Editoriali 18/04/2014

Il risveglio della natura segna un “passaggio”


La Pasqua è una delle più importanti feste cristiane, oggi è celebrazione religiosa per molti e occasione di ritrovo familiare per molti altri. Eppure in passato questa festa, questo “passaggio” (significato delle parole pascha dal latino e Pesah dall'ebraico) trae origini dall’arrivo della primavera e dal risveglio della natura.

L’uomo ha vissuto per millenni in società più o meno complesse ma sempre caratterizzate da una forte componente agricola, i simboli oggi usati per celebrare la ricorrenza, entrati nella tradizione in epoche e per motivi diversi, provengono tutti dal mondo agricolo: le uova, il pane, l’olivo, l’agnello, il coniglio, la colomba. Originariamente in epoca pagana i frutti della terra venivano offerti in omaggio agli Dei per la fine dell’’inverno e l’arrivo della buona stagione, le religioni hanno poi fatto propri questi simboli associandoli ai rituali religiosi arrivati fino ai nostri giorni.

L’olivo in particolare compare più volte nelle sacre scritture: è la pianta che porta la colomba a Noè dopo il diluvio, rappresenta lo Spirito Santo nei rituali, è nel giardino dei Getsemani dove Gesù si recò per pregare la notte in cui fu arrestato; in relazione alla Pasqua la folla che osannava Gesù al suo ingresso a Gerusalemme portava in mano ramoscelli di olivo come segno di riconoscenza. Questo momento viene ricordato con la domenica delle Palme che cade la settimana prima di Pasqua ed è grazie a questo episodio biblico che oggi l’olivo continua ad essere presente nella celebrazione della Pasqua.

La data del giorno di Pasqua è “ancorata” ad uno dei fenomeni astronomici da sempre osservato dall’uomo e legato alla tradizione agricola: la luna. Per calcolare il giorno si deve infatti trovare la prima domenica dopo la luna piena successiva all’equinozio di primavera. La Pasqua per i cattolici può cadere ogni anno entro il periodo che va dal 22 marzo al 25 aprile.


La festività che affonda le sue origini in un passato remoto legato al mondo agreste, oltre all’interesse religioso, è oggi uno strumento per osservare la società, l’ennesimo indicatore dei consumi. Quante uova compriamo, quanti agnelli, quanto vino, quanti viaggi, a casa o al ristorante; tutti numeri che fotografano una società in crisi che non vuole comunque rinunciare alla celebrazione gastronomica della ricorrenza. La grande macchina dei consumi ha anche implicazioni meno citate: quanto cibo sprecato, quanto inquinamento prodotto, quanta CO2 emessa.

Oggi, sicuramente più che nel passato, ognuno è libero di celebrare la Pasqua nel modo più opportuno che ritiene, ma che si mangi tanto o poco, a casa o in vacanza, è importante ritrovare i propri cari, gli amici, le persone con cui vogliamo passare il tempo.

La Pasqua è tradizione ma anche condivisione, relazione, tutti beni non misurabili dagli indicatori economici, beni immateriali, che non inquinano, ma rinnovabili.

di Francesco Presti

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