dimostrazione. Questa si terrà dal 12 al 16 di novembre presso la Fiera di Bologna nell’ambito di EIMA International, l’esposizione di macchine agricole e forestali più importante d’Europa insieme a quella di Hannover. Il calendario di quest’anno prevede il workshop internazionale “Biomasse e territorio: esperienze made in Italy per i nuovi mercati internazionali”, un ciclo di seminari tematici – brevi ed esaustivi – sulle filiere della bioenergia, una mostra dinamica di macchine operatrici animata dai ricercatori del CNR IVALSA. ITABIA sarà presente con un proprio stand per tutta la durata della manifestazione.

 

Vito Pignatelli è Presidente ITABIA

di Vito Pignatelli

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